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venerdì, Ago 23

Nuove immagini dalla superficie dell’asteroide Ryugu


Il lander della sonda Hayabusa 2 ha toccato il suolo dell’asteroide e oggi gli scienziati pubblicano una sequenza di immagini di Ryugu e un filmato dell’atterraggio del lander. L’asteroide potrebbe aiutarci a conoscere meglio l’origine del Sistema Solare

(foto: Akihiro Ikeshita/Jaxa)

La sonda giapponese Hayabusa 2 ha appena fotografato l’incontro ravvicinato con l’asteroide Ryugu e le foto, messe insieme in sequenza hanno dato luogo a un video che mostra l’atterraggio del lander della sonda. Le immagini sono appena state pubblicate all’interno di uno studio internazionale su Science e il video è stato diffuso dall’agenzia spaziale giapponese Jaxa, a capo della missione Hayabusa 2. La missione ha già prelevato due campioni dell’asteroide che verranno poi riportati sulla Terra per analisi. Ecco il video dell’atterraggio.

La sonda principale contiene un lander, chiamato Mobile Asteroid Surface Scout (Mascot), che è atterrato due volte su Ryugu (la prima nel febbraio e la seconda nel luglio 2019). Le telecamere del lander hanno effettuato delle riprese durante l’avvicinamento e l’atterraggio. La sequenza di foto (che creano il video) mostra il lander sempre più vicino poi il contatto col suolo e infine il rimbalzo dovuto al tocco. La telecamera si è attivata a 8 metri di altezza. Successivamente gli autori hanno scattato altre foto della superficie di Ryugu e hanno rielaborato il materiale, spiegando le immagini e il video.

Cosa si vede

L’asteroide è coperto di rocce che rientrano in due categorie separate, un gruppo più scuro e ruvido e un altro luminoso e levigato. La distribuzione delle rocce è piuttosto uniforme lungo tutta la superficie di Ryugu: questo fa pensare che il piccolo corpo celeste sia nato dall’accumulo di detriti spaziali dopo una collisione fra due corpi genitori. I detriti si sarebbero ricombinati dando vita ai due diversi tipi di materiali presenti su Ryugu. Inoltre, all’interno di alcune rocce sono contenuti dei piccoli inserti minerali, contenenti un composto chiamato olivina, simili a quelli che si rintracciano in alcune meteoriti (la parte di un piccolo asteroide che ha raggiunto la superficie della Terra) rinvenute sul nostro pianeta. Qui di seguito due delle immagini analizzate dagli autori.

Ryugu
(foto: Jaumann et al., Science – 2019)
Ryugu
(foto: Jaumann et al., Science – 2019)

Su Ryugu non ci sono invece polveri e particelle che ci si aspetta si accumulino a causa degli agenti atmosferici spaziali. Questo si spiegherebbe, secondo gli autori, con la presenza di qualche effetto fisico per ora non identificato che rimuove sistematicamente la polvere spaziale.

Da Ryugu indizi sull’origine del Sistema Solare

Ma perché è importante lo studio di Ryugu? Come l’asteroide Bennu, che attualmente è monitorato dalla missione Osiris-Rex della Nasa, anche Ryugu fa parte della categoria di asteroidi near-Earth, la cui orbita cioè è vicina a quella della Terra – il che li rende più accessibili per le sonde. Ryugu è un oggetto celeste di 900 metri di diametro che secondo gli scienziati potrebbe contenere materiale primordiale proveniente dalla nebulosa solare, il modello maggiormente accettato dalla comunità scientifica per spiegare la formazione del sistema solare. L’idea è che Ryugu possa essersi formato dall’assembramento di materiali che hanno dato luogo al Sistema Solare.

Queste stesse sostanze potrebbero essere presenti anche in asteroidi più piccoli, che hanno raggiunto il suolo terrestre (meteoriti). Per questo gli scienziati cercano di capire bene di cos’è fatto Ryugu. L’obiettivo è quello di riportare il materiale sulla Terra – il rientro è previsto per la fine del 2020 – e successivamente analizzarlo.

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