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giovedì, Lug 09

Perché stiamo tornando a parlare di trasmissione aerea del coronavirus



Da Wired.it :

L’Oms si è dimostrata aperta di fronte all’ipotesi secondo cui il nuovo coronavirus possa essere trasmesso anche tramite aerosol. Per esempio, in condizioni specifiche come luoghi chiusi e poco ventilati. Ma servono ancora ulteriori prove e valutazioni

coronavirus
(foto: Clemente Marmorino/ IPP / Eyepix Group/Barcroft Media via Getty Images)

È la più grande domanda che gira intorno alla pandemia da Covid-19. E per cui ancora non abbiamo una risposta definitiva. Il nuovo coronavirus si trasmette per via aerea, tramite quindi l’aerosol? Secondo 239 scienziati, che hanno inviato nei giorni scorso una lettera aperta all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la risposta è sì, in quanto c’è la possibilità che il contagio possa avvenire tramite la dispersione di goccioline infette nell’aria. E ora la risposta, seppur molto cauta, dell’Oms è arrivata: gli esperti hanno confermato che ci sono prove emergenti della trasmissione aerea del nuovo coronavirus.

Come vi abbiamo raccontato, infatti, in occasione di una conferenza stampa dei giorni scorsi durante la quale il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che la pandemia non ha ancora raggiunto il suo picco, a tal proposito si era espressa la responsabile tecnica dell’Oms Benedetta Allegranzi. “Stiamo collaborando con molti dei firmatari della lettera”, ha riferito l’esperta. “Ci sono evidenze emergenti su questo tema e crediamo di dover essere aperti a questa ipotesi e studiare le prove disponibili per comprenderne le implicazioni sulle modalità di trasmissione e sulle precauzioni da prendere. Ci sono alcune condizioni in cui la trasmissione aerea non si può escludere, come in luoghi molto affollati, chiusi e poco ventilati”.

Ma cosa vuol dire esattamente che il contagio può avvenire per trasmissione aerea? Fin dall’inizio della pandemia, l’Oms ha sottolineato più e più volte che la principale via di trasmissione del nuovo coronavirus avviene da persona a persona per via respiratoria, tramite cioè le famose droplets, ossia le goccioline di saliva emesse quando qualcuno positivo al virus starnutisce, tossisce e parla. Va da sé, quindi, che le particelle virali possono raggiungere facilmente chi si trova nelle immediate vicinanze. Ed è proprio per questo motivo che tra le principali misure per contenere la diffusione del virus, l’Oms raccomanda di mantenere una distanza di sicurezza gli uni dagli altri di almeno un metro.

Ma se la trasmissione per via aerea (tramite aerosol) fosse davvero una possibilità, e bisognerebbe quindi darle peso come esortano i 239 scienziati nel loro appello, allora dovremmo stare attenti anche all’aria che respiriamo, o meglio prestare particolare attenzione agli ambienti chiusi e poco ventilati. Le droplet cariche di particelle virali, infatti, sono relativamente grandi e piuttosto pesanti (hanno un diametro maggiore di 5 micron) e non possono perciò rimanere sospese nell’aria per un lungo periodo di tempo e per lunghe distanze, ossia fino a quando la spinta di un colpo di tosse o di uno starnuto si esaurisce e la gravità ha la meglio. Le goccioline di aerosol, invece, sono molto più piccole, in quanto raggiungono un diametro inferiore a 5 micron. Sono quindi, più leggere e riescono a rimanere sospese nell’aria per lunghi periodi di tempo. Basta pensare al virus del morbillo, in grado di sopravvivere nell’aria anche fino a qualche ora. La domanda per cui ancora non abbiamo una risposta definitiva, però, è se l’aerosol può contenere una quantità di particelle virali in grado di contagiare e per quanto tempo il nuovo coronavirus riesce a rimanere sospeso nell’aria.

Finora secondo l’Oms la trasmissione per via aerea sarebbe possibile soltanto in condizioni particolari, come procedure mediche che generano aerosol. “Soprattutto negli ultimi due mesi abbiamo affermato diverse volte che consideriamo la trasmissione airborne come possibile, ma di certo non supportata da prove solide o chiare. C’è un acceso dibattito su questo tema”, aveva spiegato al New York Times Benedetta Allegranzi, prima della risposta data nell’ultima conferenza stampa. Dopo la lettere dei 239 scienziati, infatti, l’Oms ha ammesso, con molta cautela, questa possibilità, sottolineando tuttavia che sono necessarie ulteriori prove e valutazioni. Ma nel caso in cui questa ipotesi venisse confermata, l’Oms dovrebbe cambiare le proprie linee guida per evitare la diffusione del nuovo coronavirus negli ambienti affollati, chiusi e poco ventilati.

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[Fonte Wired.it]