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giovedì, Gen 23

Perché a Davos Trump ha vinto la partita contro Greta Thunberg


La 17enne attivista svedese è stata sempre applaudita nel club più esclusivo dell’economia mondiale. Ma il presidente degli Stati Uniti ha il consenso degli ad, e torna dalla Svizzera rafforzato

(foto: Christian Minelli/NurPhoto via Getty Images)

Due visioni diametralmente opposte del mondo. Inconciliabili. Quasi in rappresentanza di due chiese che si sono dichiarate guerra. Quella del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, da un lato, e dell’attivista svedese Greta Thunberg dall’altro, a proposito del cambiamento climatico: si sono scontrate questa settimana a Davos, durante un World Economic Forum che al suo 50esimo anniversario sta provando, sulla carta, a prendere di petto la questione ambientale.

Se alla 17enne Thunberg, che è stata eletta da poco “Persona dell’anno” dalla rivista Time e ha ispirato manifestazioni di massa in tutto il mondo è stato concesso, per il secondo anno consecutivo, un palcoscenico importante per puntare il dito contro i potenti della Terra, i commenti dietro le quinte e gli analisti ci consegnano una vittoria politica e un consenso maggiormente sbilanciato verso l’inquilino della Casa Bianca.

Nessuno se lo sarebbe aspettato, c’è una maggiore consapevolezza e il cambiamento climatico è diventato un tema caldo”, ha concesso Thunberg. Ma per quanto riguarda le emissioni di CO2 è stato fatto nulla: Non sono state ridotte, ed è questo il nostro obiettivo”, ha spiegato l’attivista, che al meeting era sostenuta da una decina di teenage changemakers e si augura che “si inizi ad ascoltare la scienza e si inizi a considerare la crisi per quello che è”.

Thunberg ha ammesso di non poter certo certo lamentarsi di non essere ascoltata. Viene accolta con sorrisi e approvazione da tutti i leader mondiali. Le dedicano copertine, servizi ai telegiornali ed eventi di massa. Ma ha ricordato che “la scienza e i giovani in generale non sono al centro del dibattito sul clima”. La nostra casa sta ancora bruciando, ha ripetuto.

Le persone muoiono a causa del cambiamento climatico, e anche una sola frazione di grado centigrado di riscaldamento è importante. Ma non credo di aver mai visto un solo media comunicarlo: so che non volete dirlo, ma io continuerò a ripeterlo finché voi non lo scriverete”. La conferenza economica più esclusiva dell’anno ha applaudito. Ma a quanto pare, nel contempo sembra attendere con fiducia la rielezione del nemico giurato di Greta.

Se sulla carta Trump sta vivendo un momento delicato, con la procedura per l’impeachment già avviata e sondaggi che danno una maggioranza degli americani a suo sfavore, per il New York Times la comunità economica di Davos sta guardando sempre più con favore al Tariff Man, l’uomo della guerra commerciale con la Cina e del neoprotezionismo economico: “Con la Borsa ai massimi storici, due accordi commerciali annunciati e la possibilità che Trump possa rimanere in carica per altri quattro anni, la sensazione è che lui sarà accettato”, ha scritto Andrew Ross Sorkin. “Per alcuni partecipanti sarà una bestemmia, ma Trump potrebbe diventare il nuovo Uomo di Davos”.

L’atteggiamento della comunità economica verso l’amministrazione Trump “è abbastanza positivo”, ha detto Stephen Schwarzman, ad del Blackstone Group, una società globale di equity tra le più grandi al mondo. Tra le ragioni di questa fiducia ci sono il momento positivo per l’economia, l’avvicinarsi di un armistizio con la Cina, il Messico, il Canada e la riduzione delle tasse.

Certo, per quanto riguarda il climate change, le opinioni di Schwarzman e di altri invitati a Davos divergono da quelle di Trump. Anche con veemenza. La settimana scorsa Satya Nadella, ad di Microsoft, nonché uno dei partecipanti più di peso di Davos, ha presentato un nuovo piano per ridurre l’impatto ambientale del colosso di Redmond, aiutando i propri clienti a essere più sostenibili e contribuendo a diminuire le loro emissioni. Entro il 2030 Microsoft promette di diventare carbon negative, ovvero in grado non solo di azzerare le proprie emissioni ma anche di rimuovere quelle già esistente. La società ha poi annunciato un fondo di 1 miliardo di dollari da investire in innovazione e tecnologie volte a promuovere la sostenibilità ambientale e a combattere il cambiamento climatico.

Trump, per contro, non crede al cambiamento climatico di origine umana e si è tirato fuori dall’accordo sul clima di Parigi, suscitando riprovazione tra i partecipanti a Davos.

Se questo gli è costato delle critiche da parte di molti boss delle multinazionali, difficilmente questi ultimi si confronteranno con lui usando la stessa determinazione degli attivisti climatici. Il motivo è semplice: temono ritorsioni per le proprie società. “Il pubblico di Davos segue con educazione le mode del momento e ama chiunque sia al potere”, ha detto Jeffrey Sonnenfeld, professore alla Yale School of Management nonché esperto di leadership aziendale. “Celebra chiunque sia ricco e potente”.

Le preoccupazioni di Greta Thunberg sono altre. L’obiettivo è quello di arrivare a zero emissioni prima possibile. “I paesi devono arrivarci molto più velocemente, e aiutare i paesi poveri a mettersi in linea… Agli attuali ritmi di emissioni, ci rimangono meno di otto anni. Questi numeri non sono né opinioni né politica, ma quanto di meglio offra la scienza”.

Tutt’altro l’atteggiamento del presidente degli Stati Uniti, si diceva. Quando ha preso la parola poche ore dopo le dichiarazioni di Thunberg, Trump ha affermato che “gli avrebbe fatto piacere” incontrare a Davos l’attivista per il clima. Ma poi ha sottolineato come la stessa dovrebbe concentrare la sua rabbia sulla mancanza di iniziativa di paesi che inquinano molto più degli Stati Uniti. In un crescendo di durezza, ha poi liquidato i climattivisti chiamandoli “profeti di sventura: “Questo non è il momento del pessimismo sul clima”, ha detto Trump.

La maggior parte del discorso di Trump si è concentrato sulla crescita dell’economia americana e sui benefici dell’aumento della produzione del gas e del greggio sul suolo statunitense.

Biondo presidente a parte, parte del dilemma per il club di Davos è che non sa ancora quanta crescita economica sia disposto a sacrificare per affrontare i rischi del riscaldamento globale. E un sondaggio condotto tra gli ad più potenti del mondo da PricewaterhouseCoopers ha rilevato che solo il 24% è “estremamente preoccupato” per i cambiamenti climatici. Incredibilmente, il panel di Thunberg ha attirato solo una manciata di manager di società energetiche, le principali responsabili del riscaldamento del pianeta.

Per il momento, il cessate il fuoco con la Cina farà bene ai consumatori e alle imprese statunitensi, ma soprattutto a Tariff Man Trump. Al di là da come verrà ricevuto a Davos, Trump ne sta uscendo con una significativa concessione da un’altra potenza mondiale, in un momento in cui molti dei leader presenti a Davos vorrebbero mettere in discussione l’egemonia degli Stati Uniti.

Sminuendo l’importanza di Greta e dei suoi accoliti, Trump lancia un messaggio forte: gli Stati Uniti difenderanno i loro interessi commerciali a qualunque prezzo, senza farsi impressionare dai discorsi e dalle lacrime degli adolescenti preoccupati per l’ambiente. Davos non ha gli strumenti né la volontà per fermarlo.

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