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Photo dump, la falsa spontaneità nelle foto “venute male” della Gen Z

by | Nov 16, 2025 | Tecnologia


Da quando i social sono entrati a gamba tesa nelle nostre vite, il nostro modo di auto-rappresentarci è cambiato radicalmente, in ultima battuta con il photo dump. Per anni abbiamo inseguito un’estetica levigata, luminosa, impeccabile: la foto come prova di una vita sempre felice e in ordine. Non è certamente sorprendente. Per chi non lavora nella moda o nell’arte, l’immagine è sempre stata la versione migliore di un momento. Gli album di famiglia lo dimostrano: per trovare uno scatto davvero spontaneo serviva un cugino appassionato di reportage, quello che inseguiva “il momento di verità” (spesso poco lusinghiero). Quando i social ci hanno offerto la possibilità di costruire il nostro racconto pubblico, molti hanno semplicemente imitato l’estetica delle copertine patinate. Una vita perfetta che non ci sarebbe mai stata concessa davvero, ma chi poteva impedirci di fingere malamente? Nessuno.

Photo dump: la nuova perfezione che finge di essere spontanea

Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato. Ed è cambiato dal basso, dai nati tra il 1997 e il 2012: la cosiddetta Generazione Z. I ragazzi non solo hanno dichiarato di non sopportare più l’estetica alla “vacanza infinita sulla costiera Amalfitana” — luci perfette, case perfette, pose perfette — ma hanno proposto un altro codice visivo, immediatamente riconoscibile: il photo dump.

Per i boomer che se lo fossero perso, il photo dump è un trend (ovviamente), una sequenza di immagini apparentemente casuali, sfocate, sbagliate, prese al volo. Sottolineo: apparentemente. Perché i giovani non sono meno attenti all’immagine, sono semplicemente più consapevoli delle “50 sfumature di verità” che ci possono stare dietro. La loro perfezione non deve sembrare perfezione. Deve sembrare noncuranza. Una calcolatissima ammaliante sciatteria.

Selfie mossi, screenshot, ginocchia al sole, un piatto fotografato male, un quarto di tacco a spillo che graffia un tombino, un volto tagliato, un corridoio vuoto. Tutto studiato. Tutto voluto. Tutto calibrato per suggerire un’idea precisa: “Io vivo con forza il presente, non mi metto in posa (come fate voi vecchi)”.

La retorica della spontaneità calcolata

Se i millennial si percepivano come Barbie in Erasmus a Dubai, la Gen Z preferisce la narrazione del fuggiasco affannato: qualcuno che ha una vita talmente piena da non avere tempo di prendere la messa a fuoco. È un’estetica del disordine coreografatissimo. E non riguarda solo teenager annoiati e studenti fuorisede. Vale anche per le ventottenni in carriera, i creator più seguiti e persino figure pubbliche di primo piano. L’attuale first lady di New York, moglie di Zoran Mamdani, Rama Duwaji, illustratrice di talento e perfettamente consapevole dei linguaggi visivi contemporanei, pubblica sui social il suo lavoro d’artista e  immagini di se volutamente imperfette. Non perché lo siano davvero, ma perché oggi il modo più efficace di comunicare è sembrare spontanei. In sintesi, non abbiamo smesso di curare l’immagine. Abbiamo solo imparato a nascondere la cura con cui lo facciamo.  Siamo passati dal voler sembrare perfetti al voler sembrare spontanei. Ma la selezione, la posa e il controllo sono rimasti gli stessi — solo nascosti meglio. Il photo dump è la nuova forma di perfezione: quella che giura di non esserlo. Insomma la vanità ha solo cambiato vestitino e sarà meglio aggiornarsi prima di fare la fine degli emarginati o peggio ancora, dei boomer.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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