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giovedì, Giu 04

Perché i giornalisti del New York Times stanno protestando contro il loro giornale



Da Wired.it :

Decine di tweet di redattori del Times hanno contestato la decisione di pubblicare un editoriale del senatore Cotton, favorevole all’impiego dell’esercito nelle manifestazioni. Secondo i critici, l’articolo mette in pericolo la sicurezza dei colleghi neri della redazione

Si intitola “Send in the troops” l’editoriale pubblicato sul New York Times che ha fatto insorgere giornalisti e dipendenti della prestigiosa testata americana. L’op-ed – come in gergo è chiamato questo tipo di pezzi, che contengono opinioni di persone esterne alla redazione e, spesso, anche in disaccordo con la linea editoriale del giornale – porta la firma del senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton che, da falco vicino al presidente Donald Trump, crede sia necessario impiegare l’esercito per gestire le manifestazioni di questi giorni negli Stati Uniti. Ma diversi redattori e impiegati del Times hanno contestato la scelta di pubblicare l’articolo, ritenendo che questo metta in pericolo la sicurezza dei colleghi neri della redazione. La protesta dei giornalisti è esplosa in poche ore, e su Twitter dove sono state pubblicati decine di tweet di protesta.

La difesa di James Bennet

A rivendicare la scelta del giornale di pubblicare l’op-ed di Cotton è stato il caporedattore delle pagine delle opinioni, James Bennet, che sempre su Twitter ha motivato la scelta del Times, prima citando articoli in cui il comitato editoriale e altri autori hanno difeso le proteste, ma aggiungendo anche che “la sezione Opinion deve mostrare ai propri lettori anche contro-argomenti, soprattutto se provengono da fonti istituzionali, capaci di dettare l’agenda politica”. “Comprendiamo che molti lettori ritengono che l’argomento del senatore Cotton sia doloroso, persino pericoloso, ma proprio per questo riteniamo che sia giusto sottoporla al dibattito e alla critica del pubblico”, ha concluso Bennet.

Cotton nel suo articolo spiegava come le forze di polizia locali, alla luce delle manifestazioni degli ultimi giorni, abbiano quello che ha definito “un disperato bisogno di aiuto” per sedare le manifestazioni più violente. Inoltre spiegava come a suo dire l’Insurrection Act – la legge che attribuisce al presidente degli Stati Uniti il potere, in casi eccezionali, di mobilitare l’esercito federale e la Guardia Nazionale per compiti di polizia – invocato da Trump non equivalga “alla legge marziale o alla fine della democrazia” ma sia piuttosto il modo in cui “il governo federale compie un suo dovere costituzionale, proteggendo gli stati dalla violenza domestica”.

Peraltro, questo è solo l’ultimo caso in ordine di tempo. Alla fine di dicembre dello scorso anno, la direzione del Times aveva incassato altre critiche da parte dei suoi giornalisti riguardo a un altro controverso op-ed a firma di Bret Stephens, uno dei commentatori fissi della testata, che riprendeva le tesi di un paper sul tema dell’intelligenza in alcuni gruppi sociali (in particolare fra gli ebrei aschenaziti) pubblicato da uno scienziato con tesi esplicitamente razziste. Secondo molte critiche, il pezzo sosteneva le ragioni dell’eugenetica.

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[Fonte Wired.it]