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sabato, Nov 30

Perché non siamo ancora pronti ad andare su Marte


Scusaci, Elon Musk: la prossima frontiera spaziale è il Pianeta rosso, ma dobbiamo ancora capire come gestire l’impatto dello spazio sul corpo umano

Una nuova pagina per l’umanità verrà scritta quando l’uomo arriverà su Marte, prima o poi. E questo, più o meno, lo sappiamo. Ma sono numerose le dinamiche da comprendere al meglio prima di inviare astronauti sul Pianeta rosso. In questo video Camille Alleyne, ingegnere aerospaziale, ma anche assistente al programma scientifico per la Iss della Nasa, spiega quali sono gli aspetti più importanti da considerare pensando ai primi protagonisti della futura missione: i professionisti dello spazio.

I dati sull’adattamento umano lontano dal pianeta Terra sono già a disposizione grazie alla permanenza degli astronauti di diversi paesi sulla Stazione spaziale internazionale. Nel 2016, lo statunitense Scott Kelly e il collega russo Mikhail Kornienko, ad esempio, sono stati a bordo della Iss per quasi un anno – 340 giorni – un tempo eccezionale per valutare gli effetti sulla salute.

Al ritorno sulla Terra gli astronauti pesano meno, presentano tratti di atrofia muscolare e perdita di densità ossea, e sono tutti fenomeni accelerati rispetto a quanto avviene analogamente sulla Terra. In un ambiente in cui manca la gravità, anche la vista e il funzionamento cardiaco subiscono alterazioni.

Bisogna non solo rilevare questi fenomeni, ma capire anche come ovviarvi: ecco perché, spiega Alleyne, ci vorrà ancora molto tempo prima di capire come il corpo umano possa reagire a una missione ancora più sfidante come quella su Marte. Scusaci, Elon Musk.

 

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