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venerdì, Mag 19

quali sono le cause? | Wired Italia



Da Wired.it :

Cosa è successo in Emilia Romagna? Quali sono le cause che hanno portato alle devastazioni conseguenti alle alluvioni di questi giorni? Davvero si tratta di “eventi catastrofici mai registrati”, come ha dichiarato il presidente della Regione Stefano Bonaccini? Wired ha intervistato due ricercatori della Fondazione Centro euro-mediterraneo sul cambiamento climatico (Cmcc), Paola Mercogliano e Guido Rianna, sulla genesi dei fenomeni atmosferici che in questi giorni stanno interessando l’Emilia Romagna.

Domande e risposte:

  1. Si tratta davvero di eventi catastrofici inediti?
  2. Cosa c’entrano i cambiamenti climatici?
  3. I territori colpiti erano preparati all’impatto di questi eventi?
  4. Non si tratta di interventi da Pnrr?
  5. Le piogge hanno almeno compensato la siccità recente?

Si tratta davvero di eventi catastrofici inediti?

Sì. Come riferiscono i ricercatori del Cmcc, le prime analisi condotte da Cnr sui dati misurati dalle stazioni meteorologiche mostrano quantità di pioggia giornaliere da considerarsi “estreme, cioè molto rare per la climatologia che caratterizza quella zona. Sfortunatamente, è ancora troppo presto per poter adesso fare delle analisi più approfondite: sarà possibile farlo solo nelle prossime settimane”. In ogni caso, la rarità del fenomeno sta anche nell’aver seguito le prime piogge di maggio, che avevano già incrementato la vulnerabilità del territorio.

Per esempio, la quantità d’acqua che si è riversata sui pendii a inizio mese ha favorito la saturazione dei terreni, creando condizioni favorevoli all’innesco di frane nel momento in cui sono arrivate le grandi piogge di questi giorni. Inoltre, anche se ancora da valutare a pieno, “le siccità potrebbero aver ridotto la capacità di infiltrazione in alcuni contesti e aumentato la fessurazione in altri”. Vale anche la pena ricordare che l’indice di rischio idrogeologico medio dell’Emilia-Romagna supera il 2% ed è relativamente alto se comparato alle grandi regioni italiane.

Cosa c’entrano i cambiamenti climatici?

Troppo presto per realizzare le analisi specifiche utili ad inquadrare questi fenomeni. Vero però che in aree geografiche limitrofe e con condizioni simili, come la penisola iberica, “studi recenti hanno mostrato come le condizioni straordinarie che attualmente la interessano (significativi deficit di precipitazione, temperature sino a 38° a Cordoba e sostanziale anticipo della stagione degli incendi) sono state ‘favorite’ dalle variazioni delle dinamiche atmosferiche potenzialmente indotte dal cambiamento climatico”. I ricercatori aggiungono che il susseguirsi di eventi estremi anche opposti (siccità e alluvioni) e l’incremento di variabilità del clima siano tipiche caratteristiche derivate dal cambiamento climatico.

I territori colpiti erano preparati all’impatto di questi eventi?

Se una grande alluvione primaverile riesce a causare una decina di morti e a spingere l’esondazione di 22 fiumi, è il territorio a non essere pronto? Se pensiamo alle previsioni meteorologiche, i ricercatori non hanno dubbi: sono state corrette e hanno anche predetto la gravità dell’impatto sul suolo, in termini di frane e allagamenti. Non sempre, purtroppo, è stato così e queste informazioni non corrette hanno aumentato in passato la portata dei danni. “Questo è importante – seguono gli scienziati del Cmcc – perché significa che la ricerca e i sistemi operativi hanno lavorato bene e la comunità deve avere fiducia in questi strumenti. Altri elementi rilevanti sono stati la comunicazione alla comunità e la risposta della popolazione, azioni comunque efficaci”.

Detto questo, è chiaro che le azioni di prevenzione non sono state utili rispetto al fenomeno: “L’entità del cambiamento climatico sull’area mediterranea richiede di incrementare, e anche velocemente, azioni di adattamento ancora più efficaci”. Misure flessibili che riescano ad evitare interventi strutturali spesso troppo rigidi nella progettazione. Non si può più attendere a lungo per un’opera urbanistica per poi crearla in modo che non possa essere modificata rapidamente, a seconda del bisogno di un territorio che cambia. Chiaramente, oltre alle azioni di adattamento sono poi necessarie quelle di mitigazione: abbattere CO2 per non aggravare il riscaldamento globale che innesca il cambiamento climatico, il maggiore responsabile della gravità di questi fenomeni atmosferici.

Non si tratta di interventi da Pnrr?

Certamente sì. In questi giorni si è discusso sulla bocciatura europea al finanziamento tramite Pnrr per la realizzazione di uno stadio di calcio a Venezia: città che affonda e dove lo stesso Mose, che dovrebbe salvarla, sembra navigare in acque agitate. Ecco, invece mettere in sicurezza il territorio rientra proprio tra le priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Basterebbe ricordare che l’Italia è la nazione europea con la più alta esposizione economica al rischio alluvionale e che nel nostro Paese la proporzione di eventi estremi è aumentata del 9% negli ultimi vent’anni, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici.



[Fonte Wired.it]