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martedì, Gen 21

Papeete e Bibbiano: le sardine e l’errore di un’opposizione costruita sui trending topic della politica


Mai demonizzare il nemico davanti all’elettorato. La storia ce lo ha insegnato, ma le sardine non sembrano averlo compreso, vista l’idea di ripercorrere le tappe del tour leghista, da Bibbiano al Papeete

Le sardine saranno a Bibbiano, poi al Papeete. La notizia è stata ufficializzata ieri, si partirà giovedì 23 gennaio con una contromanifestazione nel paese da qualche tempo al centro della cronaca per la questione degli affidi, poi ci si sposterà in riviera romagnola per un flash mob nel locale simbolo della movida locale.
Due tappe, ovviamente, non casuali. A Bibbiano ci sarà Matteo Salvini, lo stesso giorno. Come emerso anche da un foglio dimenticato qualche settimana fa da un militante leghista, le linee guida comunicative dello staff del Capitano chiedono di insistere sulla storia degli affidi durante i comizi, poco importa che ormai la questione abbia perso una connotazione politica dal momento che il sindaco del Pd del paese è stato sollevato dalle accuse. Durante l’estate, Lega, Fratelli e gli ex nemici del M5s hanno messo alla gogna il Partito democratico, tra accuse di pedofilia e connivenza. Oggi il castello di carta è crollato ma la narrativa è troppo appetitosa per non continuare a specularci, questo spiega perché il Salvini “da padre” abbia deciso di tenere proprio a Bibbiano uno dei suoi ultimi interventi elettorali.

Matteo Salvini a Bibbiano (Roberto Brancolini//Fotogramma/Ipa)

Per quanto riguarda il Papeete, invece, si tratta di un altro simbolo salviniano, immortalato durante l’estate dietro la console a mettere remix dell’inno della lega, o sotto cassa con un mojito in mano a “godersi le vacanze con i suoi figli”. Proprio in quel periodo cadeva il governo gialloverde, in quella che è stata definita la crisi del Papeete. Ora le sardine vogliono tornare proprio lì, re-impossessandosi del luogo per de-salvinizzarlo.
Bibbiano e il Papeete sono stati senza dubbio i due momenti più bassi della politica italiana del 2019, ma anche degli ultimi decenni. La strumentalizzazione ripetuta e testarda di una vicenda delicata da una parte, l’esibizione estremizzata del politico uomo normale che fa quello che fanno tutti gli italiani medi dall’altra. Momenti bui, che andrebbero respinti. E che invece vengono riportati sotto i riflettori, come mostra la decisione delle sardine di tornare battere quei luoghi. Certo, le sardine non vanno a Bibbiano per speculare sugli affidi o al Papeete per far vedere agli italiani quando sono dei ragazzi normali. L’obiettivo, piuttosto, è proprio decostruire questa narrazione e questo modus operandi, riprendendosi quei luoghi. Ma, oggettivamente, che senso ha?

Uno dei problemi degli antisovranisti di oggi è che vogliono combattere i loro nemici finendo per scimmiottarli. In termini ideologici, come mostra quella sinistra sempre più incline a fare la destra a suon di crociate per il decoro e la sicurezza; ma anche in termini comunicativi, vedi le foto calendiane o boschiane in costume per rispondere al bombardamento estivo di foto di Salvini-uomo-normale in bermuda. Le sardine oggi, riesumando il Papeete e cavalcando in qualche modo il trending topic Bibbiano, stanno facendo questo gioco. Ed è un gioco controproducente, che ci riporta indietro di un po’ di tempo, forse al momento esatto in cui il centrosinistra ha iniziato quella crisi di valori e di potenza da cui non si è mai più realmente ripreso – se non in fasi di breve durata. E cioè quando è diventato esclusivamente uno schieramento antiberlusconiano, che dedicava tutte le sue energie a combattere il Cavaliere sul suo stesso campo, piuttosto che a offrire all’elettorato deluso una reale alternativa progressista.

Le sardine oggi hanno preso la medesima connotazione anti, questa volta Salvini. Ma l’assenza di proposte, nel lungo termine, potrà farsi sentire. Come sottolineava Luigi Zingales in un articolo di qualche tempo fa sul New York Times, la resistenza continua del centro-sinistra a Berlusconi ha finito per rafforzare il suo potere piuttosto che indebolirlo. Lo stesso avviene oggi, quando il salvinicentrismo diventa un modo per non poter fare a meno di Salvini, ma anche una sua arma di vittimismo – vedi il caso Gregoretti. Tolto Salvini, però, cosa rimane al centro-sinistra in termini di proposte concrete?

Le sardine stanno seguendo questi stessi binari, forse anche perchè non sono un partito e sono nate proprio per dare un segnale di mobilitazione anti-salviniana. Tra Bibbiano, il Papeete e la sovraesposizione del leader leghista, però, il rischio è che finiscano per fare il suo gioco.

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