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sabato, Mag 20

Plastica, la battaglia non è persa | Wired Italia



Da Wired.it :

Il rapporto dell’umanità con la plastica non è solo distruttivo, ma anche assurdo. Attualmente ne produciamo mille miliardi di chilogrammi l’anno, una cifra ancora più sbalorditiva se si considera che parliamo di un materiale ultraleggero. Meno del 10 per cento della plastica viene riciclato, mentre il resto finisce nelle discariche, si disperde nell’ambiente o viene bruciato. E questo rapporto disfunzionale sta peggiorando esponenzialmente, dato che la produzione potrebbe triplicare entro il 2060. È un problema enorme, demoralizzante e apparentemente impossibile da risolvere.

Il 16 maggio, però, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ha pubblicato un nuovo rapporto che sottolinea le gravissime conseguenze – a livello ambientale e umano – dell’inquinamento causato dalla plastica, insieme a una serie di linee guida per contrastare i danni globali causati dal fenomeno. Tramite diverse strategie – tra cui tagli alla produzione e un maggiore ricorso al riciclaggio – il rapporto ritiene che l’umanità potrebbe ridurre l’inquinamento fino all’80 per cento entro il 2040.

Tra allarme e speranza

Le nuove linee guida arrivano a poche settimane dal secondo ciclo di negoziati per la messa a punto di un trattato internazionale sulla plastica, che scienziati e gruppi anti-inquinamento sperano possa portare a una significativa riduzione della produzione. Il rapporto dell’Unep pone l’accento sulle devastanti ripercussioni della nostra dipendenza dal materiale, “in particolare sul fronte dei costi per la salute umana, come l’alterazione del sistema endocrino, i disturbi cognitivi e i tumori”, spiega Steven Stone, vicedirettore della Divisione Industria ed Economia dell’Unep e autore principale del rapporto. “Quando si considerano questi costi insieme alle spese per ripulire il pianeta dalla plastica – continua Stone –, si arriva a una cifra compresa tra i trecento e i seicento miliardi di dollari all’anno. Questo rapporto è un messaggio di speranza: non siamo condannati a farci carico di queste cifre esorbitanti“. Agendo sull’inquinamento causato dalla plastica, si legge nel rapporto, potremmo risparmiare 4500 miliardi di dollari entro il 2040.

Le nuove linee guida si basano su un altro allarmante rapporto pubblicato dall’Unep all’inizio di questo mese, secondo cui, delle tredicimila sostanze chimiche note associate alla plastica e alla sua produzione, almeno 3200 hanno una o più proprietà dannose che destano forte preoccupazione. Dieci gruppi di queste sono molto pericolose, come i pfas e gli ftalati. Particolarmente nociva è anche un’ampia gamma di sostanze che possono causare interferenza endocrina, in grado cioè di mandare in cortocircuito il sistema ormonale anche con dosi molto basse, causando obesità, cancro e altre malattie.

La plastica è, in fin dei conti, un materiale altamente tossico che si è infiltrato in ogni aspetto della nostra vita quotidiana. La nostra priorità dovrebbe essere smettere di produrne così tanta, ed il motivo per cui le nuove linee guida dell’Unep chiedono di eliminare prima di tutte quella monouso. Tuttavia, il problema maggiore è rappresentato dal fatto che la plastica è ancora estremamente economica da produrre, al netto dei suoi ingenti costi esterni. “Queste linee guida vanno nella giusta direzione, ma devono spingersi molto più in là per frenare la produzione di nuova plastica – afferma Dianna Cohen, ad e cofondatrice di Plastic Pollution Coalition –. Siamo lieti di vedere un’enfasi maggiore nei confronti della riduzione e del riutilizzo – elementi chiave delle soluzioni all’inquinamento causato dalla plastica – perché queste azioni possono aiutarci a diminuirne più rapidamente la produzione. Il rapporto, però, non richiede a industrie e aziende di smettere di produrre altra plastica tossica basata su combustibili fossili“.

Il paradosso del riciclaggio

Il rapporto dell’Unep sostiene che oltre a ridurre la produzione, il mondo deve migliorare i sistemi di riciclaggio, che da soli potrebbero ridurre l’inquinamento causato dalla plastica del 20 per cento entro il 2040, ma che, nella loro forma attuale, sono problematici per una serie di ragioni. Per fare un esempio, negli Stati Uniti si ricicla solo il 5 per cento dei rifiuti di plastica. Gli Usa e altri paesi sviluppati da tempo spediscono poi milioni e milioni di chili di rifiuti che non si possono riciclare nei paesi in via di sviluppo, dove bottiglie, sacchetti e involucri vengono spesso bruciati in fosse a cielo aperto o si disperdono nell’ambiente. Un ulteriore problema è che nel corso degli anni i prodotti a base di plastica sono diventati più complessi e quindi meno riciclabili: oggi le buste per alimenti si possono realizzare con strati di polimeri diversi, e ci sono prodotti realizzati per metà con plastica e metà con carta. “Concordare e poi imporre regole di progettazione che consentano, per esempio, un numero limitato di polimeri o un numero limitato di additivi chimici migliora già notevolmente il sistema di riciclaggio – spiega Llorenç Milà i Canals, capo della Secretariat of the Life Cycle Initiative dell’Unep e coordinatore principale del rapporto –. Questo rende il riciclaggio molto più redditizio, perché ci vuole molto meno per reintrodurre quei materiali nell’economia“.



[Fonte Wired.it]