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sabato, Mar 14

Quello che Einstein in realtà non ha mai detto



Da Wired.it :

Ci piace tanto citare frasi di Albert Einstein che a volte ce le inventiamo. Per il suo compleanno, ecco una selezione dei falsi più noti (e qualche risorsa per verificare la prossima volta…)

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Foto Getty Images

Il 14 marzo 2020 è la prima giornata internazionale della matematica. La scelta della data era obbligata: da decenni in questo giorno si festeggiava già il Pi greco. Il caso vuole che oggi ci sia un altro anniversario scientifico da festeggiare: il compleanno di Albert Einstein, nato il 14 marzo 1879.

Che cosa avrebbe potuto dire Einstein dell’emergenza in cui ci troviamo? Non è poi tanto strano chiederselo, visto che negli articoli, nei social, nei discorsi dei politici si stanno sprecando citazioni più o meno colte (e più o meno vere) che dovrebbero risuonare con l’epidemia e come affrontarla. Magari avrebbe potuto ripetere “la creatività è contagiosa, trasmettila” pensando a come stiamo usando il digitale durante la quarantena. O forse su questo sarebbe stato più cupo e avrebbe ricordato che “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”?

Il problema è che entrambe le citazioni sono false, o meglio: non sono di Einstein. Dubbia anche quella sulla crisi rilanciata da Urbano Cairo, che sicuramente non si trova nel libro indicato. Molti di noi credono di essere vaccinati contro l’epidemia di citazioni improbabili che è stata favorita dai social media. In realtà queste sono più diffuse di quanto pensiamo, e da molto più tempo. E Einstein, che si è espresso su una varietà di argomenti, è una delle vittime più frequenti.

Le api e la fine del mondo

Forse una delle citazione fasulle più note attribuite allo scienziato è

Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita

Sappiamo che le api (selvatiche e non) sono importanti impollinatori, e sappiamo che stanno diminuendo in alcune aree. Difficile di questi tempi resistere alla tentazione di tirare il genio per la giacchetta e provare a lanciare l’allarme. Ma non ci sono prove che il fisico abbia mai espresso un pensiero simile, e non si tratta di un errore recente. Secondo Quote investigator concetti simili relativi all’importanza delle api per la civiltà circolano dal XIX secolo. L’attribuzione errata ad Einstein è del 1941, ma la deadline dei quattro anni appare solo nel 1965.

Lo studente e il professore ateo

Un professore ateo una volta chiese sadicamente ai suoi alunni “Se Dio esiste, da dove viene il male?”. Uno studente gli rispose brillantemente, concludendo logicamente che il male è la semplice assenza di bene, e si verifica quando Dio non è nel cuore degli uomini. Lo studente era Albert Einstein, o almeno lo è nella versione più famosa di questa leggenda metropolitana. Nel 2009 una specie di pubblicità progresso del Governo macedone ricreò la scenetta in un video che è stato poi sottotitolato in varie lingue.

Quello che Einstein pensava della religione è complesso. Non credeva in un Dio personale e aveva scritto parole dure contro le religioni organizzate. Allo stesso tempo come Darwin non si riteneva ateo. Detto questo, non ci sono testimonianze che Einstein abbia mai affrontato un professore ateo in questo modo, e anche senza il suo nome attaccato la storia rimane leggendaria.

Due cose infinite

Un decalogo contro il coronavirus pubblicato sul Sole 24 cominciava così “Einstein diceva che solo due cose, con certezza, sono infinite: l’universo e la stupidità umana”.

Molte volte troviamo anche la chiusa “e non sono sicuro della prima”, ma secondo The Ultimate quotable Einstein (2013) probabilmente non è di Einstein. Dello stesso parere Quote investigator, secondo cui la citazione appare attribuita ad Einstein a partire dai libri dello psicanalista Fritz Perls, che avrebbe parlato con lui. Tuttavia in questi testi la citazione cambia nel tempo, e nella sua prima versione sembra attribuita a un grande astronomo e non esplicitamente ad Einstein (che astronomo non era, ma Perls poteva pensarlo). A questo bisogna aggiungere che le battute sull’infinita stupidità circolavano in forma scritta già un secolo prima. Alexandre Dumas avrebbe detto già nel 1865 che “il genio ha dei limiti, la stupidità no”

Il pesce e l’albero

Un altro duro colpo per gli appassionati di aforismi è la falsa attribuzione della citazione

Tutti siamo dei geni. Ma se giudichi un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi su un albero, vivrà tutta la vita pensando di essere stupido

A volte al posto dell’albero c’è una montagna, ma il senso non cambia: tutti noi abbiamo capacità diverse e bisogna fare attenzione al metro con cui si giudica. In questo caso l’attribuzione ad Einstein è molto recente: compare per la prima volta nel 2004 in un libro di auto aiuto (un genere che usa moltissimo le citazioni, specialmente farlocche). Ma anche in questo caso il concetto dietro esisteva da molto tempo, in particolare nel mondo dell’educazione. Dalla fine dell’800 si erano diffuse delle parabole sull’insegnamento che utilizzavano gli animali. L’allegoria spiegava la difficoltà di insegnare tenendo conto delle diverse capacità e sensibilità (comprese quelle degli insegnanti).

Perché Einstein?

Ci piace molto citare Albert Einstein. Una ragione potrebbe essere che, volendo ricorrere all’ipse dixit, con lui si va sul sicuro. Possiamo essere pieni di sincera ammirazione per questo genio pop anche non sapendo nulla di fisica. Non ci serve nemmeno essere particolarmente interessati alla scienza. Il suo nome lasciato cadere in una conversazione o in un testo non passerà inosservato. Di lui abbiamo moltissime citazioni tratte da lettere, discorsi, interviste, libri. Il testo di riferimento è il già citato The Ultimate quotable Einstein (2013) di Alice Calaprice, dove sono suddivise per argomento trattato: filosofia, educazione, razzismo, pace, vita.

Tanta abbondanza facilita anche la fabbricazione di citazioni, un processo che non si innesca sempre per malafede. Una volta stabilita l’associazione errata con una persona (di solito più famosa dell’estensore originale), la ripetizione fa il resto. Come scrive Calaprice nel libro alcune di queste “Sembrano vere, alcune sono apocrife, e altre ancora sono indubbiamente false, create da chi vuole usare il nome di Einstein per dare credibilità alla sua idea o alla sua causa”.

Ma questo è quello che vogliamo fare tutti, anche quando ci disturbiamo a fare un giro su Quote investigator o Wikiquote per verificarne la paternità. A questo proposito il giornalista e biografo di Einstein Andrew Robinson ha osservato su Aeon:

Ma anche in questo caso, Einstein ha l’ultima parola. In un aforisma autentico per un amico non nominato, ha scritto nel 1930: “per punirmi del mio disprezzo per l’autorità, il Destino ha fatto di me un’autorità”

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[Fonte Wired.it]