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lunedì, Lug 22

Parlando di Bibbiano, Pausini e Nek dimostrano una sola cosa: non si informano


In due interventi su Facebook le popstar avvalorano la tesi del “silenzio dei media” sull’inchiesta “Angeli e demoni”, uno dei cavalli di battaglia degli avvelenatori da social. Semplicemente non è così: basterebbe sfogliare un giornale, di carta o digitale

Prima Laura Pausini, che con un post su Facebook – pagina da cui raggiunge quasi 7 milioni di utenti – ha pubblicato un pensiero in libertà sulle indagini dell’inchiesta Angeli e demoni sui bambini sottratti alle famiglie e dati in affido in Val d’Enza. Poi Nek, all’anagrafe Filippo Neviani, ci è tornato domenica. La prima ha scritto che ha deciso di “cercare questa storia perché una mia fan mi ha scritto pregandomi di informarmi. Non ne sapevo nulla”. Automaticamente, e spiace molto, ha messo nero su bianco un’equazione: se io non ne so nulla, allora è perché i media non ne parlano. Accreditando un fattoide diffuso in questi giorni dalle squadracce del veleno digitale.

Infatti ha scritto di non aver potuto credere che “abbia dovuto cercare questa vicenda, perché si, quando sono in tour sono spesso distratta dall’attualità e dalla cronaca ma questa notizia è uno scandalo per il nostro paese e dovrebbe essere la notizia vera di cui tutti parlano schifati. Tutta Italia”. Cara Laura, noi ti vogliamo tanto bene ma se ne sta parlando tantissimo da un mese con approfondimenti, interviste, recuperando simili storie dal passato e seguendo nel dettaglio le cronache. Lo schifo, invece, dovresti riservarlo per chi ci sta speculando in modo vomitevole, nel tentativo di strumentalizzare un sindaco di un partito per attaccare quell’intera parte politica e il mondo che gli gira intorno. Pensa se un tuo collaboratore fosse arrestato per un qualsiasi capo d’imputazione, ipotizziamo rapina, e quel fatto venisse automaticamente sfruttato dai tuoi colleghi cantanti per darti della rapinatrice. Schifoso, no?

Il resto del post è una richiesta di aiuto senza dubbio genuina e comprensibile ma non si capisce bene a chi e cosa visto che c’è un’indagine in corso. “Cosa si può fare? Come possiamo aiutare?” si domanda la star. Nulla. La magistratura indaga e va messa nelle condizioni di fare al meglio il proprio lavoro. “Per chi non sa ancora di cosa parlo scrivete Bibbiano su Google e leggete – invita ancora la cantante, ma perché a quel punto non fornire una fonte, un articolo rispettabile e ben documentato sul caso? – e poi scrivete su questi maledetti social che usiamo solo per le cavolate, cosa pensate di queste persone che strappano i figli alle loro famiglie. Non parlo di politica, parlo di umanità, di rispetto, di diritto alla Vita… ecco, se avete letto, ditemi sinceramente… voi non sentite di avere nelle mani degli schiaffi non dati? Non sentite la voglia di urlare? Non sentite la voglia di punire queste persone in maniera molto dura?”. Insomma, Pausini prima non sapeva nulla di nulla ma nel giro di venti righe di articolo (chissà quale articolo) ha già celebrato il processo e proposto le pene, non senza lasciarsi una sonora dose di confusione alle spalle. Bel pasticcio.

Un paio di giorni dopo le ha fatto eco Nek, che al testo ha aggiunto una delle foto che più stanno circolando nella cricca degli account più attivi, specialmente su Twitter, nell’operazione che punta a convalidare la formula Bibbiano=Pd e che è passata perfino dalle parole del vicepremier Luigi Di Maio. Nel giorni scorsi il ministro dello Sviluppo economico ha detto cose gravissime perché prive di alcuna logica: “Col Pd non ci voglio avere nulla a che fare – ha spiegato in diretta sul social blu ripescando per giunta una bufala circolata nelle primissime ore dopo gli arresti, quella dell’elettroshock – con il partito di Bibbiano che toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderseli non voglio averci nulla a che fare e sono stato in questo anno quello che più ha attaccato il Pd”.

L’intervento di Nek è stato più essenziale, anche se poi l’artista è intervenuto anche nei commenti. Ma il punto è sempre lo stesso. Viene davvero da domandarsi chi e come sia riuscito a penetrare gli staff di questi due amatissimi personaggi e a far passare la tesi che i giornali cattivi e protettori di non si sa quale network internazionale di trafficanti di minori non ne stiano parlando. Eppure, come spiega Pausini, basta farsi un giro su Google o magari, ogni tanto, navigare su un magazine attendibile o sfogliare un giornale (di carta o digitale, arrivano anche se l’abbonato è in tour). “Sono un uomo e sono un papà – ha scritto Neviani – è inconcepibile che non si parli dell’agghiacciante vicenda di #bibbiano. Penso a mia figlia e alla possibilità che mi venga sottratta senza reali motivazioni solo per abuso di potere e interesse economico. È proprio così. Ci sono intere famiglie distrutte, vite di bambini di padri e di madri rovinate per sempre… e non se ne parla. Ci vuole giustizia!!”.

Certo, cari Laura e Filippo, che ci vuole giustizia. Ma prima ci vuole corretta informazione. Quella che voi purtroppo non avete cercato né ricevuto, in questi giorni. E questo dispiace molto perché una vostra parola vale molto e sarebbe stato bello se fosse stata spesa magari per condividere un articolo documentato sul caso.

L’informazione, bisogna aggiungere, che moltissime testate stanno invece facendo ma che l’intossicazione da social network – guidata e al contempo confortata dall’orrore politico – insabbia perché interessata a veicolare un altro messaggio. E cioè non solo che siano tutti colpevoli ma anche che il cervello della macchinazione sia da individuare in quell’esponente del Pd e quindi automaticamente nell’intero partito nazionale. Quando, se proprio vogliamo dirla tutta, l’associazione Hansel e Gretel degli psicoterapeuti coinvolti nell’indagine ha ricevuto finanziamenti dal Movimento 5 Stelle Piemonte e la difesa di una delle principali accusate è in mano a un’esponente locale di spicco dei pentastellati. Nessuno, tuttavia, si sognerebbe per questo di definire il Movimento 5 Stelle come Movimento di Bibbiano o di usare hasthtag come #PDofili e simili. Raccogliendo sotto quelle etichette accuse, allusioni, parole e immagini stomachevoli che ancora prima che infamanti non hanno alcun senso giudiziario, logico e politico.

Che il sistema degli affidi possa e debba essere messo sotto analisi, come tutti i fatti della società in particolare quelli che riguardano i soggetti più deboli, è un altro paio di maniche. E troppi casi in passato hanno dimostrato buchi e falle, basti pensare al caso di Sagliano Micca, Biella, del 1996, quando la famiglia Ferraro si suicidò per l’accusa di aver abusato di due bambini, figli e nipoti, di recente riportato all’attenzione sul Fatto Quotidiano da Selvaggia Lucarelli. Un altro discorso è spremere indegnamente una situazione ancora tutta da chiarire nelle dinamiche e nelle responsabilità, ancora prima che parta un processo. Quello che hanno fatto molte parti politiche e i loro killer digitali portando fuori strada perfino Laura Pausini e Nek, che pure immaginiamo circondati di uno staff nutrito e professionale in grado, quando hanno la testa e le energie concentrate sui loro spettacoli, di informarli nel modo giusto specialmente in virtù delle responsabilità che hanno nei confronti di milioni di appassionati. Purtroppo sono stati spinti ad avvalorare in qualche maniera la tesi del “silenzio dei media”. Semplicemente, non è così: informatevi. 

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