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Posticipare l’AI Act, perché l’idea non è più un tabù in Europa

da | Giu 14, 2025 | Tecnologia


Posticipare un pezzo dell’AI Act. Ai piani alti della Commissione europea non è più un tabù l’idea di premere il tasto pausa nell’iter di entrata in vigore del regolamento generale sull’intelligenza artificiale. Non tanto in relazione alla prossima scadenza della tabella di marcia, fissata il 2 agosto e relativa a una serie di obblighi di trasparenza (tra cui quello di dichiarare i contenuti realizzati con l’AI), ma alla tappa del 2 agosto 2026. Quando è stata pianificata l’attivazione degli standard a cui le aziende si dovranno attenere quando immettono sul mercato un software di intelligenza artificiale. Gli organismi deputati a individuare questi parametri dicono di aver bisogno di altro tempo. E la Commissione sta valutando di concederglielo.

Incontro ai vertici

Ne ha parlato apertamente a inizio giugno la vicepresidente esecutiva con delega al digitale, Henna Virkkunen, dicendo che se standard e norme non sono pronti, occorre posticipare le scadenze, come riporta Politico. E a Mlex, testata specializzata in materia regolatoria, il viceministro polacco agli Affari digitali, Dariusz Standerski, ha messo l’opzione pausa sul tavolo. Non è un’opinione peregrina. Varsavia ha la guida del Consiglio dell’Unione europea fino a fine giugno. Standerski, però, dice un’altra cosa importante: attenzione a fermarsi senza un’opzione reale in mano.

Tradotto: ok posticipare l’AI Act, ma per fare cosa? Il 17 giugno una delegazione del Parlamento europeo deputata al monitoraggio del pacchetto di norme si incontrerà con Virkkunen. Un appuntamento fissato da tempo, che assume però un altro peso alla luce dell’opzione “pausa”. “Vogliamo capire cosa intende fare la Commissione – dichiara a Wired Italia Brando Benifei, eurodeputato del gruppo dei Socialisti e democratici che ha guidato le trattative sul regolamento -. Il nostro timore è che dare più tempo possa far deragliare o ritardare ulteriormente la legge su un aspetto fondamentale, perché gli standard riguardano l’immissione sul mercato, e lo stesso iter dell’AI Act è scaglionato nel tempo”.

Il mantra ai piani alti della Commissione europea è semplificare. Se nel caso del tanto vituperato regolamento sulla protezione dei dati personali (Gdpr), dato 2018, occorre agire ex post, finora con proposte mal digerite anche da chi chiedeva di limare gli spigoli, sull’AI Act si vorrebbe operare ex ante. Tuttavia non è chiaro come e il risultato è che tutto la macchina normativa procede a rilento.

Le scadenze mancate

Una scadenza già è stata bucata. Quella del 2 maggio scorso, quando sarebbe dovuto entrare in vigore il codice delle buone pratiche per i modelli di intelligenza artificiale per uso generale (GPAI). Ossia un sistema di linee guida per quei sistemi di AI in grado di svolgere compiti diversi (come creare un testo o un’immagine), dopo essere stati allenati attraverso un’enorme mole di dati non categorizzati. Come GPT-4 di OpenAI, Gemini di Google, LaMDA in casa Meta o Deepseek.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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