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lunedì, Nov 09

Perché i voti per posta sono andati in maggioranza a Biden?



Da Wired.it :

Le spiegazioni non c’entrano nulla coi complotti evocati dal presidente Trump: anzi, se c’è un “colpevole” del vantaggio democratico nel voto per corrispondenza è proprio lui

Molto è stato detto nei mesi prima dell’Election Day del 3 novembre a proposito del voto per corrispondenza negli Stati Uniti: un sistema che è stato utile per garantire agli absentee voters di esprimere le proprie preferenze salvaguardando il distanziamento sociale durante la pandemia di Covid-19. Col termine absentee voters si intendono tutti gli elettori registrati (la registrazione non è una procedura automatica, in America) che, impossibilitati a votare durante l’Election Day (che cade sempre in un giorno feriale), decidono di votare anticipatamente: è il cosiddetto early voting. A causa della crisi sanitaria, per queste elezioni presidenziali è stata estesa la possibilità di votare in anticipo per posta, oltre che di persona, a tutto il territorio federale.

L’affluenza ha battuto qualsiasi record della storia statunitense. Secondo Bloomberg, nel 2020 almeno 161 milioni di cittadini si sono recati a votare. Il 3 novembre Vox riportava che ben 92 milioni di questi elettori avevano ricevuto le schede per posta, rispetto ai soli 42 milioni del 2016. Una settimana dopo l’Election Day, il conteggio delle schede non è ancora terminato in tutti gli stati federali, ma gli oltre 74.4 milioni di voti attribuiti finora al democratico Joe Biden (su 149 milioni scrutinati) gli hanno assicurato di raggiungere e superare la soglia dei 270 rappresentanti al Collegio elettorale necessari per diventare presidente eletto. L’incumbent repubblicano Donald Trump non ha preso la sconfitta con sportività, diciamo, e ha iniziato a diffondere accuse infondate di brogli elettorali da parte degli avversari. 

Prima fra tutte le accuse, c’è quella che Trump va ripetendo da parecchio tempo: il voto per corrispondenza – opportunamente manipolato, secondo il presidente uscente – avrebbe favorito i democratici nella competizione. Se un’affermazione del genere è senza dubbio falsa, tuttavia, è innegabile che ci siano stati molti più early voters democratici rispetto ai repubblicani. “L’esempio di stati come la Pennsylvania è emblematico, dove le schede elettorali ricevute per corrispondenza sono state scrutinate dopo quelle raccolte durante l’Election Day e Biden ha recuperato centinaia di migliaia di voti”, ci ha spiegato Lorenzo Pregliasco, esperto di sondaggi e strategia politica, cofondatore di YouTrend e dell’agenzia Quorum. 

I motivi della tendenza democratica a ricorrere in massa questo sistema sono stati diversi, secondo Pregliasco: innanzitutto, il fatto che Trump per mesi abbia delegittimato il voto postale, accusandolo di frodi, ha piuttosto ovviamente scoraggiato molti elettori repubblicani dall’usarlo; al contrario, i ripetuti inviti di Biden a votare per corrispondenza per evitare gli assembramenti nei seggi elettorali hanno fatto presa sui suoi sostenitori, mediamente più preoccupati dalla minaccia del Covid-19. Inoltre, il voto per posta è stato molto utile per le fasce di popolazione che normalmente fanno più fatica ad assentarsi dal lavoro per recarsi di persona ai seggi, spesso appartenenti alle minoranze che votano democratico e costituiscono il tradizionale bersaglio della voter suppression da parte dei repubblicani.

Il voto per posta e le discriminazioni verso le minoranze

Negli Stati Uniti i cittadini appartenenti alle minoranze incontrano regolarmente difficoltà durante la procedura di voto, in particolare nella fase della voter registration. Ostacoli che spesso vengono posti sul loro cammino dallo stesso Partito repubblicano, nel tentativo di strumentalizzare le falle del sistema per procurarsi un vantaggio elettorale. Anche nel caso del voto per corrispondenza, gli afroamericani e i latinoamericani (così come anche gli elettori più giovani, quest’anno aumentati del 10% rispetto al 2016) sono fra coloro che più rischiano di vedersi rigettare le schede durante gli scrutini, ha sostenuto parlando con Vox Gabriel Sanchez, professore di scienze politiche all’Università del New Mexico e direttore di Latino Decisions

In generale, le schede per posta hanno un tasso di rigetto più elevato rispetto a quelle consegnate nei seggi elettorali. Questo non a causa di brogli, ma perché si possono commettere errori di forma nell’esprimere il proprio voto: in alcuni stati federali, le schede elettorali per posta possono essere rifiutate se la firma dell’elettore non corrisponde esattamente a quella riportata nel suo file di registrazione. A volte gli elettori dimenticano del tutto di firmare, o usano l’inchiostro del colore sbagliato. Senza contare che molte schede vengono squalificate perché arrivano troppo tardi per essere conteggiate (e per questo non c’è rimedio: dipende dal servizio postale). 

Per le questioni di forma, molto è stato fatto quest’anno da parte dei funzionari elettorali e dei gruppi di sostegno al voto (molto spesso di tendenze vicine ai democratici) per aiutare i cittadini a compilare attentamente le schede e assicurarsi che siano ricevute e accettate. Tuttavia, il sistema è ancora lontano dalla perfezione: ad esempio, capita che i funzionari non abbiano il numero di telefono o indirizzo mail aggiornato di tutti gli elettori, per contattarli rapidamente in caso di voto respinto. Secondo i dati di Sanchez, molti elettori latinoamericani nei mesi prima dell’Election Day hanno dovuto cambiare casa per le difficoltà finanziarie dovute alla pandemia, e quindi potrebbero non ricevere mai l’avviso che notifica loro c’è stato un problema col voto.

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[Fonte Wired.it]