Seleziona una pagina


Il rapporto tra esseri umani e intelligenza artificiale è complesso. L’AI viene utilizzata in modi molto diversi: per aumentare la produttività in ambito lavorativo, per effettuare ricerche in modo più efficiente, scrivere e-mail impeccabili, fino ad arrivare a vere e proprie relazioni sentimentali con “fidanzati virtuali”.

C’è chi apprezza la comodità e l’utilità pratica dell’AI nella vita quotidiana. Altri ne temono l’avanzata e preferiscono rapporti più autentici. In alcuni casi l’intelligenza artificiale ha addirittura sostituito in parte il rapporto umano, come nel caso di giovani che si confidano con i chatbot anziché con gli psicologi. Un fenomeno controverso ma in continua crescita, che pone interrogativi profondi sul ruolo dell’AI nella nostra società.

Sherry Turkle, psicosociologa del MIT, studia da decenni l’impatto delle macchine sul nostro comportamento. Si è interessata ai computer negli anni ’80, ai Tamagotchi e ai Furby dopo il 1990, e ora alle famose “fidanzate AI“, come vengono comunemente chiamate. Dopo aver intervistato centinaia di persone che parlano con i chatbot, spiega che queste relazioni non sono prive di rischi.

Stabilire una relazione intima con un’AI non è esente da conseguenze

La ricercatrice porta l’esempio di un uomo sposato la cui relazione è piuttosto stabile. Egli spiega che nel corso degli anni l’attenzione della moglie si è spostata sui figli. Sentendosi trascurato, inizia a chattare con un chatbot ed esprime i suoi dubbi, le sue paure e i suoi pensieri. Come è programmata a fare, la fidanzata AI asseconda sempre il marito. Gli mostra anche un (finto) interesse per il sesso, cosa che la moglie non fa più. L’uomo si sente apprezzato e apprezza il fatto di potersi confidare con lei senza temere il suo giudizio, senza paura di apparire vulnerabile.

Il problema è che quando cerchiamo relazioni senza vulnerabilità, dimentichiamo che è dalla vulnerabilità che nasce l’empatia“, spiega Sherry Turkle. La chiama “finta empatia, perché la macchina non entra in empatia con voi. Non si preoccupa veramente di voi“. L’intelligenza artificiale “offre l’illusione di un’intimità senza pretese“, che a sua volta può “dare l’impressione che le relazioni umane siano troppo stressanti” e che quindi non valga la pena di impegnarsi.

Relazioni con i chatbot AI, si rischia di aumentare l’isolamento

Va precisato che l’intelligenza artificiale può avere effetti positivi sulla salute mentale delle persone. I chatbot terapeutici, ad esempio, potrebbero rendere più accessibili supporto e cura, abbattendo le barriere legate ai costi. Gli assistenti personali possono ricordare alle persone di prendere le medicine o aiutarle a smettere di fumare. Uno studio su Nature ha anche rilevato che l’uso prolungato di chatbot come Replika può ridurre i pensieri suicidi in alcuni soggetti (3% del campione).

Tuttavia, per quanto i chatbot AI possano avere dei risvolti positivi, altre ricerche dimostrano che i compagni AI non fanno altro che accentuare la solitudine. Il consiglio della psicosociologa è fondamentalmente molto logico: “Non affezionarsi a tal punto da non riuscire a dire: ‘Sai cosa? Questo è un programma. Non c’è nessuno a casa“.



Fonte