In un momento di grave crisi sul fronte, con i russi che in tre giorni sono avanzati di 18 km nel Donetsk, minacciando Kramatorsk e Druzhkivka, volontari che scarseggiano e un logoramento evidente dell’opinione pubblica, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato l’intenzione di facilitare l’uscita dal paese per i cittadini sotto i 22 anni. Una mossa a sorpresa che, a prima vista, sembra frantumare uno dei pilastri della legge marziale: il divieto di espatrio per i maschi dai 18 ai 60 anni, potenzialmente arruolabili in una guerra di logoramento che Trump vorrebbe risolvere in Alaska.
Un’apertura senza eccezioni
Il presidente ha parlato di un’apertura “senza eccezioni”, ma la realtà è più sfumata di così. Un deputato Serhiy Yevtushok ha chiarito che, a suo avviso, il permesso sarà limitato “agli studenti con invito e visto per istituti esteri”. In altre parole non un via libera generalizzato, ma un corridoio selettivo per chi intende studiare fuori dal paese. In poche parole, i più benestanti e “connessi”.
Ma quanti sono i giovani sotto i 22 anni che vivono in Ucraina? Circa 100mila, secondo dati parlamentari, e il provvedimento li riguarderebbe accompagnandosi a un’altra novità: l’annuncio di condizioni di ammissione semplificate per le università e la possibilità di una campagna di iscrizioni invernale, per compensare le difficoltà causate dalla guerra.
I motivi della scelta
Come dicevamo, la decisione si inserisce in un quadro militare a dir poco complesso. Zelensky ha più volte ribadito che “mobilitare dai 18 anni non ha senso”, per il semplice motivo che non ci sono armi sufficienti per equipaggiare tutte le brigate. Nei mesi scorsi, a giovani tra i 18 e i 24 anni sono stati offerti contratti di un anno con compensi più elevanti della media e benefit sociali di vario tipo, ma l’idea di una mobilitazione di massa era ben lontana. Lo è anche in Russia che, però, sembra avvantaggiata nei numeri e nel tempo. Questa ritrosia ad attingere a una risorsa demografica cruciale, ha ammesso lo stesso presidente, è stata citata da alcuni leader occidentali come motivo per non imporre sanzioni più dure alla Russia: “I partner elencano tra le ragioni la mancata mobilitazione dei diciottenni”, ha detto in un’intervista a RBC-Ucraina.
“L’operazione segna un contrasto con le pressioni degli alleati, che da tempo chiedono a Kiev di ampliare il bacino reclutamento”, commenta con noi al telefono Davide Maria De Luca, corrispondente dall’Ucraina per la Radiotelevisione svizzera. E tuttavia è anche un gesto potenzialmente molto popolare tra i giovani ucraini, che costituiscono tuttora una fetta importante della base elettorale di Zelensky, nonché l’ossatura della comunicazione pro-Kyiv sui social – quella più spigliata, internazionalizzata, persuasiva. Per sono ancora giovani molti dei custodi della memoria di EuroMaidan, la proteste del 2013-2014 contro le ingerenze russe e la corruzione, diffidenti verso la classe politica tradizionale ai quali si è rivolto Zelensky per vincere nel 2019.