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giovedì, Set 12

Perché Zerocalcare e Saviano devono andare a L’Aquila, alla faccia del sindaco


Il primo cittadino, con un passato in CasaPound, dichiara di non volerli al Festival degli Incontri, esercitando un’assurda censura politica su un evento culturale

Da quando Matteo Salvini a inizio agosto ha fatto cadere il governo con l’obiettivo di andare al voto, la sua principale attività quotidiana è diventata trovare un capro espiatorio per i suoi disastri di strategia politica. La risposta sta nella legge costituzionale, che consente al capo dello Stato di individuare nuove maggioranze in grado di formare un esecutivo, prima di indire nuove elezioni. E Mattarella le ha trovate nella partnership tra Movimento cinque stelle e Pd.

Giorgia Meloni e Pierluigi Biondi – foto Getty

Tra un “Mai col Pd” e discorsi sull’attaccamento alla poltrona di tutti i partiti italiani tranne il suo, Salvini ha trovato un fido alleato dialettico nel partito Fratelli di Giorgia Meloni. Il motivo è semplice: secondo i sondaggi, in caso si fosse andati al voto, la Lega avrebbe avuto un exploit simile a quello delle ultime europee, ma non sufficiente a formare un governo monocolore. Fratelli diventava allora la stampella con cui dare vita all’esecutivo più sovranista di cui si abbia memoria nella Repubblica italiana. Tutto questo non è successo, Salvini e Meloni sono stati relegati all’opposizione e quest’ultima, rivolgendosi ai nuovi membri dell’esecutivo durante la votazione della fiducia, li ha definiti “ladri di democrazia”. Nelle scorse ore, allora, il suo partito ha voluto svelarci il suo concetto di democrazia, dandoci un assaggio di quella che sarebbe potuta essere l’Italia a guida Lega-FdI. Lo ha fatto a L’Aquila, città governata da ormai due anni dal meloniano Pierluigi Biondi.

Zerocalcare Macerie prime sei mesi dopo

A metà ottobre nel capoluogo abruzzese si terrà il Festival degli Incontri, una quattro giorni di eventi diffusi in città tra arte, letteratura e concerti, nel decennale del tragico terremoto del 2009. Il palinsesto è in via di definizione, ma nelle ultime ore si è alzata una bufera sul festival. “A poche settimane dall’inaugurazione, il sindaco de L’Aquila, Pierluigi Biondi, si fa vivo manifestando l’intenzione di voler condizionare il supporto operativo del Comune proponendo l’esclusione di alcuni ospiti a lui sgraditi e chiedendomi un bilanciamento politico del programma, con nomi a lui graditi, esercitando così di fatto una censura politica sugli indirizzi culturali”, ha denunciato la direttrice del festival, Silvia Barbagallo. Gli ospiti in questione sono lo scrittore Roberto Saviano e il fumettista Zerocalcare, la cui partecipazione a questo punto è in dubbio.

Roberto Saviano (foto: Manuel Romano/NurPhoto via Getty Images)

Il sindaco di Fratelli , infatti, ha posto un veto su questi personaggi da lui definiti scomodi, se per scomodi si intende che non condividono quell’ideologia a base di xenofobia, omofobia e sovranismo propria del suo partito. L’attivismo civile di Saviano e Zerocalcare, dai diritti dei migranti a quelli dei carcerati per citarne solo alcuni, da medaglia d’onore si trasforma così in punto debole nell’Italia medievale rincorsa da Fratelli . “Se vogliono che il Comune adotti la delibera per erogare i fondi, mi venga a trovare e ragioniamo. Altrimenti, può fare il programma che vuole solo se trova il modo di farsi pagare dal ministero dell’Istituzione”, ha spiegato il sindaco.

Questo intervento è molto grave, perché ha tutte le caratteristiche di un’ingerenza autoritaria. Al di là del fatto che il festival sia finanziato dal ministero dei Beni Culturali e non dal suo municipio, l’idea che la politica, nelle vesti del sindaco, possa invadere il campo della cultura e indirizzarlo a suo piacimento, facendo le purghe di chi porta avanti concetti considerati sgraditi alla propria linea, è una modalità di governare che si collocherebbe meglio in un regime dello scorso secolo che non in una democrazia europea dei tempi attuali. Ma d’altronde basta guardare il curriculum di Biondi, per capire che il suo attentato alla democrazia culturale non è casuale. Fratelli è il suo momento politico più moderato, e basta questo: in precedenza, il sindaco abruzzese ha militato per diversi anni in Casapound. Quei personaggi che nei giorni scorsi versavano lacrime appellandosi alla democrazia per la cancellazione dei propri account social, megafono di odio e fascismo, oggi vogliono censurare un festival perché non allineato politicamente alle proprie idee retrograde.

I piagnoni vittimisti lasciamoli fare ai nazisti che ormai sono specializzati”, ha detto Zerocalcare, chiedendo che il sostengno venga dato, più che a lui e agli altri ospiti a rischio epurazione, alla direttrice del festival Barbagallo. E per smentire il sindaco e i suoi discorsi sull’utilizzo dei fondi, il fumettista ha sottolineato come la sua partecipazione sarebbe stata priva di compenso.

Quella di Biondi è allora un’offensiva politica, l’ennesima a cui siamo stati abituati in questo ultimo anno di deriva autoritaria del paese, tra attacchi ai giornalisti, messa in discussione delle scorte a chi vive sotto minaccia e discriminazioni di ogni tipo. Il fatto che la direttrice del festival non voglia cedere di una virgola è molto importante, così che non la sia dia vinta a chi sogna un paese dove non ci sia spazio per libertà di pensiero ed espressione. Se l’Italia che ha in mente Fratelli è questa, più che un ”attentato alla democrazia” la mancata consegna delle chiavi dell’esecutivo a Meloni & Co sembra la scelta più democratica che si potesse fare.

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