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Olimpiadi, nemmeno il favorito sa se la breakdance è un vero sport

da | Ago 2, 2024 | Tecnologia


Ti trovi in una posizione interessante in quanto “volto” di questo sport. Non credo che nessuno si aspetti che un velocista o un nuotatore olimpionico possa educare le persone al contesto culturale della propria disciplina. Senti qualche forma di responsabilità?

Penso che se ne dovrebbe parlare. Faccio del mio meglio, ma probabilmente potrei fare un lavoro migliore. Spero che quando la gente ci vede, voglia saperne di più e provi il desiderio di partecipare.

Ora siamo a Toronto, perché tu sei qui per lavoro. Ma sei cresciuto a Vancouver. Vedi differenze tra le due comunità di breaker? Riesci a capire da quale città proviene un ballerino dal modo in cui si muove?

Penso che il Canada, in generale, sia conosciuto per l’approccio creativo, per il vasto utilizzo del threading, ovvero quando crei l’illusione, con il tuo corpo, che una sua parte passi attraverso un’altra. Penso che un tempo ci fosse più varietà. Questo è cambiato con l’avvento di YouTube. Ora ci sono meno differenze.

È successo anche con la musica. Il Southern hip-hop aveva un suono particolare, così come quello della California. Anche all’interno di questa, si distinguono i suono della Bay Area e di Los Angeles, si capisce ascoltandoli…

… da dove viene la loro musica, sì. Ora ci siamo abituati a guardare solo i video, quindi è cambiato tutto. Tu ha un’ampia conoscenza di cultura hip-hop, vero? Sai il fatto tuo, lo sento. Sei molto preso.

Lo sono, credo. Sono un Dj, ma non so scratchare. Non ho imparato sul vinile, ma sui computer. Per questo mi sento una mezza frode. Sono un po’ come te: non sono abbastanza vecchio da fare parte del movimento fin agli inizi, quindi non so nemmeno se posso arrogarmi il diritto di definirmi tale. Poi vedo quanto hanno pubblicizzato il 50° anniversario dell’hip-hop, celebrato l’anno scorso, e scorro LinkedIn gli elenchi di “brand tribute”, e mi dico: “Ma cosa?!”.

Sì, tipo: “Ma che c’entri?”.

Sì, tipo: “Ma chi sei?”.

Esattamente.

Allora mi capisci! Mi guardavano dall’alto in basso perché volevo far parte di questa cultura. Facevo il Dj in un club e i gestori ci dicevano: “Non suonare l’hip-hop perché attira il pubblico sbagliato”, e ora tutti cercano di sfruttarlo. Mi viene da dire: “Ma come vi viene? Adesso state cercando di mangiarci sopra?”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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