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lunedì, Feb 10

Oscar 2020, Parasite trionfa ma la vera notizia sono gli sconfitti



Da Wired :

Nel mondo dell’audiovisivo sono cambiate così tante cose che un lungometraggio non in lingua inglese ha vinto l’Oscar per il miglior film. Non era mai capitato. Bisogna ringraziare le serie tv, l’abitudine ai sottotitoli che ha portato l’apertura a film, attori e storie straniere anche in un paese storicamente refrattario a tutto quello che non è il prodotto nazionale come l’America. Ma ovviamente è anche merito di Parasite, da subito il film dell’anno, la punta di diamante di più di 20 anni di crescita del cinema coreano. Da inizio anni 2000 (almeno) la Corea del Sud sforna il miglior cinema del mondo a ondate regolari, solo che nessuno lo sa. Il cinema coreano è un segreto di cui sono a conoscenza pochi appassionati e ora si schiude all’attenzione mondiale. Attori, registi, direttori della fotografia e montatori di livello planetario lavorano con sceneggiatori inesorabili, divertenti e dotati di gran senso dello spettacolo. I nomi sono tanti, Bong Joon-ho è semplicemente il più americano nell’anima e giustamente ce l’ha fatta con il suo film più impeccabile. È davvero un giorno di festa questo, perché qualcuno che lo merita sul serio ha conquistato il mondo.

(Photo by Kevork Djansezian/Getty Images)

Tuttavia la serata di ieri ha segnato una sconfitta incredibile per tutti gli altri a partire da Quentin Tarantino, mai dato per favorito eppure bisognoso di un riconoscimento che non ha mai avuto, adesso che la sua carriera da regista volge al termine. Ha più volte dichiarato infatti che il suo prossimo film sarà l’ultimo (e contrariamente ad altri lui è il tipo che se lo dice lo fa) e nonostante sia stato senza ombra di dubbio il cineasta più influente degli anni ‘90, uno di quelli di maggiore successo dei 2000 e uno dei registi più riconoscibili e noti anche personalmente, lo stesso non ha mai vinto un Oscar né per miglior film né per miglior regia. Solo premi alla sceneggiatura.

È una sconfitta bruttissima per Netflix, che aveva investito tantissimo in The Irishman per il prestigio che gli avrebbe portato la reunion di Martin Scorsese con la vecchia banda (Joe Pesci, Robert De Niro, Harvey Keitel e la new entry Al Pacino…), e se ne va a casa con zero premi su dieci nomination. È la seconda volta che Scorsese ammucchia così tante nomination e poi non vince niente, era già capitato con Gangs of New York e ribadisce il rapporto pessimo che c’è tra questo regista e l’Academy che l’ha premiato una sola volta per il suo film meno personale (The Departed, remake del film cinese Infernal Affairs). Non è chiaro come questo risultato avrà conseguenze per Netflix che davvero ha bruciato diverse cataste di dollari in un’operazione che ha pagato davvero poco. Di certo saranno più cauti nello scegliere progetti di prestigio.

(Photo by Kevin Winter/Getty Images)

La piattaforma di streaming infatti non ha voluto puntare su Diamanti grezzi (il bel film con Adam Sandler), escluso da qualsiasi nomination anche se premiato in tante altre manifestazioni dei mesi passati, ed era poi in gara anche con il lungometraggio animato Klaus (sembrava in grado di vincere nella sua categoria e invece Toy Story 4 ha avuto la meglio). Solo Marriage Story, il film di Noah Baumbach, ha portato una statuetta, quella di Laura Dern come migliore attrice non protagonista. Ben altre tuttavia erano le speranze iniziali per quello che è uno dei migliori film della stagione in assoluto e uno di quelli meglio recitati.

Come del resto si pensava a tutt’altro percorso per Joker. La sua sembrava una strada lastricata di premi quando a settembre ha debuttato a Venezia. Addirittura si prefigurava una serata tutta cinecomics, perché anche Avengers Endgame sembrava poter capitalizzare 10 anni di costruzione di trame e produzioni complicatissime. Poteva essere immaginabile un riconoscimento a questa grande impresa da studio americano da parte dell’Academy, e invece no, i cinefumetti devono aspettare, Joker prende solo premi per Joaquin Phoenix come miglior attore e per la miglior colonna sonora. Quanto ancora perché Warner e Disney (i due studi più coinvolti nei cinecomics) comincino a pretendere un posto al sole in virtù della quantità di denaro che sono in grado di far fare all’industria e della maniera in cui hanno cambiato il cinema?

Infine non è stato nemmeno l’anno della rivoluzione femminile. Era chiaro che Piccole donne, nonostante sia il film perfetto per dire qualcosa sulla situazione della donna, non sarebbe stato un vero contendente. Migliori costumi era tutto quello cui poteva ambire e nulla di più, ma non per merito (il film è molto bello) quanto per campagna. Non c’è stato nessun investimento sostanzioso, nessuno ha creduto davvero valesse la pena costruire una campagna di marketing per portarlo a vincere. Che è esattamente il genere di discriminazione che va combattuta.

Infine il vero grande sconfitto della serata: 1917. È il film di guerra classico, quello che non ne mostra gli orrori ma ne smussa le asperità per celebrare il coraggio dei soldati. Questi sono i film che vincono di solito, che storicamente conquistano i cuori americani con storie di coraggio e ardore sul fronte. E invece niente, solo premi tecnici, da che sembrava avviato ad un raccolto copioso. Il mondo è cambiato e la guerra paga sempre meno, anche l’Academy, un ente con 8.000 votanti composto più che altro di maschi, bianchi, anziani, non crede più nella virtù bellica. Sam Mendes i suoi Oscar li vinse con American Beauty ben 20 anni fa, non erano poi così meritati, come ha testimoniato il tempo. 1917 è un film della medesima risma, non ha niente di eccezionale, diverte ma non segna la storia del cinema. Una volta tanto si può dire che tutto è andato come doveva andare.

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[Fonte Wired.it]