Nel 1985, questo film si aggiudicò il titolo di blockbuster dell’anno, superando pellicole di grande successo come Rambo 2, Rocky IV e I Goonies. Il suo guadagno si attestò intorno ai 213 milioni di dollari solo in Nordamerica, mentre nel resto del mondo superò i 170 milioni, raggiungendo così un incasso totale che superò i 389 milioni di dollari a livello globale. Il regista Robert Zemeckis, quando gli fu chiesto di descrivere che tipo di film fosse Ritorno al futuro, rispose che era “Una commedia d’avventura di fantascienza con viaggi nel tempo e una storia d’amore”.
La colonna sonora e l’atmosfera nostalgica
Ed era proprio questo il segreto del suo successo: possedeva tutti gli ingredienti necessari per attirare generazioni e pubblici diversi, tra cui effetti speciali incredibili, come la DeLorean, bolide futuristico e leggendario, che parte tra le scie di fuoco, una comicità irresistibile, musiche accattivanti e il fascino della nostalgia per gli anni ’50. Il compositore Alan Silvestri conferì al film un’impronta epica, curando una colonna sonora perfetta, in cui si distinsero brani diventati iconici, tra cui The Power of Love e Back in Time, rispettivamente del gruppo Huey Lewis and the News, e ancora Earth Angel e Johnny B. Goode, suonata da Marty nel film in uno dei momenti più memorabili dell’intera pellicola. Proprio in quella scena, Marty, che con un’esibizione strabiliante anticipa il rock’n’roll nel 1955, chiosa al pubblico: “Penso che ancora non siate pronti per questa musica… ma ai vostri figli piacerà!”.
Ritorno al futuro è riuscito a fissare nuovi standard per il cinema di genere, dimostrando che la fantascienza può essere accessibile, emozionante, e offrire una visione dei viaggi nel tempo, e del passato, particolarmente rassicurante, accendendo quell’effetto nostalgia che scaturiva dall’interazione con un’epoca sublimata e idealizzata come quella degli ’50. Quel che Ritorno al futuro concepisce è un’epoca ricostruita e plasmata attraverso una lente archetipica e selettiva: non ricostruisce gli anni ’50 ma li reinventa non guardando al passato ma al ricordo del passato. Ritorno al futuro fa di se stesso una citazione esplicita di quell’America manipolata e deformata dal cinema, costruita e reimmaginata, un luogo dove il sogno americano era pienamente riaffermato e consolidato: è l’America delle giacche di pelle, del rock’n’roll, dei diner, delle luci al neon, delle automobili dagli ingombranti paraurti cromati.
Un omaggio al viaggio dell’eroe
Un’America speranzosa e ottimista, impreziosita dal suo eroe di provincia che deve trovare la strada di casa. Impossibile quindi non pensare subito a Il mago di Oz, capolavoro del 1939, diretto da Victor Fleming, la cui struttura sembra ispirare perfettamente Ritorno al futuro: sia Dorothy, nel classico fantasy hollywoodiano, che Marty, sono personaggi puri, innocenti, finiti in un altro contesto, in un altro luogo in maniera assolutamente involontaria, che si affidano a figure-guida per ritrovare la strada verso casa.
Ritorno al futuro, dopo quarant’anni dalla sua uscita, è considerato un classico moderno, una pellicola di rara bellezza che è riuscita a ritagliarsi uno spazio nel cuore degli spettatori perché sa ancora come stupire. La sceneggiatura di Zemeckis e Bob Gale è una macchina narrativa perfetta, un esempio sublime di come si costruisce un film imperituro dove ogni battuta, ogni oggetto (una lettera, un orologio, un almanacco) ha un peso specifico nel disegno finale. Ritorno al futuro è diventato una trilogia, una saga che ha saputo evolversi senza mai tradire lo spirito del primo capitolo. Con i due sequel, i due Bob hanno forgiato un universo narrativo intramontabile, fotografando una delle coppie cinematografiche più riuscite della storia del cinema. E dato che il desiderio di viaggiare nel tempo non può essere soddisfatto nella realtà, il film ci conforta regalandoci un viaggio avventuroso e audace che possiamo rivivere ogni volta.