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giovedì, Gen 16

Per la nuova polmonite in Cina non si può escludere il contagio tra esseri umani


Il primo caso fuori dalla Cina della nuova polmonite riaccende i timori che il virus possa diffondersi tra esseri umani. Tuttavia il rischio – dicono i funzionari cinesi – rimane basso

polmonite
(foto: Getty Images)

Nessuna emergenza relativa alla nuova polmonite virale asiatica, ma la sorveglianza rimane alta. Soprattutto dopo che il 13 gennaio le autorità thailandesi hanno confermato il primo caso della malattia fuori dalla Cina. A tenere in allerta gli esperti non è tanto il fatto in sé, dato che la persona colpita proviene proprio da Wuhan – la città cinese da cui è partita l’epidemia – ed era in viaggio con la famiglia, ma che dichiari di non aver frequentato direttamente il mercato del pesce dove si pensa siano avvenuti i contagi. È però la moglie di uno dei primi pazienti, e le tempistiche danno da pensare.

Che si tratti anche del primo caso di trasmissione essere umano-essere umano?

I numeri dell’epidemia

Di sintomi, persone contagiate e nuovo virus vi avevamo parlato qui, ma ora i numeri dell’epidemia della nuova polmonite da coronavirus sono un po’ cambiati. L’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla infatti di 41 casi reali (di cui 7 in gravi condizioni), confermati con ulteriori test e dalla diffusione della sequenza genetica del virus.

C’è stato inoltre un decesso: un uomo che era già affetto anche da altre condizioni.

Finora, però, non erano noti casi al di fuori della Cina, né c’erano evidenze di trasmissione essere umano-essere umano.

Il primo caso in Thailandia

Ora invece si sa che per la prima volta il misterioso coronavirus 2019-nCoV è espatriato.

Il caso è quello di una donna cinese di 61 anni che vive proprio a Wuhan e che si trovava in viaggio in Thailandia. Dalle ricostruzioni sembra che la donna abbia cominciato a sviluppare i sintomi il 5 gennaio, ma che abbia deciso comunque di imbarcarsi per la Thailandia l’8 di gennaio. Una volta atterrata, è stata fermata in aeroporto di Suvarnabhumi a seguito dello screening della temperatura corporea ordinato dalle autorità del Paese. Ricoverata, le sue condizioni sono stabili e le persone in viaggio con lei sono sotto osservazione.

A differenza degli altri pazienti, per i quali le indagini avevano evidenziato un collegamento diretto con il mercato del pesce di Wuhan, la donna afferma di non averlo frequentato. Tuttavia le autorità cinesi hanno dichiarato che il marito della donna, che si è ammalato per primo, aveva lavorato al mercato.

Trasmissione tra esseri umani?

Come si è ammalata la donna ricoverata in Thailandia? Le indagini sono in corso. Una possibilità è che il marito abbia portato a casa del cibo infetto dal mercato e che entrambi abbiano contratto così il virus. Tuttavia il fatto che le tempistiche di insorgenza dei sintomi tra l’uomo e la donna non coincidano (la donna si è ammalata dopo) lascia dei dubbi: è possibile che l’infezione sia passata dall’uomo alla donna.

Malgrado la possibilità non possa essere esclusa del tutto, per quanto se ne sappia al momento si tratta di un’eventualità molto piccola, ribadiscono sia le autorità cinesi sia i funzionari dell’Oms. Tra le persone venute in stretto contatto con i pazienti, operatori sanitari compresi, non c’è stato nessun altro caso di infezione.

Pertanto le indicazioni delle autorità sanitarie non cambiano: al di là delle normali norme igieniche che andrebbero sempre adottate non ci sono indicazioni specifiche, né tanto più si sconsigliano viaggi in Asia o limitazioni commerciali.

L’unico accorgimento raccomandato è quello di informare il proprio medico qualora si sviluppino sintomi respiratori durante o dopo la permanenza nei Paesi coinvolti.

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