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lunedì, Dic 18

Piracy Shield e legge anti pezzotto


Se stai leggendo questo articolo forse anche tu sei fruitore di un sistema illegale per la visione di contenuti in streaming. Probabilmente vuoi capire quali sono i rischi che corri con l’introduzione della legge anti pezzotto e del sistema Piracy Shield cerco di spiegartelo in modo semplice.

Piracy Shield

Il sistema Piracy Shield è la conseguenza della legge anti pezzotto. È un sistema completamente automatizzato che si attiva su segnalazione di uno dei soggetti coinvolti e che dovrebbe bloccare le trasmissioni pirata entro trenta minuti interrompendo la visione.

I soggetti autorizzati alla segnalazione sono i detentori dei diritti televisivi o altri soggetti coinvolti. Per poter fare la segnalazione i soggetti autorizzati devono fornire una prova della violazione. Una volta in possesso della prova dovranno autenticarsi sull’apposito portale istituito dall’AGCOM inserendo.

  • URL del sito autore della violazione
  • Indirizzo IP del server che fornisce il flusso streaming
  • prova della violazione (potrebbe bastare uno screenshot)

Dopo aver inserito questi dati l’autore della segnalazione avrà 60 secondi per revocarla dopodiché il sistema si metterà in moto.

Come funziona il sistema Piracy Shield

Una volta attiva la segnalazione innescherà una serie di comunicazioni informatiche automatizzate secondo un sistema denominato machine to machine. Non ci sarà più alcun intervento umano.

I destinatari di queste comunicazioni saranno tutti quelli che potranno avere un ruolo attivo per bloccare l’IP e quindi parliamo di

  • Gestori telefonici
  • ISP – Internet Service Provider
  • Gestori di DNS
  • Gestori di VPN
  • Motori di ricerca

gli obiettivi di queste attività sono:

  • bloccare l’indirizzo IP utilizzato dal server dei contenuti diffusi illecitamente
  • bloccare i siti web che pubblicizzano gli eventi trasmessi illegalmente
  • de-indicizzare (eliminare dai motori di ricerca) i suddetti siti
  • impedire l’accesso alla URL
  • interrompere le catena di server MultiHop delle VPN

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Tutti i soggetti coinvolti hanno partecipato ai vari tavoli di studio del fenomeno della pirateria dei contenuti protetti e saranno parte attiva nelle azioni di contrasto.

L’obiettivo è quello di bloccare le trasmissioni nel più breve tempo possibile.

IL sistema funzionerà?

La domanda è quella che si fanno un po’ tutti, fruitori del pezzotto e detentori dei diritti. Cerchiamo di capirci qualcosa.

La fretta di intervenire entro trenta minuti è dettata da almeno due esigenze

  • bloccare le trasmissioni prima che terminino gli eventi di richiamo
  • non dare il tempo ai fornitori del pezzotto di riorganizzarsi

Il secondo punto a mio avviso è interessante, in realtà trenta minuti sono anche tanti. Sì perchè cambiare l’indirizzo IP di un server è una azione che richiede pochi secondi. Questo vuol dire che i server che hanno subito il blocco dell’indirizzo IP, possono tornare disponibili quasi in tempo reale.

È vero che una volta cambiato l’IP gli utenti potrebbero perderne le tracce ma a questo pensano i DNS.

Un sistema DNS associa un URL (un indirizzo fatto di caratteri alfanumerici) a un un indirizzo IP (fatto di soli numeri) ; grazie a questi sistemi i server posso essere rintracciati anche tramite URL.

Il fatto è che anche i sistemi DNS possono cambiare l’IP associato in pochi secondi. Ne consegue che i server dei pezzotti possono essere dotati di nuovi indirizzi IP associati a un URL dopo pochi secondi.

La debolezza del Sistema Piracy Shield

Ci sono molti punti deboli nel sistema Piracy Shield primo fra tutti il fatto che ci sono molti soggetti in gioco. Perché il sistema funzioni serve la collaborazione attiva di tutti, collaborazione che spesso va contro i loro stessi interessi.

Ma c’è un altro grosso punto debole: la ristrettezza geografica delle azioni. Tutte le azioni messe in campo dal sistema possono avere valenza solo in Italia. È evidente a tutti che una legge italiana non può avere effetti all’estero. Se anche il sistema funzionasse la sua efficacia si limiterebbe al territorio nazionale.

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Ebbene, nessun fornitore di IPTV illegale ha i server in Italia, è una cosa ovvia. Avere i server all’estero è il più elementare sistema per sfuggire ai controlli.

In questo stato delle cose una VPN sarebbe è sufficiente a geolocalizzare gli utenti italiani all’estero, permettendo loro di accedere liberamente ai server ed evitando gli effetti del sistema Piracy Shield.

Anche la maggior parte degli ISP, fornitori di DNS, server farm, fornitori VPN si trovano all’estero e con ogni probabilità vedono la nuova piattaforma come l’opportunità per fare un po’ di soldi in Italia. Ci sono poche speranze che collaboreranno con le autorità italiane per dare efficacia alla legge anti pezzotto.

Le legge anti pezzotto

La legge anti pezzotto è la numero 93 del 2023 , legge che è entrata in vigore il giorno 8 agosto 2023.

Con questa legge sono state introdotte disposizioni che dovrebbero prevenire e contenere il fenomeno della pirateria dei contenuti tutelati dal diritto d’autore.

L’obbiettivo principe di questa norma è quello di arginare la diffusione illegale di partite di calcio in diretta e di film su siti o piattaforme non autorizzate.

La normativa ha un particolare focus sugli eventi sportivi, è nasce su raccomandazione della Commissione Europea e dalle lamentele dei detentori dei diritti.

La legge fa riferimento anche ai siti che mettono a disposizione illegalmente film serie e programmi TV, anch’essi protetti dal diritto d’autore.

Cosa rischia chi guarda il pezzotto?

Le pene della legge anti pezzotto sono severe, le sanzioni sono differenti a seconda del fatto che si sia fornitori o fruitori del servizio.

L’obiettivo è contrastare lo streaming illegale di contenuti multimediali con multe e reclusioni. In particolare:

  • fruitori del servizio: una multa da 150€ a 5.000€
  • fornitori del servizio: da 6 mesi a 3 anni di reclusione e una multa fino a 15.000 euro

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oltre, ovviamente, al sequestro delle apparecchiature utilizzate per mettere in atto il reato.

È evidente che da sole le pene non bastano a scoraggiare il fenomeno del pezzotto, gran parte della legge pone la sua fiducia nel sistema Piracy Shield.

Geo-blocking

Mentre in Italia si fanno leggi per arginare l’uso del pezzotto (invece di trovare modi per incentivare l’acquisto di contenuti legali) un regolamento europeo sta per ridisegnare completamente il sistema dei diritti televisivi, finalmente!

Già dal 2018 esiste un regolamento europeo che vieta l’uso della geo localizzazione per impedire, limitare o condizionare l’accesso a contenuti nell’Unione Europea. Questo vuol dire che, all’interno dell’Unione, non si può agire sulle modalità di accesso un sito o servizio di un soggetto facente parte della stessa Unione Europea in funzione della provenienza dell’utente.

L’Europa quindi è un unico territorio all’interno del quale non si può limitare l’accesso ai siti e ai servizi distribuiti via internet. È vietato anche modificare l’offerta economica in funzione della geo localizzazione. I cittadini di ogni Stato Membro devono avere accesso alle medesime offerte.

Gli unici settori che possono ancora usare il geo-blocking sono quelli relativi ai

  • contenuti tutelati dal diritto d’autore
  • servizi finanziari
  • audiovisivi
  • servizi di trasporto, sanitari e locali

Il futuro del geo-blocking

La novità è che il Parlamento Europeo si è dichiarato favorevole alla rimozione dei blocchi geografici per i servizi di streaming i cui contenuti sono

  • film
  • serie tv
  • trasmissione di eventi sportivi in diretta

Tutto questo a partire dal 2025.

Si tratta di una rivoluzione, l’attuale sistema delle esclusive sui diritti andrebbe completamente rivisto.

Lo scenario che si configura è quello in cui un utente Italiano potrebbe comprare un pacchetto con le partite della Serie A di calcio da un broadcaster tedesco, spagnolo, estone, etc. Insomma la fine del limite nazionale degli abbonamenti ai contenuti in streaming.

Aumenterà la concorrenza e, con ogni probabilità, ci saranno offerte a prezzi più accessibili. staremo a vedere.

Un articolo di Alessandro Nicotra pubblicato il 17 Dicembre 2023 e modificato l’ultima volta il 18 Dicembre 2023



Fonte tudigitale.it