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giovedì, Feb 27

Quando la crisi post-coronavirus colpirà, citofonate agli allarmisti a targhe alterne



Da Wired.it :

Col passare delle ore i profeti di sventura sono sempre meno, ma il danno è fatto: lo spettro di una nuova crisi economica si aggira per l’Europa, e i primi a lamentarsene saranno proprio quelli che hanno gridato all’Apocalisse

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana (foto: Facebook)

Ieri l’esperto di macroeconomia Jeffrey Frankel se lo chiedeva sulle colonne del Guardian: il coronavirus innescherà una recessione globale? La riflessione non è puramente speculativa: se infatti nel 2003, ai tempi della Sars, l’economia mondiale aveva retto dignitosamente, oggi le condizioni del sistema cinese e la stretta interdipendenza tra quest’ultimo e il resto del mondo proiettano scenari molto foschi. La manifattura europea potrebbe uscirne con le ossa rotte, e il tutto anche se la diffusione del virus dovesse arrestarsi, senza sfociare in una pandemia: “Un tasso di infettività alto non è un prerequisito delle avversità economiche”, scrive Frankel. “Lo spettro della malattia contagiosa tende ad avere un impatto sproporzionato sull’attività economica, perché le persone in salute evitano di viaggiare, fare compere e anche recarsi al lavoro”.

Sono parole da tenere a mente specie a queste latitudini, nel paese con più contagiati al di fuori dell’Asia, che è anche quel posto in cui sempre nella serata di ieri, 26 febbraio, il governatore della Lombardia (la regione più colpita dal coronavirus) Attilio Fontana ha pensato bene di apparire in diretta streaming con una mascherina sul volto, spiegando che una sua “stretta collaboratrice” era risultata positiva, e lui stesso si sarebbe messo in isolamento volontario. Per un’ironia appena apprezzabile, Fontana fa parte di quel partito, la Lega, il cui leader Matteo Salvini aveva appena finito di polemizzare col presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dicendone ai giornalisti: “Se giri le televisioni di mezza Italia lanciando l’allarme, chiunque ritiene che ci sia l’allarme. Non so se Macron e la Merkel si sarebbero comportati nella stessa maniera: credo di no”. Non sappiamo cos’avrebbero fatto Macron o Merkel, ma sappiamo per certo cos’ha fatto il suo governatore: si è trasformato in un personaggio da film di Batman di Christopher Nolan.

Per aggiungere assurdo all’assurdo, lo stesso Fontana appena ventiquattr’ore prima – registrando un deciso e auspicato cambiamento di mood a livello nazionale – aveva spiegato in conferenza stampa che il Covid-19 causa “poco più di una normale influenza”, e quindi insomma: c’è da star tranquilli. Ma per l’uomo comune stare tranquillo non dev’essere impresa delle più semplici, quando le dichiarazioni pubbliche e i titoli di giornale diventano un pendolo che oscilla incessantemente tra l’allarme e il ridimensionamento, come da definizione schopenaueriana, costringendo l’opinione pubblica a un saliscendi di suggestioni, cornici narrative antitetiche e psicosi rintuzzate e poi negate.

Pare che l’ dalle istituzioni fino agli organi di stampa e ai commentatori più ascoltati e investiti di prestigio, abbia sposato in tutto e per tutto sia il ruolo di incendiario che quello di pompiere: peccato che almeno uno dei due sia di troppo, e l’atteggiamento schizofrenico sul contagio non può che produrre danni ulteriori, creando malintesi e disinformazione laddove c’è un bisogno marcato bisogno di sforzi sensati e unitari (il perché, tra le altre cose, lo spiega un bell’articolo di Paolo Giordano sul Corriere della Sera).

Malauguratamente, a questa psicosi a targhe alterne hanno contribuito in massima parte anche i giornali e i media: oggi, 27 febbraio, Repubblica apre in prima pagina con “Riapriamo Milano”, l’appello del sindaco di Milano Beppe Sala a far ripartire la città, temendo ricadute economiche che la Federazione italiana pubblici esercizi stima in 2 miliardi di euro di danni, che potrebbero mettere a rischio oltre 20mila posti di lavoro; ma è lo stesso quotidiano che domenica titolava nelle edicole “Nord, paralisi da virus”, con una ricca e temibile disamina dell’emergenza. Sul Corriere della Sera, che domenica inseriva l’ormai famigerato reportage “Noi come Wuhan: qui sembra un set” in prima pagina, oggi campeggia un virgolettato attribuito all’Organizzazione mondiale della sanità: “Bene l’ basta panico”.

Il capolavoro e il primato in questo senso spettano però al quotidiano Libero, che domenica scorsa titolava un sobrio “Prove tecniche di strage”, ma oggi, forse fischiettando, è arrivato in edicola con lo strillo “Virus, ora si esagera” (occhiello: “Diamoci tutti una calmata”).

L’abbiamo capito, in buona sostanza: il tempo della psicosi – con buona pace di Fontana-Bane – appare sostanzialmente superato, e agli assalti al supermercato si sono gradualmente sostituiti i più miti consigli per convivere col virus, dai tutorial sul lavaggio delle mani ai decaloghi sullo smart working. Come ogni altra malattia, però, anche il sensazionalismo lascia delle scorie, e non è detto che non sia troppo tardi per rimuoverne gli effetti peggiori: se davvero il coronavirus creerà una nuova recessione, segnatevi i nomi di quei politici e commentatori che si lamenteranno degli effetti dell’economia in declino, magari puntando il dito contro l’Europa, le lobby, la finanza, i complotti pluto-massonici e, che so, George Soros. Qualcosa mi dice che saranno gli stessi che hanno passato gli ultimi giorni a propinarci uno spaghetti disaster movie.

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[Fonte Wired.it]