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sabato, Mag 09

Parchi divertimento, come si preparano alla fase 2?



Da Wired.it :

Dal piano di riapertura di Gardaland alle richieste del settore: ecco i progetti allo studio di un’industria che vale mezzo miliardo di fatturato

montagne russe
Gardaland, Mirabilandia, Leolandia, Luna Farm, Luneur, Zoomarine: tutti parchi tematici, grandi e piccoli, all’aperto o al chiuso. Ma accomunati da un fattore comune: sono in gran parte chiusi ormai da febbraio per effetto delle misure di contenimento del coronavirus. Impossibile sapere se e quando i parchi italiani potranno riaprire. C’è anche la possibilità che alcuni parchi non riaprano proprio nel corso del 2020. Un problema che investe decine di migliaia di lavoratori in tutta Italia.

L’appello al governo

“La voglia di riaprire è tanta, ma al momento mancano le condizioni essenziali – risponde deciso Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione parchi permanenti italiani (Ppi) e patron del parco tematico Leolandia (Bergamo) –. Il governo ci deve dire qual è il suo piano per il nostro settore e quali saranno gli obblighi di sicurezza. Dall’inizio dell’emergenza siamo stati totalmente ignorati. Siamo fermi da più di due mesi. Nessuno si è curato di chiedere la nostra opinione sulla riapertura e sulle misure di protezione da prendere. Essere ignorati non è accettabile: siamo un settore che genera quasi mezzo miliardo di fatturato e muove 20 milioni di visitatori l’anno”.

Quando e come riaprire

Tutto ancora fermo, quindi, ma alcuni parchi hanno già fatto un salto in avanti, immaginando come potrebbe essere una prossima riapertura. Gardaland, per esempio, ha spiegato qualche giorno fa il suo piano per tornare ad accogliere il pubblico. La data ancora non c’è, ma il protocollo di sicurezza sì. Come riferito dall’amministratore delegato Aldo Maria Vigevani, Il parco di Prezzemolo introdurrà il numero chiuso per garantire il distanziamento sociale, misurerà la temperatura corporea all’ingresso di ospiti e staff, incentiverà l’acquisto di biglietti e prenotazioni online (anche per gli abbonati), offrirà solo ristorazione, spettacoli e attrazioni all’aperto (attrazioni acquatiche incluse) e sanificherà di continuo tutte le zone comuni. Obbligatori sempre mascherine e guanti, messi a disposizione dal parco stesso.

Cosa stanno facendo su questo stesso fronte gli altri parchi? “Come Gardaland, anche tutti gli altri parchi hanno già realizzato o stanno realizzando nuovi e stringenti protocolli di sicurezza – risponde Ira -. Siamo pronti a monitorare e ridurre drasticamente il numero degli accessi. In alcune tipologie di parchi, come quelli faunistici e quelli avventura, il distanziamento sociale è realizzabile rapidamente e con efficacia. Ma prima di mettere in campo le nostre misure di sicurezza dobbiamo capire dal governo quali saranno gli obblighi a nostro carico. Altrimenti rischiamo solo di fare un lavoro inutile. Se entro il 15 maggio non ci sarà un piano nazionale per le riaperture alcuni parchi rimarranno chiusi fino al 2021 o forse non riapriranno più. I parchi non sono tutti uguali. Prendiamo i parchi acquatici: normalmente impiegano due mesi a preparare l’apertura e ovviamente lavorano principalmente in estate. I tempi sono strettissimi”.

Alla finestra

Sulla stessa linea di attesa Mirabilandia (Ravenna), il più grande parco . Il direttore generale Riccardo Marcante spiega: “Anche se non vediamo l’ora di accogliere di nuovo i nostri visitatori, è troppo presto per individuare una data di riapertura. La priorità rimane sempre la sicurezza di tutti. Oltre a seguire scrupolosamente le raccomandazioni delle autorità sanitarie e locali, implementeremo le best practice del settore e rafforzeremo i nostri protocolli di sicurezza”.

Punta sulla possibilità di una riapertura a scaglioni Renato Lenzi, amministratore delegato di Zoomarine (Roma): “Purtroppo il virus è più diffuso in alcune zone , mentre in altre la situazione è migliore. Potremmo immaginare di riaprire a scaglioni, partendo dalle Regioni dove si registrano meno contagi”. Per Lenzi, i parchi italiani hanno un know-how specifico su bio-contenimento e bio-sicurezza. Parlo soprattutto delle strutture in cui sono presenti animali. Ma le istituzioni locali e nazionali non si sono curate di chiedere il nostro parere”.

Le richieste

“Chiediamo misure di ristoro adeguate – conclude Ira –. Come aziende ci aspettiamo un credito d’imposta per le perdite 2020 oppure finanziamenti agevolati, con tasso zero reale e restituibili in 18 o 25 anni. In Francia, per esempio, stanno già concedendo prestiti di questo tipo. C’è poi il tema dei lavoratori: occupiamo direttamente 25mila persone, più altri 60mila d’indotto. Molti di questi sono stagionali e lavoratori occasionali, che non hanno diritto alla cassa integrazione e che possono accedere alla disoccupazione solo in modo saltuario. Questi lavoratori sono stati totalmente dimenticati dalle misure del governo. Bisogna intervenire con urgenza”.

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[Fonte Wired.it]