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martedì, Ott 08

Perché i servizi segreti italiani sono nell’occhio del ciclone


Il procuratore generale Usa William Barr ha incontrato funzionari dei servizi segreti italiani. In attesa che il premier Conte spieghi perché al Copasir, sono diverse le trame che mettono a rischio l’intelligence

Giuseppe Conte (foto: Stephanie Keith/Getty Images)

Nei prossimi giorni – presumibilmente già mercoledì 9 ottobre – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parteciperà a un’audizione davanti al Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che ha il compito di vigilare sull’operato dei servizi segreti. Durante questo incontro, Conte – che ha la delega ai servizi segreti – dovrà spiegare perché ha autorizzato il procuratore generale statunitense William Barr a incontrare gli agenti italiani, e che tipo di contatti hanno avuto.

Si tratta di informazioni molto importanti: esserne a conoscenza ci farà capire cosa sta succedendo al nostro spionaggio, e cosa c’entra l’Italia con un’indagine che il Dipartimento di Giustizia americano sta portando avanti per screditare il Russiagate, l’inchiesta di Robert Mueller sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali Usa deel 2016.

Le prime rivelazioni sui contatti tra Barr e i servizi segreti italiani

I contatti tra William Barr e i servizi segreti italiani sono diventati di dominio pubblico solo di recente grazie a un articolo del New York Times pubblicato il 30 settembre scorso. Mark Mazzetti e Katie Benner, i due giornalisti autori dell’inchiesta, avevano scoperto che Trump aveva chiesto l’aiuto di vari paesi, tra i quali l’ per screditare l’inchiesta di Mueller e proprio per questo motivo Barr aveva incontrato alcuni funzionari del nostro paese.

I motivi per cui il nostro paese è stato chiamato in causa sono ancora da chiarire, ma pare che gli Stati Uniti volessero acquisire più informazioni su Josep Mifsud, l’oscura figura di un professore maltese (oggi irrintracciabile) che lavorava alla Link Campus University, un’università privata romana fondata dall’ex ministro della Democrazia cristiana Vincenzo Scotti, e nota per i suoi legami col mondo dell’intelligence – e aveva detto a George Papadopoulous, un ex consigliere di Trump, che i russi avevano migliaia di email su Hillary Clinton.

Il New York Times ipotizzava nella sua inchiesta che l’incontro avesse a che fare col ruolo di Mifsud nella vicenda perché Trump e i suoi lo considerano parte di una trappola orchestrata dai servizi segreti europei per dimostrare che lo staff del presidente stesse tramando contro Clinton. I reporter non sono però riusciti a raccogliere altre informazioni, né sull’identità dei funzionari italiani che Barr aveva incontrato, né circa le richieste di quest’ultimo.

Gli incontri di agosto e settembre

Oggi sappiamo che Barr ha effettivamente alcuni funzionari dello spionaggio italiano, tra i quali Gennaro Vecchione, il capo dei servizi segreti italiani, e lo ha fatto in più occasioni.

La prima di queste risale al 15 agosto scorso. Il Corriere della Sera scrive che alcuni giorni prima l’ambasciata americana aveva chiesto la collaborazione del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) e Conte aveva dato il via libera. Il quotidiano riferisce che circa dieci giorni dopo il Dis ha chiesto all’Aise e all’Aisi – le due agenzie di intelligence italiana – di avere “ogni informazione utile sulla presenza in Italia di Joseph Mifsud, e sui suoi contatti diretti oppure mediati attraverso la Link Campus, con apparati o funzionari dei servizi segreti italiani”.

Queste informazioni sarebbero state raccolte nel giro di un mese e tradotte a Barr il 27 settembre scorso, nel corso di un altro incontro riservato – il secondo – nella sede del Dis a Roma. È difficile che Barr possa aver ricevuto dei documenti perché avrebbe avuto bisogno di una rogatoria, cioè di una richiesta ufficiale di una procura; potrebbe però essere venuto a conoscenza di altre informazioni riservate su Mifsud.

A questi due incontri se ne aggiunge un terzo che sarebbe avvenuto nella sede dell’ambasciata americana, sempre in tempi recenti. Il Daily Beast scrive che in quest’ultima occasione Barr e John H. Durham, il procuratore capo del Connecticut che coordina questa contro-inchiesta sul Russigate, hanno raccolto diverse informazioni su Mifsud e visto una deposizione in cui il professore racconta da chi sta scappando e perché. Alcuni hanno messo in dubbio l’esistenza di questo video, ma pare che Mifsud l’abbia registrato poco dopo la sua scomparsa, nel novembre 2017, per presentare domanda di protezione alla polizia italiana.

Il ruolo dell’intelligence nella scomparsa di Mifsud

Non sappiamo se i servizi segreti italiani abbiano accettato la richiesta di protezione di Mifsud o se lo abbiano aiutato in altro modo: sappiamo però che il Foglio, con un’inchiesta di Luciano Capone, ha scoperto che sarebbe rimasto nascosto per circa sette mesi in una palazzina romana vicino Villa Borghese, con un contratto d’affitto intestato a una società compartecipata dalla Link University – che nega ogni coinvolgimento – e dallo stesso Mifsud.

Stephan Roh, il legale di Mifsud, ha pubblicato un libro in cui racconta che il 13 gennaio del 2018 il suo cliente gli ha spiegato per telefono di essere fuggito perché “i servizi segreti italiani [avevano] contattato il presidente della Link Campus, Vincenzo Scotti, raccomandandogli che il professore sparisse e restasse per un po’ in un luogo sicuro”. Per ora, però, si tratta solo di una ricostruzione.

Scoprire la verità sul caso è molto importante per gli Stati Uniti: se Barr e Durham riuscissero a confermare che Mifsud ha ottenuto la protezione dei servizi segreti italiani – gli stessi che ora stanno indagando su di lui – potrebbero avvalorare con più forza l’ipotesi secondo la quale questo professore sarebbe stato parte di una trama orchestrata dai servizi segreti occidentali per danneggiare Trump.

Cosa succederà ora

Le implicazioni del caso sono enormi ed è difficile fare ipotesi. Probabilmente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non sarà l’unico a comparire di fronte al Copasir: dopo di lui potrebbe essere ascoltato anche Gennaro Vecchione che in questi giorni dice di essere vittima di un complotto e rischia di essere sostituito. C’è in ballo, peraltro, la stessa presidente del Copasir: se la litigano la Lega – che secondo alcuni retroscena vorrebbe usarla contro Conte – e Fratelli . Secondo il giornale online Lettera 43, Vecchione potrebbe diventare una specie di capro espiatorio di tutta questa vicenda e al suo posto arriverà Luciano Carta, l’attuale numero uno dell’Aise.

 

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