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sabato, Set 21

Perché uno “sciopero globale per il clima” può funzionare


È iniziata una settimana di mobilitazioni che potrebbe segnare un punto di svolta nella lotta ai cambiamenti climatici: ecco 5 valide ragioni per scioperare insieme agli studenti

(foto: Erik McGregor/Pacific Press/LightRocket via Getty Images)

Dal 20 al 27 giugno gli studenti del movimento Friday For Future tornano a colorare le piazze di tutto il mondo per chiedere ai governi di ascoltare l’allarme degli scienziati e affrontare la crisi climatica. Stavolta, però, hanno invitato gli adulti a dare una mano unendosi a loro nel terzo sciopero globale per il clima. Vista la posta in gioco, è un invito che non si può rifiutare, anche perché il successo di questa protesta potrebbe davvero cambiare le cose. Ecco cinque buoni motivi per scendere in strada con gli studenti e schierarsi dalla parte giusta della storia, dato che stavolta può fare la differenza.

1. È ora di mostrare da che parte stiamo

La mobilitazione di Friday For Future è già riuscita a portare la crisi climatica all’attenzione del mondo, ma ora anche gli adulti devono fare la loro parte. Non c’è tempo di aspettare che i più giovani raggiungano l’età per votare e per prendere in mano le leve del potere. L’urgenza di tagliare i gas serra non lascia spazio alla speranza che siano le prossime generazioni a risolvere il problema.

Del resto Greta Thunberg, ispiratrice e icona della protesta, l’aveva detto chiaro e tondo fin dal principio: non sappiamo che farcene della vostra speranza; piuttosto, se volete essere utili, date una mano. Ecco, è arrivato il momento di dare una mano. Aderire allo sciopero globale per il clima, che in Italia si terrà il 27 settembre, sarà l’occasione per dimostrare da che parte stiamo e per cominciare a fare qualcosa di utile.

2. Far sentire il fiato sul collo ai governi

Stavolta lo sciopero per il clima non sarà un evento isolato: dal 20 al 27 settembre un’intera settimana di mobilitazioni (#WeekForFuture) vigilerà sul Climate Action Summit delle Nazioni Unite, che il 23 riunirà a New York i capi di stato e di governo del mondo nel tentativo di strappare impegni più ambiziosi contro il riscaldamento globale. L’obiettivo di ridurre del 45% le emissioni nette di gas serra entro il 2030 – indispensabile per non oltrepassare la soglia di 1,5°C e salvare il salvabile – è infatti ancora un miraggio. Anziché diminuire, le emissioni continuano a crescere e non c’è paese firmatario dell’accordo di Parigi che stia rispettando gli impegni presi. Serve un radicale cambio di rotta.

La mobilitazione è cominciata prima che si aprano i lavori del summit allo scopo di fare pressione sui delegati governativi ed evitare che lascino New York senza risultati concreti. Affinché la crisi climatica diventi una priorità nell’agenda politica, chi governa deve sentire il fiato sul collo dell’opinione pubblica. Partecipare alle iniziative #WeekForFuture è un modo per mostrare pubblicamente che pretendiamo quel cambio di rotta. Per l’intera settimana la protesta viaggerà anche in rete seguendo l’hashtag #ClimateStrike, e sul sito ufficiale degli organizzatori si spiega come rendere visibile la propria adesione. Lo sciopero finale del 27 settembre darà infine la possibilità di esprimere nelle piazze un giudizio sulle decisioni prese al Palazzo di vetro dell’Onu.

3. In gioco c’è (anche) il nostro presente

È ormai evidente che gli impatti del riscaldamento globale non riguardano il futuro delle prossime generazioni, bensì il nostro presente. I cambiamenti climatici sono già con noi e avranno una profonda influenza nel corso della nostre vite. Lo dimostrano gli incendi dell’Artico e la fusione dei ghiacci a un ritmo che non ci aspettava prima del 2050. O le ondate di calore estive e le alluvioni sempre più violente che abbiamo vissuto sulla nostra pelle negli ultimi anni.

La realtà è peggiore delle peggiori previsioni dei climatologi, che oggi temono di assistere a una pericolosa accelerazione del riscaldamento globale. Insomma, diversamente da quel che si pensava, la crisi climatica non sarà un brutto affare soltanto per chi verrà dopo di noi. I ragazzi e le ragazze di Friday For Future non protestano soltanto per difendere il loro futuro, ma anche il nostro presente. E gli adulti non hanno solo il dovere di fare qualcosa: ne hanno tutto l’interesse.

4. Schierarsi dalla parte giusta della storia, semplicemente

Lo sciopero globale per il clima promette di essere una delle più grandi manifestazioni in difesa dell’ambiente della storia, segnando un punto di svolta nella lotta al riscaldamento globale. Nel primo giorno si stimano oltre quattro milioni di persone e le proteste hanno coinvolto in modo massiccio anche molti Paesi asiatici e africani. Mentre a New York le centinaia di migliaia di studenti che hanno saltato la scuola non dovranno portare giustificazioni per il loro impegno a difesa del pianeta: lo ha promesso con un tweet il dipartimento dell’educazione.

Ma stavolta hanno aderito anche numerosi sindacati e lavoratori di grandi aziende, tra cui spiccano quelli dei colossi tecnologici Amazon, Google e I dipendenti di Amazon sono stati i primi a mobilitarsi: chiedono che Jeff Bezos azzeri le emissioni entro il 2030, stracci i contratti con le compagnie petrolifere e smetta di finanziare lobbisti e politici negazionisti.

Del resto è sempre più evidente che la crisi climatica non è una faccenda da ecologisti ma una minaccia senza precedenti per le società moderne, con profonde ripercussioni economiche, politiche e sociali. I giovani attivisti di Friday For Future vogliono mettere fine alla tossicodipendenza da combustibili fossili che incendia il pianeta, ma chiedono anche che la transizione energetica sia equa, nel rispetto di una giustizia climatica. In altre parole, si stanno impegnando per costruire un mondo migliore. E noi che vogliamo fare, starcene chiusi in ufficio?

5. Mobilitarsi insieme può cambiare tutto

La storia recente dimostra che le proteste collettive hanno il potere di cambiare lo status quo, talvolta anche in modo rapido e inaspettato. E secondo uno studio appena pubblicato sul Journal of Environmental Psychology, unirsi al movimento per il clima e aderire agli scioperi dei prossimi giorni potrebbe davvero fare la differenza.

Secondo i ricercatori australiani che hanno condotto lo studio, per cominciare a fare qualcosa di concreto, il gesto più importante che possiamo subito compiere è partecipare al Global Climate Strike. E magari chiedere ad amici, parenti e colleghi di unirsi a noi. Mobilitarsi in difesa di una causa comune può farci riscoprire il potere dell’azione collettiva e rafforzare il consenso sociale intorno alla necessità di reagire alla crisi climatica. In definitiva, potrebbe fare da innesco a quel cambiamento radicale di cui abbiamo un disperato bisogno.

 

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