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venerdì, Nov 06

Recensione PlayStation 5: parola d’ordine, fluidità



Da Wired.it :

La nuova console Sony va dritta al sodo: farci giocare. E punta su velocità di caricamento, interfaccia intuitiva e un gamepad che è quasi un’estensione delle mani

Uno dice PlayStation 5 e pensa di aver risolto la questione. La verità è che la console di nuova generazione di Sony è stato un oggetto misterioso più di quanto si possa credere. Dopo l’annuncio iniziale, infatti, la casa giapponese ha dispensato col contagocce le informazioni sulla macchina, in particolare sul versante tecnico. È stata brava, tuttavia, a farlo con tempismo chirurgico, pronta a rinfocolare l’hype del pubblico quando ormai, ogni volta, il digiuno informativo stava per stancarlo definitivamente. Sony ci ha fatto penare soprattutto per vedere il design di PlayStation 5, di cui parleremo a breve. Perché è tempo, era ora, di vedere per davvero com’è la quinta console da salotto di Sony.

Due versioni

PlayStation 5 esce il 12 novembre in due edizioni. Sono sostanzialmente identiche: una, la versione Standard, è dotata di lettore ottico per supporti fisici e costa 499 euro; l’altra, Digital Edition, è digitale, cioè senza lettore, e costa 399 euro.

Tecnicamente Sony punta su un’architettura al passo coi tempi, ma senza spingere l’acceleratore per contenere i costi e non stravolgere la filiera produttiva, garantendo un buon approvvigionamento della macchina (è da vedere se il sold out al lancio, di cui si parla tanto, sia una scelta calcolata o meno). A questo impianto, tuttavia, la casa giapponese ha deciso di aggiungere tre soluzioni hardware che rendono PlayStation 5 unica. Nel frattempo, le caratteristiche di base: innanzitutto, un processore Zen 2 di AMD con 8 core e una frequenza a 3,5 GHz. A questo si affianca una GPU, cioè un processore grafico, RDNA 2, sempre di AMD, a 2,23 GHz. La RAM consiste in 16 GB GDDR6 con banda a 448 GB al secondo. E poi c’è il disco fisso.

Il segreto è nel disco fisso

Ecco, qui troviamo la prima, vera, caratteristica innovativa di PlayStation 5: il disco fisso. Sony ci ha investito moltissimo e Mark Cerny, a capo del team di sviluppo della console, si è sempre speso per farne capire l’importanza nell’economia delle prestazioni. Sono di pochi giorni fa alcune sue dichiarazioni, per esempio, dove spiega che questo specifico SSD, sviluppato ad hoc da Sony, ha implicazioni reali nel design dei giochi e permette di avere un passaggio fluido, senza interruzioni o caricamenti, da ambienti anche molto diversi dei livelli. Il merito è dell’architettura speciale del disco, che lo stesso Cerny provò a spiegare al pubblico generalista qualche mese fa, nel corso di una conferenza che pochi, in realtà, riuscirono ad apprezzare proprio per via dell’alto livello tecnico sostenuto. Più prosaicamente, il disco fisso SSD di PlayStation 5, che ha capienza di 825 GB, è in grado di caricare 2 Gigabyte di dati in un quarto di secondo, laddove un tradizionale disco fisso, come quello di PlayStation 4, carica un singolo Gigabyte in 20 secondi.

L’audio è davvero rivoluzionario

La seconda innovazione apportata da PlayStation 5 è relativa all’audio. Spesso e volentieri messo in secondo piano al cospetto delle caratteristiche grafiche, nel caso della console Sony andrebbe messo in prima fila. Il segreto sta nella tecnologia Tempest Engine, che, in soldoni, consiste nella rielaborazione di una GPU AMD per servire gli aspetti audio e offrire un suono davvero posizionale, e finalmente funzionale al gameplay. E poi c’è il controller, la terza rivoluzione di PlayStation 5, che merita un capitolo a parte e di cui parleremo a breve.

Un design divisivo

Sulla forma di PlayStation 5 si è detto di tutto e di più. Ci sono anche moltissime analisi sul suo design che, di fatto, evidenziano come la morfologia della macchina Sony non abbia un senso funzionale e sia il risultato solo di scelte estetiche discutibili. Tuttavia, si tratta di valutazioni basate su foto e video. Vedere PlayStation 5, dal vivo, muove due considerazioni. La prima è per le dimensioni: è enorme. L’edizione standard tocca quota 39 x 26 x 10,4 cm, mentre quella Digital è larga un centimetro in meno. Si tratta della console più grande, nel senso letterale, mai sviluppata. La seconda: il design può piacere come no, ma dal vivo da una sensazione di solidità che nessuna foto poteva restituire. I materiali, plastici, sono di grande qualità e nei prossimi mesi assisteremo a un’invasione di cover che potranno sconvolgere l’aspetto iniziale.

Quindi ok, il design potrebbe non piacere (a noi piace molto e dà il giusto senso di fluidità che la console vuole esprimere tecnicamente), ma ci sarà poi modo di personalizzarla come meglio ci pare. Qualcuno ha mosso diverse critiche, poi, al disorientamento che l’utente prova per la disposizione dei vari pulsanti, ma anche qui la presa in diretta smentisce la sensazione. Viene naturale pigiare quel pulsante per accenderla, come viene naturale pigiare l’altro per espellere un disco. A volte le critiche tendono a essere ingiuste e pretestuose. Per il resto, nella parte fronte una porta usb classica accompagnata da una Type-C, mentre sul retro altre due porte usb, la presa hdmi 2.1, quella per un cavo di rete e quella di alimentazione.

Installazione rapida e indolore

PlayStation 5 si fa forte del suo disco fisso per garantire una sensazione di velocità e fluidità, dicevamo, ma la sensazione è che Sony abbia voluto offrire questa esperienza a tutto tondo. Insomma, se Microsoft, con Xbox, tende quasi a unire mondo console e mondo pc, Sony invece punta nella direzione opposta, evidenziando che l’esperienza console è completamente diversa (ed è chiaro, visto che Microsoft produce anche Windows). Lo si capisce fin dall’installazione: si collegano i cavi, si imposta la connessione wi-fi, il tempo di un veloce aggiornamento a console e dispositivo e si è pronti subito a… giocare.

PlayStation 5, infatti, include un gioco Astro’s Playroom. All’apparenza potrebbe sembrare una “demo”, ma in realtà è un vero e proprio platform, in pieno stile Sony, nella sua accezione più giapponese, che dapprima mostra le potenzialità di DualSense, il gamepad della console, e poi apre all’avventura vera e propria. E si tratta di un’avventura molto divertente e dalla tecnica grafica gradevole.

Più di tutto, si diceva, mostra il DualSense in nel suo massimo splendore. Il gamepad di PlayStation 5, oltre a sfoggiare un design molto diverso rispetto ai precedenti, con l’utilizzo di quel mix nero e bianco che divide i fan, integra un sistema di vibrazione che è difficile da descrivere. Di fatto, la vibrazione “scorre” su tutta l’impugnatura, con una gamma di intensità che trasforma il gamepad in un’estensione delle mani. In questo modo ogni feedback tattile dà davvero l’impressione di spingere, sferrare o subire un colpo, afferrare un oggetto o tirare una fune, saltare più o meno in alto. Il tutto potenziato dal feedback audio dato dallo speaker integrato nel controller, che ha dalla sua anche l’utilizzo di plastiche di grande qualità e molto “calde”. Il tocco finale arriva dai due trigger (L2 e R2, per intenderci) “adattativi”, che variano la risposta alla pressione a seconda dell’enfasi dell’azione, in base alle scelte dei game designer.

Un’interfaccia molto diversa

La dashboard, cioè l’interfaccia principale della console, è molto cambiata rispetto al passato e più che svilupparsi in orizzontale sceglie la direzione verticale, basata su livelli, per disporre menu e applicazioni. A chi proviene da PlayStation 4 serve qualche minuto per orientarsi, ma una volta passati al nuovo concetto ci si chiede perché le cose non siano state sempre così. Non è questione di tipologia di voci o di applicazioni presenti, ma proprio di esperienza: si passa da un livello all’altro andando su e giù e trovando le funzioni e i giochi utilizzati di recente, e al limite, se necessari, ci si sposta sull’asse orizzontale per passare ad altri menu e opzioni. Tutto in modo fluido (eh sì, sempre questa parola) senza alcun rallentamento, nella piena tradizione Sony che, da sempre, propone interfacce essenziali, gradevoli il giusto ma senza eccessi, il cui unico scopo sia portarti alla partita nel più breve tempo possibile. Tanto che parecchie opzioni, come la Game Base, una sorta di stanza virtuale dove organizzare match di gruppo, appaiono quasi ridondanti.

La prova dei fatti

Se PlayStation 5 punta quindi a farci giocare, è giusto giocare. Lo abbiamo fatto con Astro’s Playroom, ma soprattutto con Marvel’s Spider-Man Miles Morales, una sorta di estensione all’originale Marvel’s Spider-Man di Insomniac Games che, nella versione nativa PlayStation 5, sfrutta la potenza della nuova macchina. Magari ne parleremo in un’apposita recensione ma quel che va detto subito è che, giocabilità a parte, ereditata dal predecessore, si tratta del miglior titolo per vedere cosa PlayStation 5 può fare grazie alla gestione del ray-tracing e, soprattutto, ai veloci caricamenti possibili proprio con questo disco SSD. Uno spettacolo per gli occhi, a patto di disporre del televisore o del display giusto per godersi la risoluzione massima supportata dalla console, che arriva a 4K a 120 Hz.

Retrocompatibilità

Si è molto discusso di questo aspetto come sempre è successo da PlayStation 2 in poi, all’uscita di ogni nuova console Sony. In questo caso, tuttavia, la casa giapponese ha davvero fatto i compiti per casa. Sebbene non vi siano cifre ufficiali, si stima una compatibilità di oltre il 95% per i titoli PlayStation 4, tanto che conviene elencare i titoli non compatibili. Diverso il discorso se si pretende che un vecchio gioco PS4 vada meglio su PlayStation 5 o benefici di qualche miglioramento. Si tratta di scelte che stanno alla bontà di ogni sviluppatore. Per rimanere in casa Sony, per dire, mentre Days Gone grazie alla semplice installazione sulla nuova console tocca i 60 fotogrammi al secondo, Bloodborne non offre alcuna miglioria. Ma ragazzi, la retrocompatibilità c’è, olè.

Ci sono difetti?

La perfezione non è cosa di questo mondo e sebbene PlayStation 5 ci si avvicini, qualche difettuccio lo mostra. In particolare uno: lo spazio a disposizione, su disco, tolto quello occupato dal sistema operativo, è poco più di 650 Gb, che si riempiono in fretta con meno di una decina di titoli installati solo per via digitale. Ovviamente di più se si usano titoli su supporto fisico, ma in quel caso serve necessariamente la versione Standard della console.

Pochissimi i titoli di lancio in esclusiva (Marvel’s Spider-Man Miles Morales, appunto, accompagnato da Demon’s Souls e Godfall). Poi ci sarebbe da parlare delle dimensioni un po’ troppo abbondanti e di qualche orpello dell’interfaccia da aggiustare, ma si tratta tutto sommato di quisquilie che non inficiano in alcun modo quello che è il focus della console: farci giocare.

Ci sarà tempo e modo di capire chi vincerà nella lotta alla nuova generazione di console, tra Xbox Series X e PlayStation 5, ma quel che è chiaro, già ora, è quanto Sony abbia lavorato ponendo i giochi al centro della scena, sebbene esista un corollario di app e tecnologie che abbracciano tutto il comparto audio-video domestico. Non a caso, la console è molto silenziosa e non si surriscalda nemmeno sotto tortura, e forse è in questo versante che trovano giustificazione alcune scelte di design. Ecco, se c’è una cosa da chiarire, è come PlayStation 5, dal vivo, con una prova pratica, si dimostri una macchina totalmente diversa da quella che le notizie dei mesi scorsi ci avevano dipinto. Un po’ per colpa proprio di Sony, un po’ meno puntuale ed efficiente del solito sul piano marketing, un bel po’ per colpa di chi si dimentica che, alla fine, una console si prova gamepad in mano e non in foto. E nel caso di PlayStation 5 è una grande fortuna.

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[Fonte Wired.it]