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giovedì, Lug 09

Perché la tensione fra India e Cina è alle stelle



Da Wired.it :

Xi Jinping e Narendra Modi, a capo dei due paesi più popolati del mondo, sembrano pronti a una guerra commerciale. Tutto è partito con degli scontri al confine con l’Himalaya, un territorio conteso dal 1962

(foto: Mikhail Svetlov/Getty Images)

Il divieto imposto dal ministero indiano dell’Elettronica e dell’informatica sull’uso di 59 applicazioni di origine cinese tra cui TikTok e WeChat, nonché la rimozione delle stesse dagli store digitali, è solo l’ultima ritorsione economica in merito alle tensioni fra India e Cina che si sono intensificate nelle ultime settimane.

In realtà, si tratta di una situazione che va avanti da molto tempo. Precisamente dal 1962, quando le due potenze – che condividono una frontiera di 3500 chilometri – non hanno definito il confine che li separa lungo la catena dell’Himalaya e, di tanto in tanto, hanno entrambe superato la “linea attuale di controllo” (Line of Actual Control, Lac). Questa venne stabilita, seppur in maniera provvisoria, proprio dopo un conflitto sanguinoso per il controllo di questi territori, vinto dai cinesi. Per gli indiani, però, la sconfitta è una ferita tutt’altro che rimarginata.

Gli scontri di giugno

Proprio lungo quel confine conteso, infatti, ci sono stati lo scorso giugno degli scontri tra l’esercito cinese e quello indiano. Nel dettaglio, lungo la valle di Galwan, nella regione di Ladakh, sono morte decine di soldati, sia indiani che cinesi (anche se Pechino non ha fornito numeri ufficiali). Era dal 1975 che non si assisteva a uno scontro tanto sanguinoso nella zona, considerato poi che nel 1998 venne siglato un accordo che prevedeva il non armamento di quelle zone di confine proprio per evitare rischi simili. Infatti le tensioni si sono consumate con sassi, bastoni, mazze chiodate e altri armi improprie.

All’origine di tutto ci sarebbe la costruzione di una strada da parte degli indiani lungo il fiume Shyok utilizzata in caso di attacco, un “atto di provocazione” secondo Pechino, che aveva inviato negli ultimi tempi soldati sul posto. La Cina – tramite il portavoce del ministero cinese della Difesa nazionale, Wu Qian – ha così attribuito all’India l’intera responsabilità degli scontri avvenuti al confine tra i due paesi. Secondo altre ricostruzioni, invece, all’inizio un contingente di 55 militari indiani sarebbe stato inizialmente da oltre 300 soldati cinesi. Insomma, Delhi e Pechino si sono accusati a vicenda di aver oltrepassato la Lac, occupando porzioni di territorio conteso.

Come riporta Cnn, stando alle immagini satellitari di Maxar Technologies, risalenti a una settimana dopo gli scontri, la Cina sembrerebbe aver ricostruito e ampliato un campo militare proprio in quella zona. Addirittura altri scontri sarebbero avvenuti anche dopo quello sanguinoso del 15 giugno, e numerose tensioni prima di questa escalation si erano verificati da inizio maggio. L’ultima crisi nella regione si era avuta nel 2017, quando i cinesi iniziarono a costruire una strada nell’altipiano di Doklam, un’area al confine con il Sikkim controllata dalla Cina ma rivendicata dal Bhutan, uno stretto alleato di Delhi. In quel caso però non c’erano stati morti.

Una guerra commerciale?

Tuttavia, dopo questi episodi, Cina e India hanno mantenuto una stretta comunicazione attraverso vari canali militari e diplomatici. Durante un colloquio telefonico, i ministri degli Esteri dei due paesi hanno raggiunto un accordo per gestire i dissidi sulla valle di Galwan in modo equo e corretto e per attenuare le tensioni sul campo. Questo però non ha impedito l’intensificarsi delle tensioni interne alla popolazione: alcuni cittadini indiani hanno bruciato le foto di Xi Jinping e alcuni apparecchi cinesi, invitando al boicottaggio di questi prodotti.

Quello che è accaduto ha fatto sì che le due potenze dell’Asia – fra l’altro le più popolate al mondo – siano ritornate a scontrarsi per questioni non solo interne e regionali, ma anche economiche e commerciali con implicazioni geopolitiche potenzialmente globali. Queste coinvolgono in primis gli Stati Uniti – già in guerra commerciale con la Cina – che hanno tutto l’interesse a sostenere l’India visto che, fra l’altro, ha siglato accordi per oltre 20 miliardi di dollari con Washington negli ultimi 13 anni.

Come spesso accade, un episodio simile fa tornare a galla tutte rivalità e le scelte compiute di recente. Oltre all’avvicinamento di Modi agli Usa, basti pensare anche all’importanza del corridoio economico sino-pakistano che attraversa il Kashimr e si capirà che – come spiega in un’analisi Ugo Tramballi per Ispi – “ai cinesi non è piaciuto che il Bjp, il partito di governo di Modi abbia retrocesso il Kashmir indiano da stato a regione autonoma; e poi abbia minacciato di annettere il Kashmir pakistano”. Nel contempo, altri analisti ritengono che il governo Modi non deve più tollerare l’ingerenza cinese nell’economia.

Di fatto, una prima reazione da parte dell’India c’è stata proprio con il blocco delle app. Più cauta invece è stata l’azione di Pechino, che si è limitata a dirsi “fortemente preoccupata” per il blocco e, successivamente, un portavoce del ministero degli Affari Esteri cinese ha poi sottolineato che i due paesi dovrebbero lavorare insieme, aggiungendo che gli ostacoli alla cooperazione “danneggeranno gli interessi dell’India“.

In realtà, come spiega Cnn in un’analisi, entrambi paesi hanno molto da perdere se la disputa si trasformasse in una guerra commerciale a pieno titolo. Per capirlo basta vedere qualche dato: da aprile 2019 a marzo 2020, l’India ha acquistato beni per un valore di 65 miliardi dalla Cina, rappresentando quasi il 14% delle sue importazioni totali. Nel frattempo, la Cina ha acquistato beni dall’India per un valore di 16,6 miliardi di dollari, divenendo il secondo maggiore partner commerciale di Delhi subito dopo gli Usa.

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[Fonte Wired.it]