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martedì, Apr 27

Pnrr Draghi, dove investe di meno



Da Wired.it :

Dalla ricerca di base al Piano Amaldi fino all’inclusione sociale femminile, dall’economia circolare al trasporto locale. Ecco dove i fondi scarseggiano

(Photo by ALBERTO PIZZOLI/POOL/AFP via Getty Images)

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), presentato il 26 aprile alla Camera dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, sono molti i settori in cui ci si aspettava un investimento ambizioso, per rilanciare l’Italia. Invece capitoli chiave come la ricerca, l’inclusione sociale, la transizione digitale dell’industria, l’economia circolare o il trasporto urbano hanno ricevuto meno fondi del previsto.

Ricerca

Gli investimenti previsti per la ricerca sono pari a 11,4 miliardi, metà per la ricerca di base e metà per l’innovazione tecnologica, da dividersi nei 5 anni di intervento del Pnrr. Una cifra quasi irrisoria considerando il ritardo dell’Italia rispetto alla media Ocse allocata per ricerca e sviluppo: 2,4% del pil, mentre l’Italia arriva solo all’1,4%, di cui solo lo 0,5% è rappresentato da fondi pubblici, contro l’1% della Germania e lo 0,75% della Francia. Inoltre, questi fondi non rappresentano investimenti strutturali. Il piano del fisico Ugo Amaldi proponeva di incrementare per arrivare all’1,1% del pil entro il 2026. Una proposta accolta a voce da molti partiti ma lasciata cadere nel vuoto, come denunciano molti esponenti del mondo scientifico. Una petizione online su Change.org, lanciata dal fisico Federico Ronchetti, invita Draghi a tornare sui propri passi e riprendere in mano il piano Amaldi.

Inclusione sociale

Il piano alloca 19,81 miliardi di investimenti in cinque anni. Di questi, 6,66 sono per incrementare l’occupazione nel Mezzogiorno, migliorare le competenze della forza lavoro, dare sostegno alle famiglie, incentivare l’imprenditorialità femminile. Gli altri 11,17 miliardi saranno destinati al sostegno delle persone vulnerabili e per ridurre la marginalità sociale, per la rigenerazione urbana, per lo sport e per l’inclusione sociale. Una lunga lista di obiettivi che fa sembrare l’investimento economico dedicato esiguo. Nel dettaglio sembrano veramente pochi i 410 milioni dedicati a realizzare la “piena emancipazione economica e sociale” delle donne. Di cui 400 saranno investiti per la creazione di imprese femminili e 10 per creare un sistema di certificazione della parità di genere.

Transizione 4.0

Ci troviamo davanti a uno dei tagli più cospicui. Degli oltre 21 miliardi previsti dalle bozze di dicembre 2020, il testo finale del Pnrr ne dedica solamente 14 alla ricerca e sviluppo, alle attività di formazione e digitalizzazione delle imprese. Gli investimenti, fondamentali per l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature per produzioni di avanguardia tecnologica e per lo sviluppo delle competenze della forza lavoro, sono stati drasticamente ridotti.

Transizione verde

È la parte a cui è dedicato il 59,33% del totale del Pnrr. Tuttavia l’allocazione delle risorse lascia insoddisfatti esperti e associazioni ambientaliste. A fronte di un aumento di 3,73 miliardi dei finanziamenti per l’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (di cui fa parte il cosiddetto superbonus al 110%), i fondi per l’economia circolare sono diminuiti del 30%. Soltanto 2,1 miliardi verranno investiti per l’economia circolare e solo 600 milioni saranno destinati a innovare il settore del riciclo, nel quale l’Italia è ancora lontana da raggiungimento dei target europei. Inoltre, mancano anche le misure per la riduzione della produzione dei rifiuti e non ci sono riferimenti precisi allo sviluppo dell’agricoltura ecologica e biologica.

Trasporti

Per quanto riguarda il settore dei trasporti, 24,97 miliardi vengono investiti per la costruzione di infrastrutture per l’alta velocità. Mentre, in un paese in cui ancora scarseggiano i collegamenti locali, soprattutto nel Meridione, il budget per le linee regionali è si soli 1,73 miliardi. Inoltre, manca completamente, all’interno del Pnrr un capitolo dedicato al comparto aereo che, come fa notare Andrea Giuricin, consulente esperto nel settore, ha visto una riduzione di oltre 120 milioni di passeggeri nell’ultimo anno.

Il piano, composto per due terzi da prestiti agevolati e da un terzo da investimenti a fondo perduto, è composta dai 191,5 miliardi del Pnrr, da 30,6 miliardi del Piano complementare, più 26 miliardi per la realizzazione di opere specifiche e 15,5 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Per un totale di circa 248 miliardi di euro da utilizzare in 5 anni.

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[Fonte Wired.it]