Seleziona una pagina
venerdì, Dic 27

Porno, come se la passa l’industria dell’online?


Dopo la sua epoca d’oro, risalente a oltre 40 anni fa, l’industria del porno rivive un momento di gloria, anche se i film sono l’ultima voce del bilancio

Porno (Getty Images)
(Getty Images)

La pornografia, che lo crediate o no, risale a più di 11mila anni fa. Lo sappiamo perché, nella zona corrispondente all’antica Giudea, sono state ritrovate incisioni rupestri, realizzate probabilmente da pastori dell’epoca, che ritraggono coppie nell’atto di copulare. Da allora il mondo della pornografia ha conosciuto un successo crescente, andato di pari passo con lo sdoganamento del sesso nella società. E quindi, per arrivare a tempi più recenti, si è passati dagli angoli bui delle edicole a internet. Dalle videocassette a YouPorn. Già, le videocassette. Secondo lo scrittore Patchen Barss, autore del libro The Erotic Engine, il videoregistratore è stato, in assoluto, il segno distintivo che la pornografia era diventata una potenza tecnologica ed economica.

Partito come apparecchio costoso e nella disponibilità dei più abbienti, ai suoi inizi il videoregistratore era usato, essenzialmente, proprio per i porno. I prezzi sempre più bassi e la relativa diffusione, da una parte aumentarono il consumo di pornografia, ma dall’altra lo diluirono. Barss lo spiega bene, facendo intendere che se prima avevi tre consumatori di porno, dotati ciascuno di un lettore Vhs, ora magari ne avevi cinque, ma ciascuno con relativa famiglia di quattro persone che sfruttavano l’apparecchio per cartoon e documentari. Il successo del porno, insomma, era relativo. Questa fase, del resto, si è vissuta anche con internet.

Porno e online: successo garantito, o no?

Nei primi anni ’90, quando la rete era ancora cosa per pochi, si arrivò all’assurdo che nei gruppi Usenet cinque immagini su sei, di quelle condivise, erano di carattere pornografico. Verso la fine di quel decennio, la stessa proporzione riguardava, invece, le chat online. Ma si trattava, pur sempre, di un modello di business controproducente, perché immagini e video erano gratis, piratate. E mentre l’industria a luci rosse diceva definitivamente addio ai supporti fisici, vhs, dvd e blu-ray appunto, ci si interrogava su cosa potesse sostenerla economicamente dopo i fasti monetari del passato.

In quella che viene definita l’età dell’oro del porno, cioè gli anni tra i 1969 e il 1984, il mercato dei film a luci rosse oscillava tra i 5 e i 10 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, che equivalgono agli attuali 24-48 milioni di dollari. Un mercato, come abbiamo visto, di nicchia, con produzioni curate e del medesimo tenore di quelle del “vero” cinema. La definitiva consacrazione del genere, nella seconda metà degli anni ’80, porta al successo dei porno amatoriali: minor qualità, tempi di produzione molto più brevi, diffusione molto più capillare, minor costo di realizzazione e vendita. Un trend che si trascina fino ai primi anni 2000, quando il modello economico è incerto e i colossi del porno tentano la strada degli abbonamenti ai loro siti online. Non va benissimo (calo degli introiti che supera il 40%), ma in fondo, come vedremo, è solo questione di tempo. Nel frattempo, si arriva a metà degli anni 2000.

YouTube insegna

Tra il 2006 e il 2008, infatti, iniziano a diffondersi i siti porno che, prendendo spunto da YouTube (2005), veicolano una pletora di video hard gratuiti. Le fonti di guadagno, a questo punto, sono due. Da una parte i banner pubblicitari, dall’altro video offerti come campioni gratuiti, ma che devono essere poi acquistati per godersi lo spettacolo intero. Il mercato, però, continua a non decollare: verso il 2010 si assiste alla totale dipartita del dvd e dei supporti fisici in genere (calo del 50%), mentre i proventi derivanti dalle attività online non riescono a ripianare i conti. “Quando ho iniziato nel porno era il 2010”, racconta la pornostar Chanel Preston, “e credo che l’industria fosse nel suo punto più basso”. È da quel momento che inizia la risalita.

I colossi del settore del porno online, come YouPorn e PornHub, iniziano a lanciare campagne marketing pronte a sdoganare il porno, arrivando a girare spot basati su metafore o avviare sponsorizzazione insospettabili. Come la creazione del Team Yp, una squadra di esport patrocinata proprio da YouPorn. Questo, unito alla creazione di servizi premium in abbonamento, che solo ora sembrano essere apprezzati dal pubblico, rilanciano il mondo del porno online, infondendo nuova linfa a questa industria. E come sta, ora, questa industria?

Team YP si è visto bloccate le proprie attività dalla Electronic Sports League, che ha vietato sponsorizzazioni da parte di realtà legate all’industria pornografica.

I numeri

Le cifre, qui, ballano, ma stando a Kassia Wosick, professoressa di sociologia alla New Mexico State University, a livello globale si parla di 97 miliardi di dollari, circa 10-12 dei quali provenienti dai soli Stati Uniti (ma i profitti, netti, sono di 618 milioni). A far la parte del leone, negli incassi, non sono tuttavia i film, ma i servizi ad hoc. Per esempio, l’abbonamento a webcam che mostrano dal vivo delle pornostar o, uno degli ultimi trend, la realizzazione di video hard amatoriali su richiesta. Che trasformano lo spettatore in una sorta di regista. È così che nel quinquennio 2014-2019 si è assistito a un incremento medio del 10,1% del fatturato, un trend che gli analisti prevedono raddoppiato nei prossimi cinque anni, anche in virtù delle nuove possibilità offerte dalla realtà virtuale. Insomma, il porno non è mai stato meglio.

Potrebbe interessarti anche





Source link