Piracy Shield, quanti soldi servono per ripagare le aziende che fanno funzionare la piattaforma nazionale anti-pirateria

by | Dic 10, 2025 | Tecnologia


Istituire un fondo da 9,5 milioni di euro l’anno per ripagare i costi sostenuti dagli operatori di comunicazione elettronica convolti nell’attuazione del Piracy Shield, lo strumento istituito dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) per contrastare la pirateria online degli eventi sportivi – meglio noto come lo scudo anti-pezzotto – e che lo scorso 30 luglio, in un apposito Regolamento, è stato esteso anche a film, serie tv e musica live.

La proposta della creazione di un fondo di “ristoro” porta la firma dell’Aiip, l’Associazione italiana degli internet provider che si appella alle istituzioni affinché si passi all’azione con una norma da approvare in tempi rapidi – “nell’ambito del primo atto legislativo idoneo”.

Il sistema Piracy Shield ha trasferito sugli operatori di accesso ad internet obblighi tecnici, organizzativi e amministrativi di particolare complessità e sempre crescenti, imponendo interventi in tempi estremamente ridotti, senza che a tali obblighi sia stata sinora affiancata alcuna forma di compensazione economica. Una scelta che non trova riscontro in altri Paesi europei e che rischia di produrre effetti distorsivi sul mercato delle telecomunicazioni, penalizzando in particolare gli operatori più piccoli e medi”, evidenzia l’Aiip in premessa alla proposta.

Vero è però che il sistema italiano inizia a essere considerato un modello “replicabile”, la Grecia ad esempio ha adottato un quadro normativo simile a quello italiano nell’ambito della pirateria Iptv prevedendo sanzioni pesanti e arresti per chi opera nell’illegalità. “La pirateria è un business delle mafie paragonabile al traffico di droga – ha ricordato qualche settimana fa il commissario Agcom Massimiliano Capitanio -. Ruba soldi allo Stato, quindi a tutti i cittadini, e fa perdere ai nostri giovani 12.000 posti di lavoro ogni anno. È anche per questo che gli utenti che usano il pezzotto o siti o applicazioni illegali vengono identificati e sanzionati con multe da 150 a 5.000 euro”. E peraltro il fenomeno, nonostante gli interventi legislativi e dell’Autorità, è complesso da arginare.

Come dovranno essere utilizzate le risorse per i “ristori”

Secondo l’Associazione degli Internet provider l’utilizzo delle risorse da destinare agli operatori deve passare attraverso l’applicazione di una quota fissa e una variabile da calcolare sulla base della quantità di linee attive in capo a ciascun soggetto, tenendo conto degli accessi sia fissi sia mobili. Un criterio di progressività modellato su quello fiscale e che secondo l’Aiip sarebbe in grado di garantire la sostenibilità economica degli operatori di minori dimensioni e al contempo di non scaricare oneri sproporzionati sugli operatori maggiori, una “soluzione equilibrata, trasparente e difendibile anche sotto il profilo della finanza pubblica”.

E l’associazione ci tiene a sottolineare a far passare il messaggio che “senza un adeguato equilibrio tra obblighi e compensazioni, il rischio concreto è quello di trasformare Piracy Shield in un meccanismo oneroso, asimmetrico e potenzialmente dannoso per la concorrenza e per la qualità complessiva dell’accesso ad Internet nel nostro Paese”. Il vice presidente dell’associazione, Giovanni Zorzoni evidenzia inoltre che “da oltre un anno, sono solo gli operatori italiani a sostenere l’infrastruttura tecnica di Piracy Shield, aderendo incondizionatamente al sistema, a differenza degli operatori esteri”.

Per le telco serve un nuovo servizio universale digitale

Anche l’Asstel, l’associazione che rappresenta le telco, ritiene necessaria l’introduzione di forme di ristoro. “Gli Isp non partecipano alla catena della pirateria, perché non sono editori né distributori, ma sono stati investiti di una funzione di interesse pubblico: garantire la legalità operativa della rete, attraverso la disattivazione tempestiva dei canali illeciti. Questo passaggio segna una trasformazione profonda: ⁠gli Isp, da soggetti meramente infrastrutturali, diventano presidi regolatori di ultima istanza, chiamati a esercitare una funzione che ha natura pubblicistica”, ha evidenziato il presidente dell’associazione Pietro Labriola lo scorso ottobre in occasione dell’evento “Stop Piracy” promosso dall’Agcom.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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