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lunedì, Nov 18

Ora sappiamo per certo che le ong non fanno aumentare le partenze di migranti


Uno studio dell’European University Institute smonta la tesi del “pull factor” delle ong sui trafficanti: non esiste correlazione tra aumento degli sbarchi e attività delle navi umanitarie

(foto: ARIS MESSINIS/AFP via Getty Images)

La presenza delle ong nel mar Mediterraneo non incentiva le partenze dei migranti dalla Libia: è la conclusione dello studio dell’European University Institute, presentato dai ricercatori Eugenio Cusumano e Matteo Villa. Il famoso pull factor, denunciato dall’agenzia europea Frontex nel 2017 e poi declinato nell’infelice espressione “taxi del mare”, sarebbe quindi una bufala a uso e consumo della propaganda xenofoba.

Lo studio analizza le statistiche ufficiali degli ultimi cinque anni sugli sbarchi in Italia e dimostra che non esiste alcuna relazione tra l’attività di salvataggio dei volontari e il numero delle partenze dalla Libia. La ricerca dimostrerebbe anzi solo il contrario: più persone partono, più vengono salvate dalle ong.

La diminuzione degli sbarchi, secondo lo studio, è da mettere in relazione al memorandum con la Libia siglato dall’ex ministro degli Interni Marco Minniti, e non al venir meno dell’attività di salvataggio delle organizzazioni non governative – che è stata ostacolata prima dal codice di condotta per le ong voluto dal governo Gentiloni nel 2017 e poi dal decreto sicurezza di Matteo Salvini.

I ricercatori incrociano i dati delle partenze con quelli dei salvataggi: non c’è relazione, anzi si scopre il contrario. Le partenze diminuiscono nel momento di massima operatività delle ong

L’insussistenza del fattore d’attrazione

Così i ricercatori inchiodano la tesi del pull factor: nel 2015, l’anno in cui le ong hanno aumentato la loro presenza in mare e più che decuplicato l’incidenza dei salvataggi (dallo 0,8 al 13%), le partenze erano state meno rispetto al 2014; e anche nel 2017, nonostante le navi umanitarie fossero ancora attive, il numero crolla rispetto all’anno precedente. Anche nel 2019, allontanate le navi militari dalla zona Sar libica, non c’è stato nessun aumento delle partenze nei giorni in cui erano attive le ong rispetto a quando operavano esclusivamente le motovedette libiche.

Nel primo grafico si nota come il numero delle partenze sia maggiore quando le ong non sono attive. Il secondo mostra l’evidente relazione tra il bel tempo e il numero delle partenze

Il motivo? A fermare le partenze dal 2018, spiegano i ricercatori, non sarebbe stata la stretta sulle ong, ma gli accordi con la Libia siglati dall’ex ministro Minniti. A incentivarle, invece, sarebbero più semplicemente le condizioni meteo o altri eventi, come l’offensiva del generale libico Khalifa Haftar dello scorso aprile, che ha conquistato parecchi territori in Tripolitania.

Nel 2019 sono disponibili i dati giorno per giorno: anche qui nessuna correlazione tra le partenze e i giorni in cui le ong operavano (in grigio nel grafico).

Ripristinare Mare Nostrum

Lo studio offre anche un quadro più ampio per rivedere le politiche europee sulle frontiere, perché i ricercatori non hanno trovato nemmeno una relazione tra le partenze e le attività di salvataggio svolte dai militari e dalla guardia costiera. “Se le ong non esercitano un fattore di attrazione per i trafficanti” – scrivono i ricercatori – “allo stesso modo sarà inutile allontanare le navi della marina militare delle coste libiche”. I governi quindi “dovrebbero considerare gradualmente di reintrodurre politiche di difesa dei confini meglio combinate con quelle di salvataggio, come Mare Nostrum”, la missione di salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia durata un anno, da ottobre 2013 a ottobre 2014 grazie agli sforzi della Marina Militare e dell’Aeronautica: a oggi è considerata la mossa politica più efficace nel salvataggio di vite umane nel Mediterraneo.

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