In Italia esistono Pride completamente sponsor-free, come il Rivolta Pride di Bologna. Ma nelle grandi città come Roma e Milano, organizzare un evento di tale portata senza l’appoggio economico dei brand è molto complesso. Wired lo ha raccontato in un suo articolo: il Pride di Milano 2025 ha avuto difficoltà a trovare fondi dopo il cambio di rotta nelle politiche di diversity e inclusion in molte aziende statunitensi. Anche San Francisco, uno dei Pride più storici al mondo, ha perso 300mila dollari di finanziamenti quest’anno.
Sabato 14 giugno, dunque, non ci sarà un solo Pride a Roma. Priot – Pride Is Not For Sale, collettivo nato proprio in opposizione alla “mercificazione” dell’orgoglio, ha organizzato una parata alternativa a Ostiense, negli stessi orari del corteo ufficiale.
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Una scelta politica legittima, ma che obbliga molte persone a una scelta che non avrebbero voluto compiere. In un momento storico così delicato, ci si chiede se non sarebbe stato meglio organizzare due appuntamenti separati, in giornate diverse, per permettere a tutte e tutti di manifestare, insieme e con la propria postura, a entrambe le manifestazioni. La domanda resta: in tempi così fragili la comunità lgbtqia+ può permettersi una divisione interna così radicale?
[Aggiornamento delle ore 19:25 del giorno 13 giugno 2025: successivamente alla pubblicazione dell’articolo, Starbucks ha inviato una propria posizione in merito ai rapporti con Israele: “Nonostante le false affermazioni diffuse sui social media, Starbucks non ha mai contribuito in alcun modo a nessuna operazione governativa o militare”]
