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domenica, Feb 05

Peter Pan dopo 70 anni non ha perso nulla della sua magia



Da Wired.it :

Peter Pan a distanza di 120 anni da quando J. M. Barrie lo creò, rimane uno dei personaggi simbolo dell’infanzia e del concetto di narrazione formativa. Quasi tutti lo abbiamo conosciuto grazie a ciò che Walt Disney offrì al mondo esattamente 70 anni fa, con un film d’animazione in grado di porsi come punto di riferimento da quel momento in avanti non solo in termini tecnici o artistici, ma di contenuto. Negli anni, il suo Peter Pan sarebbe stato tuttavia a poco a poco colpevolmente ridimensionato, quando invece anticipò tematiche e soprattutto una visione del concetto di crescita e del racconto di formazione che non tutti colsero, affascinati dal tono e dalla sua componente visiva. Ed invece, rimane uno dei film Disney più atipici e per certi versi anche incompresi che esistano. 

La genesi di un piccolo capolavoro di animazione

Peter Pan era un vero e proprio pallino per Walt Disney, che voleva assolutamente farne una sua versione animata già al tempo in cui usciva sul grande schermo il suo fantastico Biancaneve e i sette nani. Ma tra il problema dei diritti dell’opera originale, la difficoltà nel creare una sceneggiatura adatta che fosse però anche fedele alle idee di Barrie e soprattutto il secondo conflitto mondiale che quasi fece fallire la Disney, il progetto dovette aspettare la fine degli anni ‘40 per venire alla luce. Il risultato finale però lasciò letteralmente a bocca aperta la critica dell’epoca, sovente poco tenera con i film della casa di Topolino, per la meticolosità dell’animazione e una dimensione cromatica incredibilmente innovativa. Qualcuno obiettò sulle differenze rispetto all’opera originale a livello di trama e personaggi, ma il consenso fu unanime nel constatare che era un film studiato per il pubblico più giovane ma capace anche di impressionare e colpire quello più maturo

Da allora, intere generazioni di bambini sono cresciute guardando Peter che vola come solo gli uccelli sanno fare, con Wendy ed i suoi fratelli che seguono lui e quella piccola fatina Trilli che lo accompagna ovunque. Almeno una volta, da giovani, tutti abbiamo sognato di andare sull’Isola che non c’è, ed è qualcosa che spesso è diventato tanto più inconsciamente pressante quanto più paradossalmente il tempo passava, dall’infanzia si entrava nella preadolescenza e poi nell’adolescenza. Si imparavano quindi delle regole universali che questo film, a modo suo, già in quel 1953 rendeva evidente: tutto cambia, nulla rimane uguale o per sempre. Peter Pan è stato uno dei film Disney più amati ma allo stesso tempo anche uno dei più sottovalutati dal punto di vista semantico. Questo film ci parlò in modo assolutamente innovativo della differenza che esisteva tra giovinezza ed età adulta, dell’incomunicabilità che sovente divide questi due mondi. Crescere è inevitabile, ma spesso ci rifiutiamo di farlo perché l’età adulta ci pare incredibilmente noiosa, sterile e priva di amore. 

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Immaginato come un western, strutturato sulle dinamiche dei videogiochi ma poi fedele alla sua origine, il nuovo spin-off del personaggio di Shrek è molto meglio del primo

Tale tematica è diventata centrale solo con il tempo, ed in particolare con negli ultimi anni, quando l’animazione ha cominciato ad interessarsi maggiormente delle dinamiche psicologiche, con film come Soul oppure il fantasioso Red. Se si vuole però cercare l’origine di una volontà di introspezione artistica così particolare, che oggi paradossalmente secondo molti ha anche ridotto la varietà dei personaggi e eliminato i cattivi dalla narrazione disneyana, è a questo film del 1953 che bisogna volgere lo sguardo per cercare un prototipo. Il Peter Pan della Disney fu capace di andare oltre l’apparente spensieratezza della sua trama con le sue canzoni, la deliziosa estetica e le risate regalate dal bambino che non voleva crescere mai, con la sua rivalità con il malvagio e al contempo ridicolo Capitano Uncino. Peter Pan con Trilli nella camera di Wendy, spiega a lei e agli altri come volare, l’importanza del pensiero felice. Egli rappresenta la spensieratezza, il disimpegno più totale, l’astrazione che domina la quotidianità quando si è giovani. 

Sono tutte cose che molti di noi oggi rimpiangono, legate al concetto di scoperta del nuovo, di esperienza con cui riempire un contenitore ancora in fieri, vuoto per buona parte. Perché la realtà è che la giovinezza non è tanto l’età, ma il tempo che abbiamo davanti e più questo si riduce, più la nostra mente viene riempita da esperienze, più tutto appare essere una ripetizione di ciò che abbiamo già avuto. Il tempo, ci rendiamo conto con il passere dell’età, è la solo unica moneta che abbiamo ma anche il nostro padrone. Ma il tempo per Peter non scorre mai, egli rimarrà per sempre un ragazzino, ed è un regalo che inizialmente Wendy invidierà, pare una promessa di felicità eterna. Oppure no? Perché il punto fondamentale ad oggi, è comprendere come questo sia stato in realtà uno dei film più diversi dalla norma della Disney, è partire proprio da lui, da Peter. Ad uno sguardo più attento, ci si rende conto che Peter Pan non è in realtà un personaggio completamente positivo, tutt’altro, molti nel corso degli anni lo hanno infatti definito il primo, vero, antieroe della Disney.

Un personaggio tra contraddizione e immobilità

Peter a mano a mano che si va avanti si rivela infatti essere egoista, narcisista, non ascolta mai gli altri, è egoriferito in modo assoluto, rifiuta ogni possibile cambiamento e non si mette mai in discussione; ma soprattutto è chiuso dentro ad un circolo vizioso esistenziale che nella realtà lo rende quasi sempre distante dagli altri. Lo è anche rispetto a quegli amici che ha portato direttamente dalla Londra di inizio ‘900, a quei bambini sperduti che come lui vivono in quell’isola apparentemente da sogno. Ma da un sogno bisogna svegliarsi, bisogna allontanarsi, perché la vera vita è là fuori ed è fatta di un tempo che scorre, del cambiamento che bisogna abbracciare, del flusso che non si può arrestare. Questo personaggio ancora oggi rimane di conseguenza una sorta di totem sul significato ultimo dell’adolescenza, ed il suo significato è molto semplice: non dura. Essa è una fase di passaggio verso l’età adulta come lo sono altre. Peter Pan ci parlò di tutto questo attraverso gli occhi di Wendy, all’inizio affascinata da questa nuova vita, dalla prospettiva di non dover mai dar retta al padre. Ma alla fine si rende conto che anche le cose più incredibilmente belle e spensierate devono portare da qualche parte. 

La cosa più affascinante di Peter Pan, è come questo messaggio arrivi non come mero inno al conformismo, che poi era il tratto distintivo dell’Inghilterra vittoriana, così classista ma avvolta da leggende, ma al contrario come un iter di liberazione personale, di autodeterminazione. 
Capitano Uncino, Peter Pan, pirati e bimbi sperduti e indiani, sono condizionati dal tempo che scorre pur essendone privi. Ne è un ovvio simbolo la sveglia contenuta nella pancia di quel coccodrillo che dà la caccia al famigerato pirata dopo averne già divorato una mano. 
Per Uncino quel suono è un’ossessione, perché gli ricorda non solo che quella fiera che teme più di ogni altra è nei pressi, ma anche perché quel ticchettio rappresenta il tempo che scorre e quindi la morte che spezza l’incantesimo della sua esistenza. Wendy alla fin fine capirà che quel mondo non fa per lei e per i suoi fratellini. Peter Pan non svilupperà mai appieno il proprio potenziale perché non vuole mettersi in discussione, mentre Capitan Uncino ha ucciso quella parte innocente dentro di sé che gli permetteva di guardare al mondo con rinnovata curiosità ed empatia. 



[Fonte Wired.it]