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Referendum 2025, come voteranno (o non voteranno) i partiti l’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza

da | Mag 16, 2025 | Tecnologia


I referendum si avvicinano. L’8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti, quattro dei quali riguardano il lavoro e uno la cittadinanza. La data coincide con il secondo turno delle elezioni amministrative, ma al momento il raggiungimento del quorum (50% più uno degli aventi diritto) sembra impresa ardua a causa dell’altissima percentuale di astensionismo che ormai caratterizza ogni tornata elettorale e alla posizione dei partiti dell’attuale maggioranza, che puntano proprio su questo fattore per impedire che oltre un milione di ragazzi già italiani di fatto possano ottenere la cittadinanza con tempi dimezzati.

Le destre chiedono di disertare le urne per affossare il referendum sulla cittadinanza

Quella contro la cittadinanza dei figli dei cittadini stranieri è una storica battaglia delle destre, che hanno spesso equiparato i giovani e i giovanissimi che sono nati in Italia (o ci hanno vissuto da quando erano bambini) ai migranti senza regolare permesso di soggiorno. In realtà parliamo dei figli di cittadini immigrati che vivono stabilmente nel nostro paese e pagano le tasse esattamente come tutti gli altri, ragazze e ragazzi che stanno crescendo in Italia, studiano nelle scuole e nelle università, ma subiscono quotidianamente limitazioni e discriminazioni perché per lo Stato italiano risultano cittadini stranieri. Con il referendum si abbasserebbe da 10 a 5 anni il periodo di residenza obbligatoria in Italia necessario per chiedere la cittadinanza.

Riccardo Magi con alcuni attivisti in una manifestazione a sostegno del referendum di cittadinanza

La cappa di silenzio e l’invito all’astensionismo sono le armi spuntate di una politica debole, che neanche si ricorda che già nel 1912 si riconosceva la cittadinanza dopo cinque anni di residenza nel Paese

Gli altri quattro quesiti referendari riguardano il lavoro e sono stati depositati dalla Cgil. Due di questi puntano a cancellare di fatto il Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro varata dal governo guidato da Matteo Renzi, reintroducendo una serie di tutele a favore dei lavoratori.

I quesiti del referendum 2025 che puntano a mandare in soffitta il Jobs Act

Il primo riguarda i licenziamenti illegittimi e ripristina l’obbligo, da parte del datore di lavoro che perde la causa con il dipendente, di reintegrarlo in azienda. Con la riforma voluta dall’attuale leader di Italia Viva, che di fatto ha abolito l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il datore ha la possibilità di riconoscere una semplice compensazione economica al lavoratore ingiustamente licenziato. Il secondo quesito regola i licenziamenti nelle aziende con meno di 15 dipendenti e toglie il limite massimo di sei mensilità riconosciute al lavoratore licenziato, rimandando la decisione al giudice.

Campagna di lancio per il referendum di cittadinanza dell'8 e 9 giugno a Roma

In vista del referendum dell’8 e 9 giugno, l’attivista Pegah Moshir Pour racconta le difficoltà e gli ostacoli che tante persone che vivono in Italia da anni incontrano per ottenere la cittadinanza

Nel terzo quesito, che richiama a un altro articolo del Jobs Act, chiede di eliminare quelle norme che permettono di stipulare contratti a termine senza casuale. Il quarto quesito sul lavoro, infine, riguarda la sicurezza. Se alle urne dovesse prevalere il “sì”, il committente sarà responsabile in caso di infortunio subito da un dipendente delle imprese appaltatrici e subappaltatrici.

La maggioranza compatta indica l’astensione, le opposizioni si dividono

Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega invitano dunque i loro elettori a disertare le urne: per il partito della premier Giorgia Meloni ha preso posizione persino la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che durante una manifestazione pubblica ha detto che farà propaganda “perché la gente resti a casa”, una presa di posizione che ha attirato dure critiche da parte delle minoranze perché non è mai accaduto che un’alta carica istituzionale invitasse i cittadini a non andare a votare.

Il vicepremier leghista e ministro di Trasporti, Matteo Salvini, ha detto che l’8 e il 9 giugno andrà al mare con la famiglia e il collega di Forza Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha dato indicazione per il non voto. Unico partito della maggioranza a non chiedere di disertare le urne è Noi Moderati, che ha chiesto ai suoi elettori (che oscillano tra l’1 e l’1,5%) di ritirare le schede e votare cinque “no”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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