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mercoledì, Lug 24

numeri di telefono e riconoscimento facciale


Sono trascorse meno di due settimane dalla comparsa dei primi indizi concreti in merito al possibile accordo tra la Federal Trade Commission e Facebook per chiudere il caso Cambridge Analytica, vicenda che lo scorso anno ha letteralmente scoperchiato il vaso di Pandora, dando il via al periodo più cupo e tribolato nella storia del social network. Oggi emergono ulteriori informazioni relative a nuove possibili accuse mosse dall’autorità statunitense nei confronti del gruppo.

FTC-Facebook

La cifra stabilita per l’archiviazione della pratica citata poc’anzi, dall’ammontare stimato in 5 miliardi di dollari, è ritenuta da alcuni esponenti della politica d’oltreoceano (soprattutto quelli della fazione democratica) troppo bassa, in considerazione del fatto che l’azienda di Mark Zuckerberg è venuta meno all’impegno preso nel 2011 proprio con la FTC e relativo alle modalità di trattamento dei dati personali. Ora sembrano esserci altre due pratiche sul banco, entrambe ancora una volta legate alla privacy.

Numeri di telefono, riconoscimento facciale

Si parla anzitutto del modo in cui Facebook ha raccolto i numeri di telefono degli iscritti alla sua piattaforma, comunicando loro la necessità di farlo per ragioni di sicurezza (per l’autenticazione a due fattori), rendendo però poi l’informazione accessibile dagli inserzionisti per meglio calibrare e indirizzare le campagne di advertising. A scoprirlo uno studio condotto lo scorso anno dai ricercatori della Northeastern University in collaborazione con quelli della Princeton University, svelando in che modo il social network cerca il nostro profilo ombra a scopi pubblicitari.

C’è poi la questione relativa al riconoscimento facciale: l’accusa della FTC potrebbe essere quella di non aver fornito sufficienti dettagli a proposito della possibilità di disabilitare lo strumento che analizza le immagini condivise identificando ciò che vi è contenuto (persone e non solo) e aggiungendovi così automaticamente una serie di tag. L’impostazione, come reso noto nei mesi scorsi da Consumer Reports, per molti è nascosta in un sotto-menu tra le impostazioni. Una pratica che sembra aver coinvolto circa 30 milioni di utenti.

Le informazioni sono trapelate attraverso il Washington Post, che sostiene possano essere comunicate già nella giornata di oggi, insieme all’ufficializzazione dell’accordo da 5 miliardi. Secondo il New York Times, come parte della stretta di mano, Facebook accetterà di sottoporre la propria attività legata alla raccolta dei dati a un maggiore controllo da parte dell’organismo statunitense.



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