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martedì, Mag 02

Reddito di cittadinanza, i sussidi che lo sostituiscono | Wired Italia



Da Wired.it :

A fine 2023 l’Italia dirà addio al reddito di cittadinanza. Nel decreto lavoro approvato nel corso del consiglio dei ministri dello scorso 1 maggio, il governo ha infatti ufficialmente introdotto nuove misure di contrasto alla povertà al posto del reddito di cittadinanza, confermando le indiscrezioni delle ultime settimane sugli strumenti di garanzia per l’inclusione lavorativa (Gil) e di garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal).

I nuovi strumenti:

  1. Un sostegno per l’inclusione
  2. Incentivi alle aziende
  3. Un contributo per l’inserimento
  4. Lavoro agli under 30

Un sostegno per l’inclusione

La prima misura, in particolare, consiste in un’integrazione al reddito dedicata ai nuclei familiari che comprendono una persona con disabilità, un minorenne o un ultrasessantenne. Per ottenerlo, tali nuclei devono essere in possesso di determinati requisiti, relativi alla cittadinanza o all’autorizzazione al soggiorno del richiedente, alla durata della residenza in Italia e alle condizioni economiche.

Sarà l’Inps a erogare attraverso uno strumento di pagamento elettronico il sostegno mensile, non inferiore a 480 euro esenti da Irpef, per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, rinnovabili potenzialmente per altri 12 mesi. Il nucleo beneficiario dovrà impegnarsi, sottoscrivendo un patto di attivazione digitale, a presentarsi con cadenza trimestrale presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego, per aggiornare la propria posizione.

I soggetti di un’età compresa tra i 18 e i 59 anni che non rientrano nelle categorie “fragili” sono definiti dal decreto “occupabili”. Per loro è prevista la decadenza dal beneficio nel caso di rifiuto di un’offerta di lavoro a tempo pieno o parziale, non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno  e con una retribuzione non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi. A livello geografico, tale offerta può essere relativa a un lavoro su tutto il territorio nazionale se a tempo indeterminato, in un luogo distante non più di 80 chilometri dal proprio domicilio se a tempo determinato, anche in somministrazione.

Incentivi alle aziende

Il governo ha inoltre introdotto un incentivo sotto forma di un esonero contributivo previdenziale e a determinate condizioni per i datori di lavoro privati che dovessero assumere i beneficiari della misura. Anche ai patronati, alle associazioni senza fini di lucro e agli altri enti di mediazione sarà riconosciuto, per ogni persona con disabilità assunta a seguito dell’attività da loro svolta, un contributo compreso tra il 60 e l’80% di quello riconosciuto ai datori di lavoro.

Un contributo per l’inserimento

Per quanto riguarda i soggetti tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta e parte di nuclei familiari che non percepiranno il primo sostegno, nonché quelli che ne fanno parte ma non sono calcolati nella scala di equivalenza, l’esecutivo ha introdotto un contributo diverso. L’obiettivo di quest’ultimo è quello di sostenere il percorso di inserimento lavorativo, anche attraverso la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive.



[Fonte Wired.it]