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martedì, Apr 21

Petrolio, come ha fatto il prezzo a finire in negativo?



Da Wired.it :

Le vendite dei contratti futuri con consegna a maggio hanno registrato per la prima volta un picco sotto zero a causa del crollo dei consumi

Foto di drpepperscott230 da Pixabay

Crolla il prezzo del petrolio in Borsa. E i contratti per le consegne future di greggio scendono per la prima volta nella storia sotto lo zero. I titoli per gli scambi di petrolio statunitense (Wti) con consegna a maggio hanno raggiunto un picco negativo di -37,63 dollari al barile con un calo di oltre il 305%, come riporta il Wall Street Journal. Chi vende, insomma, lo fa in perdita.

Un po’ meglio per i contratti da giugno in avanti, che vanno da perdite dell’11% a giugno fino a un più contenuto 3,96% di settembre. In autunno, poi, i prezzi dovrebbero tornare a stabilizzarsi.

Lo squilibrio tra domanda e offerta

Ma quali sono le cause di questa crisi del prezzo? Il problema principale è il crollo della domanda a fronte di un’offerta che è rimasta stabile, e la conseguente diffidenza degli investitori che in questo momento preferiscono non investire nell’oro nero. Con oltre metà della popolazione mondiale in lockdown per l’emergenza coronavirus, molte attività chiuse e l’incertezza generale sulle tempistiche della fase 2, la domanda di energia e di petrolio è crollata di quasi un terzo.

Chi estrae, invece, continua la sua produzione, ma è ormai costretto a svendere o addirittura a pagare, come nel caso del centro di stoccaggio dell’Oklahoma riportato da Bloomberg, pur di riuscire a piazzare i barili prodotti in questo momento. A pesare su questa situazione è stato anche il testa a testa tra l’Arabia Saudita e la Russia, due dei maggiori produttori al mondo, che ha tenuto banco nel mese di marzo e che si è poi concluso lo scorso 12 aprile con l’accordo tra Mosca e l’Opec, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio, per un taglio della produzione di oltre 9,7 milioni di barili di petrolio al giorno.

La riduzione, però, entrerà in vigore a partire da maggio, e quindi le ripercussioni attuali sui prezzi sono frutto della scarsa tempestività dell’intervento sulla produzione a fronte di una domanda in calo già da marzo, quando in molti paesi del mondo entravano in vigore le misure di limitazione dei movimenti e le chiusure delle aziende.

Il “contango” e i contratti a maggio

La situazione ha dato vita al cosiddetto contango, il fenomeno temporaneo per cui i prezzi delle commodity sono più alti per il futuro che per il presente. Il crollo verticale dei prezzi riguarda in particolare i contratti futures di maggio, che vedranno probabilmente un prezzo molto basso (al momento si trova in lieve ripresa a meno di 2 dollari al barile), ma già da giugno il prezzo al barile per il Wti potrebbe tornare oltre i 20 dollari. Ma si tratta comunque di cifre che restano ancora lontane dai 60 dollari al barile dello scorso gennaio, e proprio la differenza notevole tra i contratti è la conseguenza più evidente di un mercato ora molto sbilanciato nel settore petrolifero.

Un calo più contenuto, infine, ha riguardato il Brent, il petrolio europeo, che ha perso ieri il 7% ma che non ha mai registrato il segno meno sul prezzo, stabilizzatosi oggi attorno ai 25,7 dollari al barile. Nonostante questi cali, tuttavia, in Italia il prezzo della benzina non è sceso finora altrettanto significativamente, visto che è determinato in gran parte da accise che non risentono delle fluttuazioni della materia prima.

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[Fonte Wired.it]