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lunedì, Ago 05

Perché le aziende tech assumono sempre più persone affette da autismo


Secondo i datori di lavoro, scrive il Wall Street Journal, la loro condizione le rende perfette per sviluppare intelligenze artificiali e machine learning: una conquista sociale e tecnologica

(foto: Oli Scarff/Getty Images)

Le persone che sono affette da autismo oggi hanno una speranza in più di entrare nel mondo del lavoro. Il Wall Street Journal scrive che sempre più compagnie ad alta specializzazione tecnologica degli Stati Uniti assumono persone con questo disturbo, perché la loro condizione le rende particolarmente adatte a svolgere alcuni compiti in settori chiave come quello dell’intelligenza artificiale e dei big data.

Alcune persone affette da autismo oggi lavorano per Microsoft, Ernst & Young, Credit Suisse Group, la multinazionale Dell Technologies e Dxc Technology, un’azienda leader nel settore di servizi It a livello mondiale.

Una risorsa importante

Marcia Scheiner, fondatrice e presidente di Integrate Autism Employment Advidors, una non-profit di New York che cerca di mettere in contatto aziende e persone autistiche, crede che queste ultime possano apportare un contributo importante, specialmente in alcuni settori. E i datori di lavoro, spiega il Wall Street Journal, si sono detti profondamente d’accordo.

Chi è affetto da autismo è dotato di un metodo di ragionamento analitico che, per esempio, si presta molto bene allo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale; alcune persone riescono a rimanere concentrate per molte ore di fila senza stancarsi, o a svolgere compiti ripetitivi senza perdere l’interesse per ciò a cui si stanno dedicando. Possono quindi rivelarsi molto utili – e spesso migliori dei loro colleghi – per esempio in sistemi e dinamiche che implicano il tag foto e video per costruire database per gli algoritmi.

Non tutti i datori di lavoro sono consapevoli di questo potenziale, ovviamente: per un pregiudizio di antica derivazione, quando fanno un colloquio con una persona affetta da autismo in molti casi sono portati a vedere solo le sue difficoltà a relazionarsi. Ultimamente, però, grazie anche all’aiuto di organizzazioni come quella di Scheiner, la situazione  sta cambiando. Ernst e Young e Dxc, per esempio, hanno deciso di eliminare il classico colloquio e di sostituirlo con dei test volti a valutare le abilità dei candidati affetti da autismo, che possono durare anche per varie settimane.

Storie di successo

In moltissimi casi, raccolti dal Wall Street Journal, l’assunzione di una persona affetta da autismo si è rivelata una scommessa vinta. Nello staff di Ernst e Young, per esempio, ci sono 80 persone affette da autismo. Otto di queste hanno contribuito attivamente a costruire reti neurali grazie alle quali è possibile capire, in poco tempo se un cliente può beneficiare di deduzioni fiscali, e a realizzare un algoritmo per automatizzare la creazione di contratti di consulenza per il gruppo. Secondo alcune stime, questa invenzione ha permesso al network di risparmiare circa 500mila ore di lavoro all’anno.

Ha avuto molto successo anche Kenneth Clark Johnson, uno dei due impiegati di Credit Suisse affetto da autismo. Tra le altre cose, Johnson deve applicare modelli di machine learning a email e allegati per estrarre, classificare e inserire dati in un database che viene utilizzato dagli operatori finanziari. In un’email indirizzata al Wall Street Journal, l’uomo ha scritto che riesce a lavorare con rapidità ed efficienza, e per questo è apprezzato. Rosemary Lissenden, direttore It della banca, ha confermato che sia Johnson che il suo collega affetto da autismo lavorano molto intensamente, riescono a rimanere concentrati per diverse ore e sono meno inclini alla fatica.

Anche sulla base di questi risultati, Credit Suisse ha avviato un programma per promuovere neurodiversità in azienda. Dodici persone neo assunte grazie al programma sono ora apprendisti, con buone possibilità di essere assunte a tempo indeterminato dalla banca nel futuro prossimo.

Questa apertura, ovviamente, è molto importante anche al di fuori del luogo di lavoro, e per motivi che c’entrano poco con l’attitudine instancabile. Secondo uno studio del 2015 condotto dai ricercatori della Drexel University, il 42% delle persone americane affette da autismo e con un’istruzione superiore non aveva un lavoro pagato a distanza di sei anni dal diploma.

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