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mercoledì, Ago 12

Perché uno dei più grandi radiotelescopi del mondo è distrutto



Da Wired.it :

L’osservatorio spaziale di Arecibo, Porto Rico, da lunedì ha uno squarcio di 30 metri: un tirante si è spezzato, per ragioni ancora poco chiare, e sono state sospese le attività scientifiche, di ricerca di vita extraterrestre e monitoraggio degli asteroidi

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La parte danneggiata del radiotelescopio di Arecibo (foto: università della Florida centrale)

In una insospettabile nottata di cielo sereno, peraltro a pochi giorni di distanza dal passaggio della tempesta tropicale Isaias, un grosso cavo dell’impianto del radiotelescopio di Arecibo ha improvvisamente ceduto. Siamo nell’isola caraibica di Porto Rico, 15 chilometri a sudovest dalla città di Arecibo, e l’incidente è avvenuto nella notte tra domenica 9 e lunedì 10 agosto, quando in Italia erano già le 8:45 del mattino.

L’immagine della devastazione, diffusa dai gestori dell’impianto, spiega più di mille parole. Gli ingegneri sul posto hanno spiegato che a essersi rotto è stato un cavo tirante ausiliario di diametro superiore ai 7 centimetri, che nel precipitare ha provocato una lunga serie di danni. Il più vistoso – e l’ultimo dal punto di vista cronologico – è uno squarcio lungo circa 30 metri nella parabola riflettente che si trova alla base dell’impianto. Ma c’è dell’altro: il cavo ha urtato anche la cupola gregoriana (gregorian dome) che sovrasta la struttura a terra e serve per orientare le osservazioni spaziali, danneggiando almeno 6 dei pannelli che la compongono, e ha anche fatto attorcigliare su se stessa la passerella metallica utilizzata dai tecnici per accedere alla cupola.

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Un’immagine di repertorio del radiotelescopio di Arecibo (foto: Stephanie Maze/Getty Images)

Tutta la ricerca scientifica che si è fermata

I tanti stakeholder che gestiscono l’osservatorio (l’università della Florida centrale, l’università Ana G. Méndez, l’agenzia governativa statunitense National Science Foundation, Yang Enterprises, l’università Cornell e, indirettamente, la Nasa) hanno comunicato l’interruzione totale delle attività dell’impianto fino a che non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza e non saranno riattivate le funzionalità di base per l’osservazione spaziale. Per il momento non è stata annunciata una data della possibile riapertura, ma di certo per il ripristino totale delle funzionalità servirà parecchio tempo: le riparazioni a seguito dei danni provocati nel 2017 dal passaggio dell’uragano Maria, per esempio, sono ancora in corso.

Il radiotelescopio, che scruta lo spazio dal 1963 raccogliendo onde radio, era stato per lungo tempo il più grande al mondo, con un diametro del collettore riflettente principale di 305 metri (poi superato dal radiotelescopio Fast nel 2016), ed era tutt’ora utilizzato per esperimenti scientifici molto diversi fra loro. Per esempio, era coinvolto nelle ricerche sulle onde gravitazionali, ma soprattutto fino alla settimana scorsa ha svolto il ruolo di sentinella nel monitoraggio di oggetti spaziali potenzialmente pericolosi per la Terra, come gli asteroidi. Infine, era parte di diversi progetti di esplorazione spaziale (inclusa la ricerca di esopianeti) e, tramite il progetto Seti@Home, era da decenni all’ascolto di possibili segnali radio provenienti da altre forme di vita intelligente nell’universo.

Le ipotesi sulle cause dell’incidente

Per il momento non ci sono certezze su che cosa abbia provocato la rottura del cavo. Un atto doloso non sembra essere tra le ipotesi più probabili, mentre si stanno facendo valutazioni su possibili effetti indiretti del maltempo.

Una pista tenuta in grande considerazione è quella della già citata tempesta tropicale Isaias che, pur non avendo compromesso l’attività del radiotelescopio durante il suo passaggio (costringendo solo a un lockdown di qualche ora), potrebbe aver messo sotto stress il sistema di cavi tiranti. Nei giorni scorsi era comunque riuscito il monitoraggio dell’asteroide 2020 NK1, che ha appena fatto un passaggio ravvicinato alla Terra e ha una probabilità su 70mila di impattare il nostro Pianeta tra il 2086 e i 2101, dopo un ulteriore passaggio ravvicinato nel 2043.

Più in generale, però, il dito è attualmente puntato sulla scarsa manutenzione riservata al radiotelescopio negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la parte strutturale. Nonostante le diverse perturbazioni che ha dovuto sopportare, e un terremoto che ha investito l’isola lo scorso inverno, pare che tutti i lavori di ripristino e riparazione siano proceduti con particolare lentezza, tra difficoltà burocratiche e ristrettezze economiche. Il che secondo alcuni potrebbe essere all’origine del cedimento, anche se solo le indagini potranno stabilirlo con certezza. Al momento, a reggere sospesa a 150 metri di altezza la piattaforma triangolare di 900 tonnellate con la cupola gregoriana restano altri 17 cavi, tra principali e ausiliari.

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[Fonte Wired.it]