Seleziona una pagina
venerdì, Ago 14

Portland, perchè la città degli alternativi non smette di protestare



Da Wired.it :

Anche se altrove i riots sono finiti, la città dell’Oregon continua a manifestare per Black Lives Matter e non solo. Ci sono ragioni storiche, ma anche riguardanti il suo tessuto sociale

A Portland le manifestazioni a favore del movimento Black Lives Matter non sono finite. Se in altre città americane i cortei sono diminuiti, data anche la grave situazione dell’epidemia di coronavirus ancora nelle sue fasi peggiori negli Usa, i cittadini della metropoli dell’Oregon continuano a lottare per i diritti degli afroamericani. Non sempre in modo pacifico: numerose proteste per le vie di Portland sono state violente e vandaliche; la notte dell’8 agosto 2020 alcuni facinorosi hanno provato a incendiare una stazione della polizia locale, aumentando la tensione fra manifestanti e forze dell’ordine. Una situazione che ha indispettito il presidente Donald Trump, il quale ha deciso di inviare delle forze militari speciali. Tutto ciò ha travolto la città statunitense, conosciuta come “paradiso degli alternativi”, che nasconde nel suo passato i motivi dell’attuale difficile situazione.

Le cose da sapere su Portland

Portland si trova in Oregon, situata sopra la California e sotto lo stato di Washington nel nord-ovest degli Stati Uniti. Anche in America, ovviamente, esistono gli stereotipi sulle città e i loro abitanti: Los Angeles è sole e oceano, i newyorchesi sono un po’ snob e ossessionati dal lavoro, a Chicago c’è sempre vento e in Florida si trovano i criminali più stupidi della nazione. Portland invece è famosa come il luogo prediletto dagli strambi e dagli eccentrici. Merito di una campagna di promozione turistica iniziata negli anni ’90 che tramite lo slogan “Keep Portland weird” (“manteniamo Portland stramba”) e grazie al successo della serie tv Portlandia (che prende in giro gli hobby e le idiosincrasie dei locali) ha fatto conoscere la metropoli come luogo ideale per gli anticonformisti e come mecca degli hipster. L’operazione di marketing ha funzionato: negli ultimi anni molti giovani statunitensi si sono trasferiti in Oregon per vivere liberamente le proprie passioni senza bisogno di rincorrere una carriera lavorativa legata ai guadagni come è necessario fare in altre zone degli Usa.

Slogan Portland (By Tony Webster from Portland, Oregon - Keep Portland Weird, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41791173 )
Lo slogan di Portland (foto: Tony Webster from Portland, Oregon – Keep Portland Weird, CC BY 2.0)

Ma la storia precedente del luogo è meno divertente: gruppi di suprematisti bianchi e membri del Ku Klux Klan formarono parte del governo dell’Oregon negli anni ’20. Prima, a metà dell’Ottocento, la carovana dell’Oregon Trail portò in quest’area soprattutto coloni bianchi (il principale motivo per cui ancora oggi solo il 6% dei cittadini di Portland è afroamericano: delle 35 città degli Stati Uniti con una popolazione superiore a 500mila abitanti, Portland è quella con il maggior numero di bianchi). E ancora oggi organizzazioni di estrema destra come Patriot Payer e Proud Boys cercano di sfruttare questo passato per proporre leggi anti-immigrazione e a favore di uno stato all-white.

Per questo la partecipazione in massa alle proteste Black Lives Matter è degna di nota e ha stupito gli afroamericani del luogo. “A New York ci sono meno discussioni sul razzismo” ha detto un cittadino intervistato dal New York Times dopo aver osservato l’unanime partecipazione ai raduni. Grazie a questo spirito di condivisione, le manifestazioni in città sono arrivate all’ottantesimo giorno consecutivo; Trump, dopo aver richiamato i soldati della National Guard, ha minacciato su Twitter di essere pronto a riportarli in Oregon. Al presidente americano sembra non andare giù la voglia di libertà degli abitanti del posto.

Blm e il futuro

Fra coloro che hanno preso parte alle marce di Portland ci sono gruppi e profili sociali molto diversi: le madri del collettivo Wall of Moms, i gruppi dei centri sociali noti come antifa e persino il sindaco. Ognuna di esse ha portato le proprie lotte nelle dimostrazioni pubbliche: efficienti servizi per mamme e donne, meno poteri alla polizia e più posti di lavoro sono gli spunti che hanno reso Portland un baluardo contro l’amministrazione Trump e il suo desiderio di intervenire dove non riscuote gradimento (alle elezioni del 2016 in Oregon fu battuto facilmente da Hilary Clinton nei voti statali).

Una rinnovata coscienza cittadina sembra essersi fatta carico di non far dimenticare le questioni sociali al resto della nazione. “Voglio ringraziare tutti quelli che si sono espressi per opporsi all’occupazione di questa città” ha detto Ted Wheeler, il primo cittadino che è stato colpito da un lacrimogeno durante un corteo – “qui siamo in prima linea”. I concetti caposaldo di Black Lives Matter in Oregon assumono un valore storico; a Minneapolis in Minnesota, il luogo scatenante dell’ondata di proteste dove è stato ucciso l’afroamericano George Floyd le proteste si sono ridimensionate; a Portland continuano.

Gli orrori del passato provocano forse un senso di colpa comune, ma la presa di posizione della popolazione di Portland è dovuta anzitutto al fatto che le generazioni più giovani si sentono maggiormente legate alle idee di protesta, a causa della loro stessa lotta per una vita migliore. I millennial americani – e non solo loro – si trovano di fronte alla seconda crisi economica, dopo quella del 2008, della loro vita: scendere in strada, anche a costo di farsi male, è la loro arma per farsi sentire.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]