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mercoledì, Set 30

Papa Francesco o no, il Vaticano rimane un labirinto mangiasoldi



Da Wired.it :

L’ultima inchiesta, partita dalla compravendita di un immobile londinese, colpisce inoltre al cuore i credenti perché attinge ai fondi per l’elemosina e la carità. Con affari proseguiti anche sotto il pontefice argentino

Papa Francesco lo scorso 10 aprile (foto: Claudio Peri/Pool/Afp via Getty Images)

L’Obolo di San Pietro è l’aiuto economico che i fedeli destinano al papa, anzitutto vescovo di Roma, il 29 giugno, festa dei patroni della capitale Santi Pietro e Paolo. “Una storia antica come la chiesa”, spiega il sito vaticano dedicato all’istituto che poi si è allargato a tutto il mondo, “una partecipazione concreta, anche economica, ai bisogni della comunità ecclesiale più ampia ha preso forme diverse lungo la storia, attraverso collette e donazioni di singoli fedeli o di intere chiese locali; con la consapevolezza che tutti i battezzati sono chiamati a sostenere anche materialmente, con ciò che si può, l’opera di evangelizzazione e al tempo stesso di soccorrere i poveri”. Certo non di finanziare inspiegabili compravendite immobiliari e attività speculative di ogni tipo, alcune perfino in odore di criminalità organizzata, per come stanno emergendo dall’ultima inchiesta sulle operazioni finanziarie della Segreteria di Stato partita più o meno un anno fa.

Il pezzo più grosso è “caduto” pochi giorni fa: si tratta del cardinale Giovanni Angelo Becciu, già sostituto alla Segreteria di Stato della Santa sede quando venne finalizzato l’acquisto di un edificio al numero 60 di Sloane Avenue, a Londra, e fino a quel momento Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, che si è dimesso rinunciando anche ai diritti connessi al cardinalato. È solo l’occhio di un ciclone che parte dai fondi per le elemosine e le donazioni – che Becciu avrebbe distratto perfino verso i fratelli e altre attività, salvo ovviamente dichiararsi innocente – e che sta disegnando giorno dopo giorno un autentico “sacco del Vaticano”, con una ventina di milioni di euro sottratti perfino da un fondo discrezionale di Ubs per le spese decise da papa Francesco. Insomma, uno dei conti personali.

Le inchieste di Espresso e Repubblica documentano come i soldi della solidarietà, compresi quelli dell’otto per mille e quelli provenienti dalla Cei, siano stati utilizzati per investimenti in fondi speculativi o addirittura per essere dirottati verso cooperative gestite dai fratelli di Becciu, dall’ammodernamento delle chiese in Angola e a Cuba assegnate a un fratello fino alla birra Pollicina prodotta da un altro. Piccole-grandi storie al limite del più miserevole esotismo se paragonate, invece, al puzzle immobiliare e ai diversi intermediari che si sono materializzati intorno ad altri investimenti: un’inchiesta del Financial Times ha per esempio scoperto che il palazzo londinese al centro dell’indagine – pagato 363 milioni per un valore di 250 grazie a linee di credito al Credit Suisse e alla Bsi fornendo in garanzia i fondi caritatevoli – non sarebbe stato l’unico acquisto coi soldi della Segreteria di Stato. La Santa sede avrebbe investito almeno 110 milioni di euro in appartamenti e immobili di lusso in una delle zone più esclusive della capitale britannica, Knightsbridge. Acquisti effettuati dal Vaticano tramite quattro società con sede nel paradiso fiscale di Jersey.

Ma del documento di 59 pagine della rogatoria presentata alla procura pontifica escono, come una piovra dai tentacoli infiniti, numerose operazioni per almeno 454 milioni di euro. Faccendieri, dipendenti, avvocati, broker, intermediari, cardinali, ciascuno dei quali nelle ipotesi del promotore di giustizia e del suo aggiunto ha tratto ricchi tornaconti dai cospicui giri di denaro per fini privati, per esempio con mostruose consulenze, oppure operazioni gonfiate o senza senso. Fra questi Raffaele Mincione, finanziere di Pomezia che sarebbe stato il regista dell’operazione londinese insieme a monsignor Alberto Perlasca che con un funzionario della Segreteria avrebbe sottoscritto i contratti con una società lussemburghese riferibile proprio a Mincione, e Gianluigi Torzi, il broker molisano arrestato lo scorso giugno e poi scarcerato dalla cui collaborazione sembrerebbe alimentarsi questa accelerazione nelle indagini. Senza contare che, come scrivono gli inquirenti, nell’affare vengono coinvolte “tante società di cui non è possibile conoscere i finanziatori”.

Ci sono poi le cartolarizzazioni dei crediti di ospedali privati e cooperative nei confronti delle Asl, che tirano in ballo al Bambino Gesù, tramite la cooperativa Osa, un soggetto segnalato “per forti legami e ambienti e persone della camorra pugliese”. E altre iniziative dell’allora segretario di Becciu, monsignor Mauro Carlino, così come le omissioni dell’Autorità di informazione finanziaria che, com’è evidente, tutto ha fatto tranne che vigilare.

Insomma, “una depredazione di risorse della Segreteria di Stato che non ha eguali”. La storia degli scandali vaticani è oscura e ramificata: dal “banchiere di Dio” Paul Marcinkus, presidente dello Ior, l’Istituto opere religiose, dal 1971 al 1989, coinvolto fra l’altro nel crack del Banco Ambrosiano e nelle vicende della banda della Magliana e fuggito negli Stati Uniti, alle mazzette di Tangentopoli che vengono riciclate nella banca vaticana divenuta negli anni una “lavanderia” di denaro sporco di ogni genere, fino alle fughe di documenti Vatileaks 1 e 2 del 2012 e del 2015 sugli intrighi economici della Santa sede e, di nuovo, sulla governance dello Ior. Passando per le indagini sull’ex presidente dell’Istituto Angelo Caloia e sul successore Ettore Gotti Tedeschi (poi archiviato), l’attico del cardinal Tarcisio Bertone e molte altre “partite di scacchi” in cui lo Ior è sempre stato centrale.

Alti prelati e stormi di corvi dalle tasche piene di quattrini, spesso riciclati ma altrettanto spesso sottratti alla comunità. Indagini fortemente volute da Bergoglio, quelle degli ultimi anni, su fatti che magari non sarebbero mai usciti in queste dimensioni, e che per il pontefice sono al contempo un successo d’immagine e trasparenza personali ma un fallimento, perché segnalano in modo angosciante come sia sempre più isolato e come molte di quelle macchinazioni siano pacificamente proseguite anche dopo la sua elezione.

Ma anche perché colpiscono, specialmente in questo caso, la comunità dei fedeli, chi dona immaginando una destinazione benemerita o almeno dignitosa di quei soldi ma anche chi si impegna nelle infinite articolazioni del volontariato di matrice cattolica. Quando si stancheranno queste persone di sopportare sulle proprie spalle gli sporchi labirinti vaticani, ai quali si aggiunge con cadenza ormai micidiale un nuovo, ributtante capitolo? La sfiducia nella curia innescherà una nuova e definitiva crisi di fedeli e vocazioni?

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[Fonte Wired.it]