Un esempio viene ancora dalla Laudato sì. L’enciclica è del maggio 2015; l’accordo di Parigi (caposaldo della lotta al riscaldamento globale) risale al dicembre successivo: solo sette mesi dopo. Impossibile non notare la coincidenza temporale pressoché perfetta. Anche perché un accordo sul clima che superasse il protocollo di Kyoto si cercava da anni, senza successo: ma che i tempi fossero maturi, Bergoglio lo aveva intuito, spianando la strada a un’intesa storica. La sua morte, e il fatto che oggi il presidente americano Donald Trump voglia ritirarsi non solo dall’Accordo di Parigi, ma anche dalla Convenzione Onu sul clima sotto cui è stato stipulato, getta un’ombra sinistra sul futuro delle politiche ambientali.
Greta, i giovani e l’ambiente
Il cerchio si chiude se si guarda ai giovani. “Esigono da noi un cambiamento”, rifletteva ancora Francesco nel 2015 nell’enciclica. “Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. Era tre anni prima degli scioperi per il clima di Greta Thunberg. Nel 2019 Bergoglio l’avrebbe incontrata. Nel 2021, invece, incontra il ramo italiano dei Fridays for future, il movimento fondato dall’attivista svedese. Giacomo Zattini, all’epoca giovane coordinatore poco più che ventenne, consegnò una lettera al pontefice, estremamente critica nei confronti degli adulti.
Zattini è stato uno dei protagonisti più brillanti di quella stagione che sembrava destinata a protrarsi per sempre, e invece è sbiadita in un paio d’anni sotto i colpi delle guerre, della crisi economica e della rivoluzione legata all’intelligenza artificiale. Da Parigi, dove vive, il 28enne racconta a Wired l’incontro con il pontefice. “L’invito da parte della segreteria era arrivato pochi giorni prima, assieme ad altre organizzazioni giovanili non necessariamente climatiche. C’è stata una consultazione interna tra di noi dirigenti: tra chi non se la sentiva, chi era poco avvezzo a interloquire con la Chiesa e qualcuno a cui tremavano le gambe, erano rimasti in pochi a dare disponibilità. Ho detto: ‘Se volete ci sono’ ”, racconta. “Ed è toccato a me”.
Una candidatura alle recenti elezioni europee giocata proprio sui temi ambientalisti, Zattini non nega che le anime del movimento giovanile – oggi come allora – fossero variegate, e in alcuni casi “molto distanti” da una figura come quella del pontefice. “Questo per usare un eufemismo. Francesco non ha mai messo d’accordo tutti, e neanche noi”, dice. “Ma venivo da un percorso di dialogo con le comunità religiose musulmana e protestante a livello locale sui temi ambientali, ed ero stato scout per otto anni”. Accettare non è stato un problema. “Personalmente, sono sempre stato interessato a dialogare con chi era aperto alle discussioni, e non ero l’unico, nel nostro giro ambientalista. Ecco, di quegli anni ricordo un Francesco molto in sintonia con l’associazionismo più progressista, più aperto. E credo, anzi, ho visto anche come quello stesso associazionismo sia migliorato grazie a lui, acquisendo più coraggio. Sul territorio il messaggio del papa è arrivato a livello capillare, e ha avuto un impatto forte: un effetto che c’è ancora, e che sono convinto proseguirà: anche perché oggi ci sono molte più persone rispetto a un decennio fa che si sentono legittimate a impegnarsi. In questo senso, l’enciclica e l’azione di Bergoglio hanno dato legittimità a tanti giovani adulti nel farsi portatori del messaggio ambientalista”.
Non erano anni facili: “Un vicepremier [Matteo Salvini della Lega, ndr] prendeva pubblicamente di mira Greta, ma anche una parte della Chiesa ci guardava male, con sospetto: noi giovani ambientalisti, per loro, eravamo solo gente di sinistra, che voleva usare questi temi ambientali grimaldello per far passare istanze ‘comuniste’ in seno alla Chiesa. E questa posizione esiste ancora, peraltro”. È in questo contesto che, per i ragazzi a cavallo tra due decadi, Francesco rappresentò un appiglio autorevole. “Possiamo senz’altro dire che il papa ha cambiato una generazione di giovani. Ma, e forse è meno scontato, ha cambiato anche una generazione di adulti: quelli che avevano lasciato da parte alcune istanze di gioventù e si sono ispirati alle sue parole per farci ritorno e darci una mano a organizzare le nostre marce, le nostre manifestazioni per il clima”. Francesco è stato il primo papa ambientalista? Forse non è azzardato dirlo. Cosa resterà di lui dipenderà dal prossimo conclave.