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mercoledì, Ott 02

Perché si riparla del crocifisso in aula


Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha detto che preferirebbe vedere al suo posto una cartina del mondo ed è stato per questo accusato di essere ignorante e inadeguato

Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti (foto: Vincenzo Livieri – LaPresse)

Nelle aule scolastiche italiane c’è un oggetto della cui presenza ci si accorge solo di rado, ma da anni anima il dibattito politico: il crocifisso. Il simbolo cristiano è considerato un elemento caratterizzante della cultura e dell’identità italiana, un po’ come il presepe, ma alcuni considerano la sua affissione in contrasto col principio della laicità dello stato e col diritto di ogni genitore di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni religiose e filosofiche.

Il tema è tornato di attualità in questi giorni dopo un intervento del neo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Interpellato a questo proposito durante la trasmissione radiofonica Un giorno da Pecora, il pentastellato ha detto: “Io penso ovviamente ad una visione della scuola laica e che dia spazio a tutti i modi di pensare. Il crocifisso è una questione divisiva, che può attendere. Meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione”.

Fioramonti ha dato la sua opinione e non ha lasciato intendere che avrebbe sostituito il crocifisso ma, poco dopo il suo intervento, il Movimento 5 stelle ha preso le distanze e diversi esponenti dell’opposizione lo hanno attaccato.

 

Nel dibattito è intervenuta anche la Conferenza episcopale italiana, l’assemblea dei vescovi. Giovanni D’Ercole ha parlato di “ignoranza culturale” mentre il segretario generale, monsignor Stefano Russo, ha invitato i parlamentari ad agire affinché “questo pronunciamento non apra la strada ad una deriva”. Anche Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, si è opposto, ma per altri motivi. Secondo lui, togliere il crocifisso farebbe infatti un favore alla Lega e aumenterebbe i consensi.

Un dibattito infinito

La presenza del crocifisso in aula è oggetto di una discussione che va avanti da quasi vent’anni. Tra i primi a schierarsi contro la sua affissione ci furono Adel Smith, l’ex presidente dell’Unione musulmani che arrivò a gettare il simbolo dalla finestra di un ospedale e venne per questo condannato per vilipendio, e il giudice Luigi Tosti che si rifiutava di tenere udienze in aule dove era presente.

Anche la Chiesa valdese ha fatto sapere di essere contraria. Nel 2010, i deputati delle chiese locali e i pastori hanno detto che la sua rimozione sarebbe stata il modo migliore per festeggiare l’anniversario dei 150 anni della Unità e concentrarsi su altri temi quali le libertà democratiche, il pluralismo religioso e culturale.

Un anno più tardi, nel 2011, è arrivata anche una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo a proposito del crocifisso che ha stabilito che il simbolo non è incompatibile con la libertà di pensiero e può perciò rimanere. Il caso era arrivato a Strasburgo perché una cittadina finlandese riteneva che la presenza del crocifisso nella scuola del figlio, in Veneto, era un attentato alla libertà di coscienza e al diritto di ognuno a ricevere un’istruzione conforme alle proprie convinzioni.

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