Via libera per la prima sperimentazione in Italia della psilocibina per la depressione resistente alle terapie tradizionali. A riferirlo, dopo l’autorizzazione appena ricevuta dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), è stato l’Istituto superiore di sanità (Iss), che coordinerà uno studio clinico su questa sostanza psichedelica per testarne il potenziale effetto antidepressivo.
Cos’è la psilocibina
La psilocibina è una triptamina allucinogena presente in alcuni funghi allucinogeni del genere Psilocybe e Stropharia. Una volta assunta, questa sostanza viene trasformata nell’organismo in psilocina, che agendo su recettori della serotonina, modula l’attività delle reti cerebrali coinvolte nell’umore, nella percezione e nel pensiero.
Psilocibina depressione resistente
Secondo precedenti ricerche la sostanza psilobicina ha proprietà terapeutiche: stando ai risultati di studi clinici svolti negli Usa, Regno Unito, Svizzera e Australia, 1 o 2 trattamenti con la psilocibina possono produrre un miglioramento dei sintomi depressivi rapido e significativo, che può durare fino a 6 mesi nei pazienti con depressione resistente ai trattamenti tradizionali. Come vi abbiamo già raccontato, l’Australia è il primo paese al mondo ad aver riconosciuto ufficialmente l’Mdma e la psilocibina come dei farmaci. Dal primo luglio 2023, infatti, gli psichiatri autorizzati hanno cominciato a prescrivere l’Mdma e la psilocibina, rispettivamente per le terapie contro il disturbo da stress post-traumatico e contro la depressione resistente ad altre cure.
La sperimentazione
Finanziato con fondi Pnrr e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha eseguito i test preclinici, lo studio sarà svolto nella Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti con il contributo del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche dell’Università “D’Annunzio” e in collaborazione con la Asl Roma 5 e l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia. “Per la prima volta potremo valutare l’efficacia della psilocibina in un contesto rigorosamente controllato e clinicamente supervisionato”, ha commentato Francesca Zoratto, ricercatrice Iss e Principal Investigator del progetto. “Ma anche esplorarne forme innovative come quella non psichedelica, che possa eliminare gli effetti allucinogeni mantenendo il potenziale terapeutico”.
Nuove strategie
Lo studio, che durerà 2 anni, prevede la partecipazione di 68 pazienti con depressione resistente che saranno trattati con psilocibina in un contesto rigorosamente controllato e supervisionato. Gli effetti, poi, saranno valutati con innovative tecniche di neuroimaging e neurofisiologia, che permettono di ottenere immagini dettagliate del cervello, con l’obiettivo di identificare biomarcatori cerebrali e definire nuove strategie di psichiatria di precisione. “Siamo di fronte a un cambio di paradigma sia scientifico che culturale che ci permette di saperne di più sul potenziale antidepressivo della psilocibina e sulle sue modalità di azione”, ha commentato Giovanni Martinotti, professore ordinario di psichiatria all’Università di Chieti. “È una grande occasione per la ricerca italiana e per migliorare le cure per la salute mentale. Queste conoscenze potranno rendere l’impiego delle nuove molecole ancora più sicuro, accettabile e accessibile per l’applicazione in ambito clinico”.