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martedì, Feb 04

Quante persone viaggiano davvero fra Unione Europea e Cina?


Eurostat ha pubblicato il bilancio dei viaggi europei verso la Cina, un dato che torna utile al tempo della psicosi da coronavirus. Mentre gli spostamenti in quell’anno sono stati 1,75 milioni, l’arrivo dei turisti cinesi ha visto un crescente aumento

(foto: Getty Images)

Da quando si parla di coronavirus – e della sua diffusione originata nella regione dell’Hubei in Cina – si cerca di capire la dinamica della diffusione del patogeno in Europa, soprattutto in merito agli spostamenti che avvengono fra le due aree geografiche. Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, ha pubblicato in tal senso dei dati che riguardano i viaggi compiuti da residenti dell’Ue in Cina. Nel 2018, l’anno delle ultime rilevazioni, i residenti dei 27 stati membri hanno effettuato 1,75 milioni di viaggi con questa tratta, facendo di questo paese l’undicesima destinazione più popolare fuori dai confini dell’Ue.

Gli spostamenti Ue-Cina rappresentano soltanto il due per cento del totale dei viaggi compiuti in quell’anno fuori dall’Ue. Va comunque osservato che da un anno all’altro il numero dei movimenti varia molto, fa notare Eurostat. Se, ad esempio, è molto diminuito nel 2017, solo l’anno prima era aumentato di circa il 50 per cento. Quello che invece appare stazionario è il motivo dei viaggi, perlopiù professionali. Solo il 35 per cento del totale ha come ragione vacanze vere e proprie, e il numero si riduce se si parla di visite ad amici o parenti (15 per cento).

(fonte: Eurostat)

Il turismo professionale vede in generale una breve durata del soggiorno: la metà dei viaggi per lavoro non dura più di sette giorni, mentre le visite alle famiglie arrivano anche a un periodo compreso fra le due e le quattro settimane. Nel 2018, fa notare l’analisi, il picco degli spostamenti è avvenuto nei quattro mesi che vanno da febbraio a maggio. Al contempo, marzo e aprile sono stati i mesi con il maggior numero di viaggi, ciascuno con il 14 per cento del totale annuo.

(fonte: Eurostat)

Il tragitto Cina-Ue

Appare interessante osservare anche l’altra tratta, ovvero l’arrivo dei cinesi nell’Unione Europea (fra l’altro il tragitto per il quale sono state intraprese delle misure sanitarie fin da subito dopo la diffusione del virus). In questo caso notiamo che l’Unione Europea si rivela un’importantissima destinazione per i visitatori cinesi, soprattutto a livello turistico. Sempre nel 2018, infatti, si sono registrati quasi 22 milioni di notti trascorse in strutture ricettive, il sette per cento in più del 2017. Il dato va contestualizzato temporalmente: si vedrà così un forte aumento negli ultimi dieci anni che proprio due anni fa ha visto come paesi di destinazione scelti l’Italia al primo posto seguita da Francia, Germania e Spagna.

(fonte: infografica elaborata da Demoskopika)

Proprio per questo, nel 2020, l’emergenza coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa turistica di ben 4,5 miliardi di euro, pari a circa il cinque per cento del prodotto interno lordo del settore. Potrebbero infatti essere poco meno di cinque milioni i turisti che per ridurre i rischi di contagio rinuncerebbero all’Italia come destinazione turistica per la loro vacanza – secondo la stima dell’istituto Demoskopika –generando così una contrazione complessiva di 14,6 milioni di pernottamenti.

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