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lunedì, Nov 22

Quando l’Armata delle Tenebre apparve in Brianza



Da Wired.it :

In quell’anno si combatteva la guerra di successione spagnola. Al governo di Milano gli Austriaci subentrarono agli Spagnoli, e la Lombardia divenne teatro degli scontri fra le truppe austro-piemontesi e quelle franco-spagnole, scontri che arrivarono fino alle rive dell’Adda. Le terre della Brianza erano ferite dal passaggio degli eserciti, che saccheggiavano, razziavano e sterminavano, terrorizzando la gente che abitava quelle campagne: fame, carestia, miseria e disperazione erano il triste seguito delle battaglie. Ma non ad Aicurzio. Il campo che si estende poco fuori dall’abitato, campo pecorino, o per brevità Campegorino, è frequentato solo dalle greggi e dai loro pastori. Vi si trovano una piccola cappella, e un cimitero, dove riposano i morti della peste del Seicento. Qui si schierano i due eserciti, pronti a combattere. Ma prima che un solo colpo venga vibrato un terzo esercito fa la sua comparsa. È un esercito silenzioso, che non ha insegne né armi, che non ha divise, che non ha un comandante. Truppe che si muovono senza una parola, senza un suono, come sospese nell’aria. Ma che con la loro sola presenza mettono in fuga i soldati schierati. Non ne rimane nemmeno uno. Allontanato il rischio della battaglia, l’esercito misterioso scompare nel nulla, come dal nulla era arrivato. In paese si inizia subito a mormorare. Sono stati i morti, quei morti di peste che dormivano nel camposanto, e che hanno interrotto il loro sonno eterno per venire in aiuto alla gente del posto. Non sconosciuti, non mercenari, ma i nonni, i padri dei padri delle persone che abitavano Aicurzio. Uomini che un tempo avevano percorso le stesse vie e pregato in quella stessa cappella. Uomini che hanno voluto difendere i loro discendenti, soldati richiamati in vita dall’intervento divino, dalla prodigiosa volontà del Crocifisso miracoloso. Gli abitanti di Aicurzio, grati, vollero edificare un santuario nel luogo del miracolo, e continuarono nei secoli a venerare il crocifisso.

Il Signore degli eserciti difende la pace

Non è certo la prima volta che la divinità stende la mano e decide le sorti di una battaglia o di una guerra, muovendo un esercito o scendendo in campo in prima persona. Nella mitologia classica è frequente vedere gli dei combattere in prima linea: così nel Quinto Libro dell’Iliade Atena combatte accanto a Diomede che riesce a fare strage di Troiani e a ferire lo stesso Ares. E nella Bibbia è Dio stesso a guidare Giosuè e il suo popolo nell’assalto alle mura di Gerico: «Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé». E ancora in età cristiana sono i Santi a dare una mano per far pendere l’ago della bilancia da una parte sul campo di battaglia. Così San Giacomo nell’844 appare in sella a un cavallo bianco per dare manforte all’esercito asturiano nel respingere i Mori, guadagnandosi l’epiteto di Santiago Matamoros. Ma a Campegorino, in un piccolo e sconosciuto angolo di Brianza, accade qualcosa di diverso: la potenza dell’Altissimo fa alzare i morti dalle tombe non perché si trasformino in giustizieri, perché aiutino un esercito a sconfiggerne un altro, ma per difendere la pace di un fazzoletto di campagna, per mettere in fuga i cavalieri schierati e la loro violenza contro ogni logica umana di profitto e di potere. Dall’oltretomba, nel silenzio e nell’immobilità di una scena solenne e ieratica, arriva un messaggio potente e clamoroso, un messaggio di pace che non vuole vincitori né vinti su questa terra.

Nessuno ha mai pensato di girare un film su questo piccolo episodio: è una storia che non ha il respiro epico del Signore degli Anelli, né gli stilemi horror dell’Armata delle tenebre. Ma è una storia che ha la forza delle leggende, la bellezza di un antico dipinto, di una danza macabra in cui morte e vita si prendono per la mano.



[Fonte Wired.it]