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giovedì, Mar 23

Prodotti riparabili per 10 anni, la proposta della Commissione europea

da Hardware Upgrade :

Una nuova proposta di legge della Commissione europea – qui il documento – prevede la riparabilità dai 5 ai 10 anni di alcune categorie di prodotti. L’obiettivo è ridurre gli sprechi e soprattutto l’inquinamento degli scarti elettronici causati dalla sostituzione in favore di prodotti nuovi.

In sostanza, la CE intende proporre la riparazione come metodo di riferimento in caso di difetti o malfunzionamenti per i prodotti appartenenti alla categoria dell’elettronica di consumo. Questo significa che, anche nel caso dei prodotti nuovi, il produttore dovrà favorire la riparazione gratuita durante il periodo di garanzia al posto della sostituzione, a meno che non risulti eccessivamente esosa o impossibile.

Il produttore, inoltre, dovrà segnalare in anticipo la possibilità o meno di riparazione per il bene che immette sul mercato ed eventualmente garantirla entro i 5-10 anni in seguito alla scadenza della garanzia legale.

L’attenzione del provvedimento si rivolge soprattutto all’abitudine dei consumatori di sostituire volontariamente i propri dispositivi a distanza di pochi anni (e a volte neanche quelli) dall’acquisto. Le ragioni per cui allo stato attuale il mercato viaggia su questo binario sono diverse: i costi di riparazione sono eccessivi e soprattutto le opportunità di riparare il prodotto quasi inesistenti.

In particolare, allo scadere dei 24 + 2 mesi di garanzia legale prevista dal regolamento, la maggior parte delle aziende non offre alcun servizio di riparazione, obbligando il cliente all’acquisto di un prodotto completamente nuovo. Senza contare la scarsa presenza sul territorio dei centri di riparazione autorizzati.

Per garantire la trasparenza nei confronti dei consumatori, l’intenzione è quella di costruire una piattaforma a loro disposizione per verificare la presenza di riparatori nella propria zona o quantomeno quelli più vicini. Questi ultimi avranno anche una valutazione, così da consentire all’utente di individuare quelli più onesti e affidabili.

Ogni riparatore dovrà fornire su richiesta del cliente un modulo standard in cui vengono elencati i costi dei singoli componenti utilizzati per l’intervento, il costo della manodopera e le condizioni del servizio. In questo modo si intende garantire la confrontabilità delle tariffe senza che il cliente debba pagare un preventivo a ogni richiesta.

Tuttavia, l’associazione R2R (Right to Repair) europea sottolinea che il provvedimento, per quanto ben accolto, non interviene su alcuni aspetti critici legati alla riparabilità dei prodotti. In primis l’accesso ai ricambi e agli strumenti per la diagnosi e la risoluzione dei problemi che le aziende non forniscono, se non ai propri centri assistenza.

Nel (raro) caso contrario, il costo di riparazione risulta essere eccessivo spingendo il cliente ad acquistare un prodotto più nuovo, magari aggiornato e con nuove funzionalità a un costo di poco superiore. A questo andrebbe aggiunto anche un aspetto trascurato da entrambe le parti, dato che tra i prodotti in oggetto dovrebbero rientrare anche smartphone e tablet: il software.

Uno dei limiti maggiori legati a questo tipo di dispositivi, ma non solo, è il supporto da parte di produttori e sviluppatori che al termine di un certo periodo, smettono di fornire aggiornamenti o, come la storia ci insegna, ne forniscono di specifici per rendere il dispositivo meno performante nel corso del tempo. Ciò comporta l’abbandono del supporto verso gli apparecchi che spesso tendono a perdere parte delle loro funzionalità.

Insomma, per quanto il provvedimento spinga a ridurre gli sprechi e migliorare la durabilità dei prodotti, così come è strutturato sfocerebbe con tutta probabilità in un nulla di fatto. Va comunque concesso che si tratta di un passo nella giusta direzione e che potrebbe contribuire significativamente alla riduzione degli sprechi rendendo l’investimento in un prodotto elettronico più conveniente per il consumatore.

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