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giovedì, Gen 07

Perché sarebbe meglio non guardare il sesto e ultimo episodio di The Undoing



Da Wired.it :

Il thriller psicologico con Nicole Kidman e Hugh Grant nel ruolo di una ricca coppia di New York alle prese con un omicidio ti coinvolge fin quasi alle ultime battute. Peccato che la soluzione del caso e il “colpo di scena” che chiude la serie siano mostruosamente deludenti

Hugh Grant e Nicole Kidman in The Undoing

Tratto dal romanzo Una famiglia felice di Jean Hanff Korelitz, pubblicato in Italia da Piemme, The Undoing – Le verità non dette è – o meglio era – una delle serie più attese del 2020.  In infatti, arriva su Sky Atlantic dall’8 gennaio e in streaming su Now Tv, in ritardo di oltre due mesi rispetto alla messa in onda su Hbo. 

Impossibile non avere grandi aspettative, considerati i protagonisti: Nicole Kidman, Hugh Grant, Donald Sutherland. Senza contare, per noi italiani, la presenza di Matilda De Angelis. E non solo. Dopo la mini serie super premiata (2 Emmy, 3 Golden Globe) The Night Manager del 2016, The Undoing è il ritorno alla  Tv per Susanne Bier, la regista di Dopo il matrimonio del 2006 (altra famiglia e altri segreti) e di In un mondo migliore (2010), un Golden Globe e un Oscar come miglior film straniero.

E, se non bastasse, le attese erano legate anche alla presenza dietro le quinte dello sceneggiatore David E. Kelley, lo stesso stile di Big Little Lies (anche a non saperlo, le somiglianze fra le due storie saltano agli occhi, dall’ambientazione sociale, alle dinamiche psicologiche, alla costruzione dei personaggi, soprattutto femminili).

In The Undoing – Le verità non dette, siamo a New York, anzi a essere più precisi, siamo nell’Upper East Side, con Central Park a fare da sfondo a quasi ogni scena. 

La “famiglia felice” è prima di tutto una famiglia ricca. Grace Fraser (Nicole Kidman) è una psicoterapeuta che cura con successo le illusioni degli altri (un po’ meno, vedremo, le sue), suo marito Jonathan (Hugh Grant) è un oncologo infantile, il dottore che tutte le mamme vorrebbero nel caso infelice che i loro bambini si ammalassero di cancro: è preparato, dedicato, gentile e, soprattutto, empatico. Cura la malattie dei suoi piccoli pazienti senza dimenticarsi di dare sollievo alle loro sofferenze emotive. A volte, però, si prende un po’ troppa cura anche delle madri. Succede con Elena (Matilda De Angelis), con la quale ha intrapreso una relazione e che finisce presto ammazzata a colpi di martello. Tra le poche scene in cui appare da viva, ovvero prima dell’omicidio, ce n’è una memorabile: il tea party con le altre mamme, durante il quale, comincia ad allattare la sua bambina al seno, inconsapevole del sottile ribrezzo provocato nelle altre. 

Anche Grace e Jonathan hanno un figlio, Henry, il classico ragazzino per bene, legato a entrambi i genitori, il tipo di personaggio di cui ci sarebbe ben poco da dire se non fosse che l’attore quindicenne che lo interpreta, Noah Jupe, è un mostro di bravura (Se non lo avete ancora fatto, guardatelo nel film Honey Boy, in cui interpreta Shia LaBeouf da bambino). 

Quanto a Donald Sutherland, il suo personaggio è Franklin Reinhardt, il padre esageratamente ricco di Grace che non ha mai digerito il matrimonio della figlia (Sutherland è ancora una volta di una bravura che mette i brividi).  Quando Elena viene trovata morta, la polizia non ha dubbi. Jonathan è il sospettato perfetto. Aveva una relazione con la vittima, la notte dell’omicidio era con lei, subito dopo si è nascosto  – il che è un’ammissione indiretta di colpevolezza – e ha lasciato così tante tracce di Dna sulla scena del crimine da riempirci un intero laboratorio della polizia scientifica. 

Infatti, gli investigatori non si danno un gran dare fare con le indagini. Ma, stranamente, trattano Grace come una sua complice. Un atteggiamento che (insieme ad altri sviluppi che scoprirete da soli) fa sì che il pubblico da casa cominci a pensare che, be’, in effetti, è quasi più credibile lei come assassina di lui.

Le cose si complicano ulteriormente con con l’evolvere della storia, fino al punto in cui tutti diventano potenziali sospetti (sempre per il pubblico, a quanto parte non per la polizia): il padre di lei (non potrebbe aver deciso di sbarazzarsi di quel genero mal sopportato? Usare quelli che per lui sono spiccioli per assoldare un killer e far ricadere su Jonathan la colpa?), l’amica, sempre di Grace, Sylvia Steinetz, interpretata dall’attrice Lily Rabe, fin troppo invischiata nelle vicende dei Fraser (e se avesse ammazzato Elena perché sapeva del tradimento e voleva farle un favore? Certo un po’ eccessivo, ma chi lo sa?), persino il piccolo Henry (che, a un certo punto, nasconde una prova importante) e, ovviamente, lo stesso marito della vittima che sapeva tutto. 

Essendo un thriller psicologico piuttosto ben costruito, il primo consiglio, se non avete letto il libro, è di evitare tutti gli spoiler in rete, dove prima di aver fatto in tempo ad accorgervene qualcuno vi avrà già spifferato il nome dell’assassino.
Sarebbe la fine. In tutti i sensi. Perché per i primi cinque episodi, la storia cresce come l’impasto del pane al calduccio. Tanto che il pubblico della dimensione spazio-temporale dove The Undoing è già andata in onda e finita, per settimane ha riempito le rete e i social di ipotesi, teorie, spiegazioni e illazioni di ogni tipo.

Peggio ancora, vi passerebbe del tutto la voglia di vedere la serie, perché la soluzione del caso e l’ultimo colpo di scena sono inspiegabilmente sotto tono. Il sesto episodio affloscia miseramente una trama fino a quel momento messa in piedi con grande abilità, lasciando in bocca un sapore amarognolo di delusione. Se avete la forza di lasciare la storia sospesa, di non scoprire il colpevole – che, poi, è quello che nella realtà, accade spesso – forse varrebbe la pena di fare stop prima che sia tardi e passare ad altro. 

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[Fonte Wired.it]