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martedì, Nov 24

Quanto sarà sicuro il vaccino contro il nuovo coronavirus, una volta approvato?



Da Wired.it :

Ema e Aifa, agenzie del farmaco europea e italiana, hanno standard di approvazione ben definiti e stringenti. Senza sufficienti prove di sicurezza ed efficacia non si passa: ecco perché è importante che i vaccini siano vagliati prima di essere commercializzati e somministrati

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(foto: National Cancer Institute/Unsplash)

Il dibattito mediatico sui vaccini anti Covid-19 a tratti sembra essere diventato un quizzone all’esperto, del tipo “ma lei lo farebbe o no il vaccino?”. Una domanda trabocchetto che di fatto presta sempre il fianco a polemiche, sia con il che con il no. Con da un lato la necessità di concedere alla scienza e alle autorità il giusto tempo per tutte le doverose valutazioni – tempo che, peraltro, è già stato compresso quanto più possibile – e dall’altro il tema di non essere tacciati di affinità con il mondo NoVax o di tendenze complottiste.

Naturalmente, se la risposta alla domanda può essere articolata in più di un monosillabo, la faccenda è piuttosto chiara. Di certo non possiamo accontentarci e cantare vittoria solo sulla base degli annunci mediatici fatti dalle case farmaceutiche nelle ultime settimane. E sul fronte opposto dobbiamo riconoscere alle autorità pubbliche preposte la propria funzione, ossia di fatto fidarci del loro operato. Altrimenti sì che il complottismo avrebbe avuto la meglio.

Dunque la ricetta possibile è una sola: aspettare che le autorità ottengano dalle aziende i dati scientifici relativi agli studi clinici di fase 3, che facciano le loro analisi e valutazioni e giungano al proprio responso. In caso di risposta affermativa, si potrà stare ragionevolmente tranquilli. In caso di risposta negativa, peccato, e avanti il prossimo. Sul fatto che poi questi dati e queste valutazioni debbano essere in qualche modo estese pure alla comunità non c’è dubbio, anche se allo stesso tempo non si può pensare che i cittadini di mezzo mondo si trasformino da allenatori la domenica in previsori del picco epidemico il mercoledì e in valutatori di vaccini il venerdì.

Ma chi sono queste autorità?

Per dirla in una frase, le autorità rilevanti per noi sono l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), rispettivamente con competenza sul territorio italiano e su quello dell’Unione europea. Per essere più precisi, nel caso di vaccini biotecnologici il responso centralizzato da parte dell’Ema è irrinunciabile, mentre in altri casi potrebbe essere sufficiente anche la procedura di un’autorità nazionale.

All’interno dell’Ema, poi, è il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) a occuparsi dell’analisi dei dati scientifici disponibili, mentre il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac) svolge il compito che il suo nome stesso esplicita. A questi, che sono gli organismi standard, si aggiunge poi la Covid-19 Ema pandemic Task Force (Etf), che si concentra per propria costituzione solo sui farmaci per contrastare la pandemia in corso. E a livello italiano, in cascata rispetto al parere europeo, deve arrivare anche l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’Aifa.

Quanto è sicuro un vaccino sicuro

L’analisi di clinical safety è uno degli aspetti cruciali di valutazione da parte delle agenzie di farmacovigilanza. Al di là di quello che viene fatto negli Stati Uniti, per l’Europa sono previsti due criteri principali: il primo è che il vaccino sia stato testato su “molte migliaia” di persone, dove di fatto il limite inferiore è imposto dalle valutazioni di efficacia, che richiedono statistiche molto solide. L’altro criterio è il tempo trascorso dalla somministrazione. In un documento ad hoc preparato per le vaccinazioni anti Covid-19, l’Ema ha spiegato che la grandissima parte delle eventuali reazioni avverse a un vaccino avvengono in generale (sulla base di tutti i vaccini studiati nella storia) entro le prime 4-6 settimane dall’iniezione. Per questo è richiesto che nelle documentazioni sulle sperimentazioni sia riportato il dettaglio clinico di tutti i pazienti inclusi nel trial clinico per un periodo di almeno 6 settimane. Un tempo, peraltro, molto superiore rispetto a quello solitamente indicato per i vaccini dalla stessa Ema, di appena 5-7 giorni.

Nel medesimo documento è anche specificato, però, che i requisiti richiesti per ciascuna formulazione vaccinale possono variare in base alla composizione. Più il vaccino è biologicamente diverso rispetto agli altri già commercializzati e sicuri, più sarà necessario analizzare dati, proprio per escludere effetti indesiderati sconosciuti. Infine, ma non per importanza, il protocollo di approvazione prevede procedure e analisi specifiche per dare il via libera su particolari categorie di persone, fra cui non solo le donne incinte e gli immunodepressi, ma soprattutto (per la pandemia in corso) per gli anziani. Anche se scientificamente è impossibile escludere in modo assoluto che un vaccino possa generare reazioni avverse, soprattutto se di lieve entità, l’autorizzazione al vaccino può arrivare solo se “i benefici superano enormemente i rischi”.

Almeno stando alle uscite mediatiche, sembra che la valutazione dell’efficacia in sé non rappresenti un punto particolarmente delicato dei vaccini già annunciati: per l’Ema è sufficiente che la formulazione vaccinale abbia un’efficacia superiore al 30% (con un grado di sicurezza di questa affermazione di almeno il 95%), mentre come sappiamo in base ai risultati preliminari dichiarati dalle aziende si parla di efficacia al 70%, al 90% o addirittura superiore.

Rolling review e sicurezza

Presto e bene non stanno insieme, dice il proverbio. Tuttavia, bisogna capire che cosa si intenda con presto. La procedura accelerata di revisione continua (rolling review) che è stata attivata per rispondere all’emergenza sanitaria non altera né le fasi né i criteri di analisi, ma serve per fare in modo che gli esperti inizino a valutare i dati non appena sono disponibili, anche parzialmente, in modo da non avere tutto il lavoro da fare nel momento in cui giungono gli ultimi documenti.

L’idea, dunque, non è di allentare le maglie del controllo o di fare una valutazione frettolosa, ma di fatto di parallelizzare le operazioni, vagliando le informazioni scientifiche man mano che arrivano. Una procedura emergenziale e anti-economica (perché richiede una mole di lavoro umano superiore rispetto al solito), ritenuta necessaria in un periodo come quello che stiamo affrontando. Va però ribadito: criteri e passaggi non sono stati modificati rispetto a quanto normalmente avviene.

Efficacia e sicurezza vengono tesate anche dopo l’ok

Nel caso in cui un vaccino anti-Covid riceva l’approvazione e l’autorizzazione al commercio, contestualmente alle campagne vaccinali inizia anche la cosiddetta fase 4 di sperimentazione. Quella in cui si verificano con ancora maggior precisione le caratteristiche del vaccino. Ma attenzione: questo non significa che si sta facendo un esperimento di massa nel senso complottista del termine. Significa, più semplicemente, che più la statistica si amplia e più si è in grado di raffinare le valutazioni quantitative su efficacia e sicurezza del vaccino.

Parlando di sicurezza, nello specifico, come è ovvio tutti quegli eventuali effetti avversi di varia gravità che si manifestano in un paziente su 10, in uno su 100 o in uno su 1.000 emergono già chiaramente nel corso della fase 3, che coinvolge appunto decine di migliaia di volontari. Cosa resta ancora da determinare? Per esempio, se su popolazioni di milioni o decine di milioni di persone si possono manifestare reazioni estremamente rare, magari collegate a specifiche condizioni cliniche.

E poi, in parallelo, restano osservate speciali le persone che hanno preso parte alle prime tre fasi della sperimentazione. Su di loro è importante capire con dettaglio che cosa accade anche su scale di tempo più lunghe, in questo caso soprattutto per una questione di efficacia. Se come già anticipato sappiamo che le reazioni avverse sono in generale concentrate nell’immediato dopo la somministrazione del vaccino, e si esauriscono di fatto in poche settimane, è invece interessante capire se la protezione offerta dal vaccino perdura nel tempo, anche per stabilire con quale frequenza debbano essere somministrati gli eventuali richiami.

Sicurezza e fiducia

Inutile girarci attorno: nel momento in cui una persona accetta di assumere un farmaco è perché sta confidando che il sistema funzioni. Dove con sistema si intende la ricerca scientifica pubblica e privata, con i suoi traguardi raggiunti, il mondo dell’industria farmaceutica, che mette a punto nuove proposte terapeutiche, il metodo scientifico, con la sua capacità di discriminare le evidenze sperimentali dalle semplici ipotesi, la comunità scientifica, dalla quale emerge l’accordo sul significato dei risultati ottenuti, le agenzie di controllo, che certificano efficacia e sicurezza dei trattamenti, e poi di tutta la filiera di produzione, distribuzione e somministrazione dei farmaci.

Se la fiducia in questo sistema non c’è, allora tutta la corsa al vaccino non ha senso di esistere. Se invece c’è, a oggi tutto lascia intendere che l’atteso vaccino contro Covid-19 – una volta approvato dalle agenzie regolatorie e una volta incassato il consenso della comunità scientifica – sia sicuro come tutti gli altri. Per ora, lo sappiamo, né l’autorizzazione al commercio né la conferma della comunità scientifica sono arrivate, quindi tutto quello che si può fare è sospendere l’assenso, e attendere prima che i dati vengano consegnati e poi che Ema, Aifa e comunità scientifica in senso lato si pronuncino.

Come già raccontato, a oggi abbiamo molti annunci che fanno ben sperare e dati preliminari che le aziende farmaceutiche hanno presentato come ottimi. Manca solo un ultimo, ma fondamentale, passo prima di poter dire che abbiamo un vaccino contro il nuovo coronavirus efficace e sicuro. Incrociamo le dita.

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[Fonte Wired.it]