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lunedì, Mag 01

quanto siamo influenzati da quelli di cui non siamo consapevoli? | Wired Italia



Da Wired.it :

Negli ultimi anni si parla molto di parità di genere, e quello di eliminare le disuguaglianze fra uomini e donne nell’ambito dell’istruzione, del lavoro, della salute e della politica è anche uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Se ci pensiamo razionalmente, sembra impossibile che nel ventunesimo secolo gli esseri umani possano ancora cadere nella trappola dei pensieri discriminatori, di qualsiasi tipo essi siano: legati al genere, all’etnia di appartenenza, all’orientamento sessuale. Eppure. Pragya Agarwal, esperta in data science e scienze del comportamento e visiting professor presso la Loughborough University nel Regno Unito, dedica la sua attività di ricerca proprio a questa materia, applicandola soprattutto a questioni come le ineguaglianze e l’ingiustizia sociali. Al tema delle scelte basate su pregiudizi inconsapevoli ha dedicato il suo ultimo libro, “Sway: Unravelling Unconscious Bias”.

Schemi, bias e pregiudizi

Se si tratta di errori che mettono a rischio la nostra sopravvivenza – e quindi potenzialmente quella dell’intera specie – o comunque la nostra integrità fisica, il nostro cervello impara presto a creare le connessioni necessarie affinché evitiamo di ripeterli. La situazione si fa invece più sottile e complessa quando si entra nella sfera psicologica: cosa ci dice ad esempio la scienza di meccanismi come il confirmation bias, che ci spinge a vedere solo le prove a conferma del nostro ragionamento, giusto o sbagliato che sia? Un po’ come le nostre ricerche in internet sono influenzate dalla cosiddetta “bolla dei filtri”, così anche il nostro cervello può cadere in una rete fatta di schemi prefissati e ragionamenti illogici o anche semplicemente obsoleti, divenuti inadeguati nel corso del tempo. Le situazioni intorno a noi, infatti, cambiano rapidamente e noi stessi evolviamo non solo come specie ma anche come singoli individui. Ma, scrive Agarwal in articolo pubblicato su The Conversation, il nostro cervello è in buona sostanza pigro e votato al risparmio energetico: fra creare un nuovo schema a partire dall’acquisizione di nuove informazioni e conoscenze e il metterne in pratica uno “bell’e pronto” opterà per la seconda scelta. Il punto centrale della questione ha probabilmente a che fare con la consapevolezza che abbiamo rispetto a questi schemi.

Cosa ci dice la pancia

La questione riguarda poi in parte quello che chiamiamo istinto, ovvero quel modo di pensare che ci aiuta a prendere delle decisioni in fretta, che a volte si rivelano sensate e altre volte meno. Occhio però a non considerare del tutto inutile questa parte meno razionale del nostro cervello: come scrive sempre su The Conversation Valerie van Mulukom, ricercatrice associata presso il dipartimento di psicologia della Coventry University (Regno Unito), anche l’intuito ci serve e a volte addirittura ci salva, come quando ci troviamo a schivare istintivamente un sasso che ci sta per cadere in testa. In quel caso, se avessimo la pretesa di coinvolgere la nostra parte analitica, probabilmente ci sposteremmo quando è ormai troppo tardi. Analogamente, non possiamo pensare di valutare ogni nostra scelta quotidiana sulla base di ragionamenti logici e analitici, altrimenti spenderemmo buona parte delle nostre giornate a scegliere cosa cucinare, quale vestito indossare, che strada prendere per andare a lavoro. Anche le “decisioni di pancia” ci sono utili e non sempre si rivelano irrazionali, possono infatti essere basate su esperienze pregresse, che non abbiamo bisogno di ri-analizzare ogni volta. “In effettiscrive van Mulukom – i due stili di pensiero sono complementari e possono lavorare in modo concertato: li utilizziamo regolarmente insieme. Anche la più rivoluzionaria ricerca scientifica può iniziare con una conoscenza intuitiva che consente agli scienziati di formulare idee e ipotesi innovative, che in seguito possono essere convalidate attraverso test e analisi rigorosi”. L’integrazione fra i due sistemi, insomma, come quasi sempre accade, è fondamentale.



[Fonte Wired.it]